targhe

Quando guido qui in Cina mi distraggo sempre guardando le targhe dei camion, tentando di farmi un’idea delle distanze oceaniche che hanno percorso prima di tagliarmi la strada per asfissiarmi con i loro puzzolenti gas di scarico e fracassarmi i timpani con le trombe del giudizio che hanno al posto dei clacson.
Le targhe cinesi sono composte da un carattere indicante la provincia di provenienza, una lettera dell’alfabeto indicante la città, poi un codice generalmente di due lettere e tre numeri.
Le targhe delle 22 province della Cina sono:

  1. 皖 Wǎn (安徽 Ānhuī )
  2. 闽 Mǐn (福建 Fújiàn )
  3. 甘 Gān (甘肃 Gānsù)
  4. 粤 Yuè (广东 Guǎngdōng)
  5. 贵 Guì (贵州Guìzhōu)
  6. 琼 Qióng (海南 Hǎinán)
  7. 冀 Jì (河北Héběi)
  8. 黑 Hēi (黑龙江 Hēilóngjiāng)
  9. 豫 Yù (河南 Hénán)
  10. 鄂 È (湖北 Húběi)
  11. 湘 Xiāng (湖南 Húnán)
  12. 苏 Sū (江苏 Jiāngsū)
  13. 赣 Gàn (江西 Jiāngxī)
  14. 吉 Jí (吉林 Jílín)
  15. 辽 Liáo (辽宁 Liáoníng)
  16. 青 Qīng (青海 Qīnghǎi)
  17. 陕 Shǎn (陕西 Shǎnxī)
  18. 鲁 Lǔ (山东 Shāndōng)
  19. 晋 Jìn (山西 Shānxī)
  20. 川 Chuān (四川 Sìchuān)
  21. 云 Yún (云南 Yúnnán)
  22. 浙 Zhè (浙江 Zhèjiāng)

Chiaramente trattandosi di Cina non potevano mancare le complicazioni.
Per esempio, mi sembra molto naturale adottare il carattere “甘” per indicare la provincia del 甘肃 “Gānsù” oppure 浙 per 浙江 “Zhèjiāng”.
Passo quindi a 川 per 四川 “Sìchuān” e penso “Certo, non potevano usare 四 perché porta male, è ovvio”.
Poi però vedo un mostrino come 鄂 per indicare lo 湖北 “Húběi”, 赣 per 江西 “Jiāngxī” e mi chiedo: Perché?
I motivi delle scelte sono storici, per esempio il carattere 粤 Yuè anticamente designava le attuali zone del 广东 “Guǎngdōng” e 广西 “Guǎngxī”.
鲁 “Lǔ” era il nome della zona nel periodo degli stati combattenti, e così via in un crescendo di storie e storielle.
La lettera indicante la città è assegnata per ordine di importanza, per esempio nel 广东 “Guǎngdōng” dove abito io abbiamo:

  • 粤A 广州 Guǎngzhōu, la capitale
  • 粤B 深圳 Shēnzhèn
  • 粤C 珠海 Zhūhǎi
  • 粤D 汕头 Shàntóu
  • 粤E 佛山 Fóshān
  • 粤F 韶关 Sháoguān
  • 粤G 湛江 Zhànjiāng
  • 粤H 肇庆 Zhàoqìng
  • 粤J 江门 Jiāngmén
  • 粤K 茂名 Màomíng
  • 粤L 惠州 Huìzhōu
  • 粤M 梅州 Méizhōu (la “capitale degli Hakka”)
  • 粤N 汕尾 Shànwěi
  • 粤P 河源 Héyuán
  • 粤Q 阳江 Yángjiāng
  • 粤R 清远 Qīngyuǎn
  • 粤S 东莞 Dōngwǎn
  • 粤T 中山 Zhōngshān
  • 粤U 潮州 Cháozhōu
  • 粤V 揭阳 Jiēyáng
  • 粤W 云浮 Yúnfú
  • 粤X 顺德 Shùndé
  • 粤Y 南海 Nánhǎi
  • 粤Z macchine provenienti da Hong Kong e Macao

Ci sono giusto 26 lettere dell’alfabeto per 25 città più due zone franche.
Che combinazione!
Incredibile!
ma guarda ‘sti cinesi… hanno fatto solo 25 città in una provincia per starci dentro con le lettere!

E invece… NO! Sorpresa!
Era una domanda trabocchetto per vedere se eravate attenti.
Manca la “I”, pare per paura che si potesse confondere con la cifra “1”.
E non è finita!
Rullo di tamburi….
Manca anche la “O”, non per paura che si confonda con lo zero ma per targhe speciali come pubblica sicurezza, furgoni blindati eccetera.
Alzi la mano chi si era accorto da solo.

Ramen

I 拉面 (lāmiàn), a volte indicati come “spaghetti cinesi”, sono indubbiamente il cibo più diffuso in tutta l’Asia.
Chiaramente i cinesi dicono che sono stati loro ad inventare la pasta, e per quanto ci si ostini ad argomentare, ci sono ritrovamenti archeologici che dimostrano che i cinesi la preparavano già 4000 anni fa, quando in Italia si viveva su palafitte.
Io personalmente sono propenso a credere che certe cose siano state inventate indipendentemente in più luoghi diversi, e mi si concederà la presunzione di ritenere che questa teoria sia più ragionevole di quella di Marco Polo che torna dalla Cina con gli spaghetti nella borsa.
Allo stesso modo non è chiaro quando la versione giapponese fece la sua comparsa, ma la pronuncia ラメン (ramen) mi puzza molto di traslitterazione di 拉面.
Il ramen conta i suoi fan: c’è il museo del ramen (in giapponese, e un ‘altra pagina dedicata).
Consiglio a tutti di cercare il mitico film “Tampopo” per capire quali sono i sentimenti dei giapponesi per i loro ramen.
Lasciamo però simili disquisizioni agli appassionati e passiamo ora al punto focale del post, e cioè i 方便面 (fāngbiànmiàn) “instant noodles”.


Instant noodles


Personalmente mi ricordo di aver visto per la prima volta una confezione di 方便面 in un cartone animato di Lupin Terzo (ルパン三世, per gli otaku.)
Il giro d’affari degli spaghetti istantanei è qualcosa di colossale.
Ne vengono consumati quasi 50 miliardi di confezioni all’anno solo in Cina, e 100 miliardi nel mondo…
CENTO MILIARDI…. non per nulla vengono considerati la più grande invenzione giapponese del 20mo secolo.
Ma chi li ha inventati?
È stato un quieto omino a nome 安藤 百福, Andō Momofuku nel 1958, alla non proprio tenera età di 48 anni!
Il buon Andō voleva risolvere un problema molto concreto, cioè la fame dei suoi connazionali nel dopoguerra.
Dopo mesi di tentativi condotti nel suo laboratorio casalingo, il buon Andō ebbe l’illuminazione (in realtà furono 7 illuminazioni, una per ogni aspetto del problema) e riuscì ad ottenere un prodotto commercializzabile.
Inizialmente i suoi Chikin Ramen (チキンラーメン) costavano addirittura di più degli spaghetti normali, ma avevano il vantaggio di poter essere prodotti in massa.
Il successo commerciale arrivò negli anni della ricostruzione quando l’economia riprese a girare.
Il prodotto acquisì poi popolarità internazionale quando Ando introdusse la vaschetta di polistirolo (all’età di 61 anni!)
Approfondimenti: Andō, museo, museo (in giapponese)
Andō ci ha lasciati nel 2006 (a 96 anni), ma bisogna proprio dire che ha lasciato un segno indelebile sul mondo intero.
Tutti a mangiare 方便面!

Danxia shan

Lo scorso weekend sono andato a 韶关 (Sháoguān) in visita ad amici, e con l’occasione siamo andati nel parco di 丹霞山 (Dānxiá shān).
Nel parco c’è il monastero di 锦石岩 (Jǐn shíyán), che si è rivelato una gradita sorpresa.
Pur non essendo scenico come il famoso tempio di Huashan o il famoso Hanging Temple, o il Taktsang Dzong, questo si è rivelato un’oasi di pace immersa in un panorama mozzafiato.
Ecco un po’ di foto con i relativi link a flickr.


tempio tempio


tempio tempio


tempio tempio


appoggio stupa
Contro i mal di schiena Una stupa solitaria in mezzo alla foresta


I pezzi di bambù appoggiati alla roccia sono stati posti da anziani con il mal di schiena; secondo una credenza del posto, aiutano contro i dolori.
Nel parco c’è anche una curiosa formazione rocciosa chiamata 阳元石 (yáng yuán shí) “Principio maschile” e un’altra 阴元石 (yīn yuán shí) “principio femminile“, ma mi astengo dal pubblicare foto perché su internet se ne trovano già abbastanza.

Parco

Nel weekend siamo andati a Zhuhai.
Bella città, ma la cosa che mi è piaciuta di più è stato il parco 共乐园 (gònglèyuán) nel distretto di 唐家镇 (Tángjiā zhèn).
La prima foto ritrae me e il mio bimbetto (non ancora bienne) alle prese con una ripida scalinata, della quale si vede solo una parte.
Il piccolo alpinista è arrivato in cima, e ritorno, tutto da solo!

Stairs

A metà strada c’era questo solitario padiglione.

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Padiglione

Il parco vanta piante secolari.

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Uno scorcio del giardino

Qui c’è scritto “共乐园” in caratteri non semplificati: “共樂園”.
Ai lati le due suggestive (e se vogliamo anche un po’ criptiche) scritte: 百年树人十年树木 (bǎiniánshùrén shíniánshùmù) “Ci vogliono secoli per ottenere persone di talento, decine di anni per realizzare un progetto”, 智者乐水仁者乐山 (zhìzhělèshuǐ rénzhělèshān) “l’uomo saggio predilige fiumi e laghi, l’uomo benevolente predilige le montagne”.

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Arco

E qui abbiamo un Banyan tree (榕树 Róngshù) di dimensioni spettacolari.

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Banyan tree