pecora

喜羊羊与灰太狼 (Xǐ Yángyang yǔ Huī Tài Láng) “Pleasant Sheep and Big Big Wolf” è un cartone animato per bambini che viene trasmesso alla TV cinese.

La pecora

La trasmissione è di enorme successo, e il merchandising che ne consegue mi ricorda con orrore il battage pubblicitario delle olimpiadi del 2008, descrivibile con una sola parola: PERVASIVO.
Personalmente mi spiego la situazione considerando il fatto che questo cartone secondo me è il primo di una certa qualità prodotto interamente in Cina.
C’erano certo stati tentativi di creare personaggi di successo, ma i risultati sono stati molto dubbi; cito a memoria 蓝猫 (Lán Māo) “Gatto blu”, 猪猪侠 (Zhūzhū Xiá) “Porcellino eroe”.
Il gatto

Il gatto è stato creato nel 1999 e ha rifiutato ostinatamente di scomparire secondo me solo perché non c’era in giro niente di meglio.
Il maiale

Il maiale è del 2006, realizzato con computer graphic.
Segue poi una serie infinita di rivisitazioni dello 西游记 (Xīyóu Jì) “Journey to the West”, nonché avventure di 猪八戒 (Zhūbājiè), e tanti altri tutti fatti con lo stesso stampino.
Dall’alto del mio piedistallo di ex otaku orgoglioso del mio passato a base di cartoni giapponesi, posso dire che i cartoni cinesi finora sono caratterizzati da l’animazione orrenda, storie ripetitive, personaggi piatti e così via.
Fino all’arrivo della pecora: quando nel futuro gli esperti discuteranno della storia del cartone animato cinese, saranno tutti concordi nell’affermare che la pecora è stata una svolta.
L’animazione è “tipo flash” ma fluida, le trame sono molto semplici e autoconclusive ma le gag sono divertenti, e più di tutto, i personaggi sono simpatici.
Insomma 10+, speriamo di vedere ancora dei risultati del genere.
Curiosità: nell’universo Disney non esiste il matrimonio: solo fidanzati, zii e nipoti.
Il lupo invece è sposato, la moglie si chiama 红太狼 (Hóng Tài láng) “Red Wolf”.
Sarà perché la famiglia è così importante nella cultura cinese?

El pueblo unido jamás será vencido

Nuntio vobis gaudium magnum, habemus un lettore in più e quindi siamo saliti a quota 4, ho già le vertigini!
Il nuovo lettore mi scrive, si complimenta, cita un post ed elegantemente mi chiede di fare pubblicità gratis al loro sito.
Avrei potuto rispondere privatamente ma, o poffarbacco, il sito è mio, pago lo hosting con sonanti talleri ed utilizzo il mio proprio tempo per rimpolparlo di contenuti che nessuno legge, ma almeno ho il diritto di scriverci quello che mi pare!
Non me ne voglia la gentile signorina (o il distinto signore che si cela sotto le sue spoglie), ma la menzione a “gratis” e a “talleri” dovrebbe avere già fatto perlomeno intuire l’esito finale della faccenda.
Ebbene no, non ho intenzione di soddisfare la vostra peraltro gentile e lusinghiera richiesta.
Non mi unirò al perverso gioco del “io linko te, tu linki me” esattamente come mi sono sempre rifiutato di unirmi alle folte schiere di coloro che sborsano moneta per poter portare indosso pubblicità ad uno stilista, o girare con un sacchetto di plastica con su il nome di un supermercato, o similia.
Evviva evviva, il mio blog è libero come un uccellino, anche se il numero di lettori dopo questo post ripiomberà alla solita quota di tre!

popolazione

C’è chi dice che la legge del 独生子女 (dúshēng zǐnǚ) “figlio unico” abbia ormai i giorni contati.
C’è un articolo del China daily, titolato 上海鼓励符合条件夫妻生二胎 (Shànghǎi gǔlì fúhé tiáojiàn fūqī shēng èrtāi) “La città di Shanghai incoraggia le coppie rispondenti ai requisiti ad avere un secondo figlio”; il titolo continua con 应对老龄化趋势 (yìngduì lǎolínghuà qūshì) “in risposta alla tendenza dell’età”, più liberamente traducibile con “Contro l’invecchiamento della società”.
Quali sono questi requisiti?
In base all’articolo, il direttore della 计生委 (jìshēngwěi) “commissione di pianificazione famigliare” di Shanghai incoraggia entusiasticamente le coppie nelle quali papà e mamma sono a loro volta figli unici ad avere un secondo figlio.
Seguono alcune interessanti (bleargh) statistiche e poi: 根据预测,到2010年上海常住人口将达到1950万以上,到2020年将达到2300万以上 “In base alle previsioni, nel 2010 Shanghai avrà più di 19.5 milioni di abitanti ufficiali, nel 2020 più di 23 milioni”.
VENTITRÈ MILIONI in una città? L’intera Australia ha meno persone! I Paesi Bassi ammontano a soli 16 milioni! In Grecia ci sono solo 11 milioni di persone!
Proseguiamo con le belle notizie: 人口密度高 (rénkǒu mìdù gāo) “alta densità di popolazione”, infatti la parte centrale della città, un solo decimo dell’area totale, ospiterà quasi dieci milioni di persone, con una densità di quasi 10mila persone per chilometro quadro, sorpassando Tokyo, Parigi e Londra.
Wikipedia però dice che la densità a Parigi è di 25360/km², ma sappiamo che non è molto affidabile…
Per finire, il livello di istruzione medio degli abitanti di Shanghai non è molto elevato.
Un bel quadretto!
Concludo con la personale osservazione del fatto che oltre alla popolazione ufficiale c’è anche quella non ufficiale, che in media ammonta circa al 30%.
Lascio ai miei (3) lettori la matematica.

karaoke

Riflettevo recentemente che una piacevole conseguenza del fatto di avere un bimbo piccolo è che da qualche tempo non vengo costretto ad andare al karaoke.
Chiamato anche KTV, è in assoluto la forma di divertimento più apprezzata in Cina.
La parola deriva dal giapponese 空オーケストラ, abbreviato in 空オケ, dove 空(から) significa “vuoto, niente” e invece オケ(oke) è l’abbreviazione di オーケストラ, “orchestra”.
In Cina il termine è stato elegantemente semi-traslitterato in 卡拉OK (kǎ lā OK), dove i primi due caratteri 卡 (kǎ) “bloccare; card, badge” e 拉 (lā) “tirare” sono utilizzati solo per il valore fonetico, mentre “OK” è proprio “OK, tutto bene”.
Per fare prima, dicono anche “KTV”.
Ce ne sono anche nei posti più sperduti, e le grandi città ne pullulano letteralmente.
Qui dove sto io ce n’è uno enorme: un intero palazzo arredato con uno sfarzo rococò, popolato da legioni di signorine sorridenti, un labirinto di stanzette intricato al punto tale che il pericolo maggiore è uscire dal proprio bugigattolo e perdere la strada per ritornarvici.
Cosa si fa al karaoke? Si viene condotti alla propria stanzetta, tipicamente arredata in colore nero.
Ci sono dei divani e una televisione collegata ad un lettore DVD, un impianto stereo e un microfono.
Parte la musica (a volume da concerto dei Rolling Stones in spiaggia) e si deve cantare la canzone leggendo le parole (in cinese) che scorrono sullo schermo.
Chiaramente questa è solo la scusa per urlare e sghignazzare forsennatamente tutti assieme, fumare come ciminiere e ubriacarsi fino a stramazzare a terra.
Ci sono poi altri dettagli tipo vassoi di frutta, stuzzichini vari.
A nulla è valso dire a tutti che la cosa che più odio in Cina è il karaoke. Ad un certo punto pensavo di farmi stampare una maglietta con scritto “No, ti prego, il karaoke NO!”
Poi invece ho pensato che ogni volta che dico una cosa del genere, i cinesi mi guardano stupiti e mi chiedono: “Ma voi italiani alla sera che fate?”
Per evitare questa ed altre imbarazzanti domande, c’è stato un periodo durante il quale preferivo addurre fantozziane scuse tipo “Mi devo alzare presto… mi danno fastidio i suoni forti… non sono abituato a bere…” ma i cinesi aspettano solo quello!
Non c’è niente di più divertente che prendere per i fondelli un poveraccio che non conosce nemmeno una canzone, si ubriaca subito ed è evidentemente infastidito da tutto quanto.
Roba da raccontare a colleghi e amici per settimane: “Di, ma lo sai che lo straniero che abbiamo portato al karaoke ha vomitato? Ha ha ha ha ha (risata satanica)!”
Adesso invece sono in una botte di ferro: “Mi spiace ma devo tornare a casa, ho il bambino piccolo che non sta bene.”
Ai cinesi generalmente piacciono molto i bambini, e hanno un senso della famiglia molto sviluppato; una scusa del genere fa addirittura GUADAGNARE faccia, e si ha anche la piacevole sensazione di averli fott battuti con le loro stesse armi.
Ha ha ha ha ha!

Grigino

Sabato siamo andati a montare la targa alla macchina nuova.
Premetto che qui puoi avere la targa personalizzata ma devi aspettare 2 settimane in più del normale.
Noi tutti gasati avevamo colto la palla al balzo e avevamo chiesto una targa che iniziava con “VA”, dalle lettere del nome del primogenito.
Al momento fatidico ricevo in mano le due targhe e leggo con orrore “UA”.
Ma come? Oh omino cinese che conosci a menadito diecimila caratteri, nel tuo claudicante cervello non c’è posto per 26 misere lettere dell’alfabeto? Proprio non ci sta la differenza tra la V e la U? Oppure sei un antico romano travestito?
Certo che si sarebbe potuto cambiare, ma bisognava passare attraverso una ordalia burocratica senza pari, e quindi ho preferito lasciar perdere e tenermi “UA”.
Secondo atto: andiamo ad installare la pellicola antisfondamento sui vetri.
Arrivo al negozio, mi fanno vedere il catalogo con una decina di sfumature di grigio e mi chiedono: “Che colore vuoi?”
Io con tutta l’ingenuità di questo mondo me ne esco con “Tutto trasparente.”
Segue uno guardo scimmiesco della commessa, che dopo qualche secondo si ripiglia e dice: “Non si può. Trasparente si può mettere solo davanti, ma ai lati e dietro lo devi mettere scuro.”
Io: “Come non si può? Vetro è vetro, se lo puoi mettere sul vetro davanti allora lo devi poter mettere anche su tutti gli altri vetri.”
Attimo di silenzio imbarazzato, al che arriva un altro tizio che emana la sua perla di millenaria saggezza cinese: “Tutto trasparente non è bello da vedere.”
Forse tutti e due si aspettavano che a questo punto avrei mostrato un sorriso rilassato e avrei detto: “Sì, avete ragione, non è bello da vedere.”
Invece ho dovuto usare i miei superpoteri di “pazienzaman”, e invece di saltargli alla gola lo fisso nelle palle degli occhi e gli dico: “Di chi è la macchina? È mia. Decido IO come mi piace. Lo voglio tutto trasparente.”
E dico in italiano a mia moglie: “Scommetto quello che vuoi che trasparente costa di più”.
La commessa quindi chiama al telefono il responsabile della baracca.
Dopo un po’ questo arriva e nuovamente ci fa vedere il catalogo con i colori consigliandomi il grigino.
Io dico: “Non mi interessa! Il concessionario ha detto ‘gratis’, non ha detto ‘gratis ma di colori diversi’. Lo voglio trasparente punto e basta.”
Visto che dimostravo una esecrabile cocciutaggine occidentale, alla fine la scomoda verità è venuta a galla: la pellicola trasparente costa di più di quella grigia, quindi per un trattamento gratuito (cioè pagato dal concessionario a prezzo fisso) il negozio ci avrebbe perso.
Proposta del negoziante: lo faccio tutto trasparente ma mi date 600 RMB in più.
Proposta mia: “Metti la pellicola trasparente davanti, e la pellicola grigia me la dai in mano senza attaccarla”. A quel punto stavo schizzando bile, volevo vedere fino a che punto sarebbe durata la commedia.
Cioè, va bene tutto, non è che sono contrario al vetro scuro per motivi religiosi o altro, ma io dico, non potevano dirlo subito invece di fare tanti giri?
“Guarda mi spiace tanto ma la pellicola trasparente costa di più e siccome il trattamento fa parte di un package fisso, non possiamo metterti solo quella.” Che ci voleva?
In fondo da queste parti il sole è feroce, e con un bambino a bordo è effettivamente meglio mettere il grigio ai lati.
Alla fine ho messo il grigio chiaro… e ho passato un altro pomeriggio “interessante”.

traffico

Bene, un mesetto fa ho fatto la patente cinese e mi sono comperato una macchina.
È giunta ormai l’ora di esprimere le mie prime impressioni sul traffico cinese.
Cercherò di essere schematico.


strada cinese


La prima regola (o principio generale, è lo stesso) è che le regole del traffico esistono, ma sono per così dire degli “amichevoli consigli”. Tutti sappiamo che la vita reale è molto complicata per cui non è possibile stilare un sistema di regole che comprenda tutti i casi possibili, per cui ognuno deve fare del suo meglio ed improvvisare al momento.
La seconda regola è che ognuno fa finta che tutti gli altri non esistano, a meno che ci sia il pericolo di danneggiare il proprio veicolo. A quel punto si simula indifferenza e si fa una manovra evasiva facendo finta che quello fosse il proprio intento dall’inizio. Esempio: sto andando tranquillo per la mia strada. Improvvisamente arriva uno contromano. Se nessuno dei due si sposta, faremo un frontale. Allora in base alla seconda regola, potrei mettere la freccia a destra e fermarmi a chiedere un’informazione ad un passante aspettando che l’altro pazzo continui i suoi propositi suicidi coinvolgendo qualcun altro. Oppure potrei fingere un guasto al motore, fermarmi, aprire il cofano e scendere a guardare il motore grattandomi la testa. Passato il pericolo, risalirei in macchina e continuerei per la mia strada. L’importante è evitare il contatto visivo con l’avversario.
Terza regola: il traffico su di una strada cinese è organizzato su svariati livelli indipendenti.
Un esempio è il traffico diciamo “tollerato”.
Mi spiego: in generale, meglio tenersi alla larga dalla parte destra della carreggiata: quella è riservata a biciclette, scooter, carretti, moto, motorette, famiglie a piedi, tricicli, tuk-tuk, carriole &c. La suddetta parte destra della carreggiata è un universo a parte, nel senso che non valgono le comuni regole della strada e nemmeno il più basilare buon senso. In pratica si può fare quello che si vuole, cioè andare contromano, fare inversione senza guardare, fermarsi a bilanciare meglio il carico del proprio veicolo, improvvisare bancarelle o vendere arrosticini.
Quindi per chi va in macchina, la scelta migliore è restare il più vicino possibile alla linea di mezzaria.
Se si vuole sorpassare, si aspetta un momento quando sulla destra c’è spazio e si sorpassa sulla destra. Non è uno scherzo: il sorpasso sulla destra è la cosa più normale che esista su una strada cinese.
Regola 4, la dimensione del veicolo dà diritto di precedenza.
Questo comporta la definizione di un ulteriore livello del traffico, dominato da camion e autobus. Essi procedono senza minimamente curarsi di chiunque altro eccetto altri veicoli di dimensione paragonabile.
L’autobus resta uno dei mezzi di trasporto più gettonati in Cina, e qui mi inginocchio e ringrazio tutti i santi, perché se tutti andassero in macchina sarebbe veramente la fine.
La più diretta conseguenza comunque è che il numero dei suddetti automezzi è astronomico, e altrettanto lo è il numero delle fermate, regolarmente strapiene di gente che avanza fino in mezzo alla strada per vedere se finalmente arriva l’autobus della linea giusta.
Praticamente è impossibile fare 50 metri in città senza dover schivare un pullman che si sta fermando oppure partendo. Alle fermate più popolari, ci sono quattro o cinque pullman che in teoria dovrebbero aspettare in fila il proprio turno per fermarsi nel posto giusto, ma invece si accavallano uno sull’altro creando una barriera impenetrabile di lamiere e gente che si infila dovunque correndo per arrivare alla porta. Nota: per “gente” si immagini una variopinta compagine di adulti, anziani, bambini, neonati, donne incinte e insomma ci siamo capiti, tutti con borse, gerle, sacchi, animali vivi eccetera.
Un discorso a parte poi meritano i taxi.
In tutte le nazioni del mondo i tassisti sono noti per lo stile di guida un po’ originale.
Qui in Cina il tassista è esasperato dalle condizioni del traffico e quindi viaggia nelle fessure tra un veicolo e l’altro, totalmente incurante (alcuni dicono ignaro) di qualsiasi regola, ufficiale o meno.
Si può immaginare il taxi cinese come un proiettile impazzito che rimbalza da una parte all’altra della strada.
Nota bene: qui ci riferisce alla guida in città. In aperta campagna le cose sono ben differenti.
Quindi riassumendo: una volta apprese le regole ufficiali del traffico, ed essersi familiarizzati con le regole non ufficiali, non resta che partire lieti e giocondi verso nuove avventure! Buona guida!

Song Dandan

Un post su 宋丹丹 (Sòng Dāndān), una bravissima attrice cinese (in foto).

Classe 1961, è l’attrice comica cinese più famosa in assoluto.
Attrice drammatica per formazione, ora è impiegata al 北京人民艺术剧院 (Běijīng rénmín yìshù jùyuàn) “Beijing peoplès Art Theatre”.
Ha avuto una carriera veramente brillante, ha fatto di tutto e di più.
Ha avuto i primi successi con gli 相声 (xiàngsheng), la forma cinese del cabaret.
Il meglio di sé sicuramente lo dà con 赵本山 (Zhào Běnshān), un altro mitico attore di 相声.
I due formano una coppia comica di efficacia devastante; tipicamente impersonano una coppia di vecchi contadini ignoranti alle prese con problemi vari; lei truccata da vecchia è semplicemente irresistibile.

I due sono regolarmente presenti allo show cinese per eccellenza, cioè la serata di gala del capodanno cinese.
L’anno scorso è stata un’eccezione perché Song Dandan ha preferito rinunciare, essendo già troppo stressata per altri impegni di lavoro.
Oggidì, per dirla con una parola vetusta, Song Dandan è presente in tutte le case cinesi con la fortunatissima sitcom 家有儿女 (Jiā yǒu ér-nǚ) liberamente traducibile con “A casa con i figli”, oramai arrivata al centesimo episodio o giù di lì.
Recentemente ha scritto un libro sulla sua vita, 幸福深处 (xìngfú shēnchù) “Profondamente felice”.

spiaggia

L’altro weekend siamo andati a fare un weekend al mare per festeggiare il primo compleanno del pupattolo.
L’amena località balneare selezionata era 港口 (Gǎngkǒu) Gangkou, sempre in zona 大亚湾 (Dàyàwān), per la precisione la “spiaggia libera”.
Dopo essere partiti in fantozziano ritardo e avere sprecato tre orazze in macchina per “fare la strada panoramica”, che il diavolo se la straporti, siamo finalmente arrivati in un alberghetto sulla costa.
Posto bello, per essere una spiaggia in una nazione dove il mare non è considerato granché.
Ho ben presto scoperto il significato di “spiaggia libera”: praticamente quando cala la sera si trasforma in una specie di Copacabana, si riempie di gente e di venditori che spacciano divertimenti in quantità.
Musica a tutto volume, fuochi d’artificio, mongolfiere di carta, bevande varie, &c.

fuochi d
Fuochi d’artificio

mongolfiera
Mongolfiere di carta

Dappertutto ci sono chioschi che noleggiano i barbecue per fare le grigliate, cosa di cui abbiamo prontamente approfittato.

mongolfiera + grill

fiesta!
Festa!

Il giorno dopo abbiamo passato mezza giornata in spiaggia, dove mi sono regolarmente scottato la schiena, come da manuale.

primi contatti
Primi contatti con l’acqua

splish splosh

il nostro ombrellone
Sullo sfondo si vedono i chioschi in modalità ‘diurna’

terme

Siamo andati pochi giorni fa alle terme di Huizhou, chiamate 汤泉 (tāngquán) che letteralmente significa “sorgenti calde”.
Questo termine è divertente perché 汤 significa “zuppa”, 泉 è “sorgente”, quindi la prima volta che l’ho sentito ho pensato ad uno stabilimento termale molto molto piccolo!
C’eravamo già stati una volta parecchio tempo fa e in realtà si tratta di un accogliente parco diviso in due: una parte vecchia, anzi antica, ed una parte nuova con resort, una bella piscina etc.
Certo niente a che vedere con 龙门 (lóngmén), ma considerato il fatto che il posto sta a 10 minuti da casa, non c’è proprio malaccio.


Fantastico cartello in engrish

Un discorso a parte merita il tempietto che fa parte del parco.
È piccolo e carino, con l’incenso e tutto, ma la cosa strana è che e dentro ci sono statue buddhiste e taoiste, assieme.
Cioè non che sia vietato, per carità, però finora ero stato nel tempio buddhista, con dentro il Buddha, i Bodhishattva, i guardiani celesti e così via.
Poi c’era il tempio Taoista, con dentro i soliti 玉皇 (Yùhuáng), 三清 (sān qīng) e compagnia.
Qui invece ci sono un paio di figure taoiste, poi da una parte c’è 观音 (Guānyīn) che è un bodhisattva buddhista.
Ho chiesto anche alla signora che gestisce il banchetto per la vendita dell’incenso.
– Signora, ma questo è un tempio Taoista?
– Sì!
– ma che ci fa Guanyin?
– … (silenzio imbarazzato)
E non c’è stato verso di cavargli più niente.
Evidentemente hanno pensato che mettendo più divinità si sarebbe incrementato il numero di devoti, i quali avrebbero comperato più incenso…


Bracieri


Gli “zampironi” di incenso.

Una delle cose carine del posto secondo me è che esiste ancora la sorgente dove ai tempi andava a fare i bagni il famoso poeta 苏东坡 (Sū Dōngpō), il celebrato eroe della città.
A mio parere quella era l’attrazione più significativa.
Dico “era” perché la fonte è chiusa! No si può entrare! Filo spinato!



La fonte di Su Dongpo vista da fuori


Spero che in realtà si tratti di una chiusura temporanea in vista di qualche intervento di valorizzazione, ma non ci credo troppo.
Molto più probabilmente il management vorrà insistere sui più lucrativi servizi della parte nuova e lasciare cadere in rovina tutto il resto.
Cosa che mi sta anche bene, ma almeno lasciatecele vedere, queste rovine!




La cascata