popolazione

C’è chi dice che la legge del 独生子女 (dúshēng zǐnǚ) “figlio unico” abbia ormai i giorni contati.
C’è un articolo del China daily, titolato 上海鼓励符合条件夫妻生二胎 (Shànghǎi gǔlì fúhé tiáojiàn fūqī shēng èrtāi) “La città di Shanghai incoraggia le coppie rispondenti ai requisiti ad avere un secondo figlio”; il titolo continua con 应对老龄化趋势 (yìngduì lǎolínghuà qūshì) “in risposta alla tendenza dell’età”, più liberamente traducibile con “Contro l’invecchiamento della società”.
Quali sono questi requisiti?
In base all’articolo, il direttore della 计生委 (jìshēngwěi) “commissione di pianificazione famigliare” di Shanghai incoraggia entusiasticamente le coppie nelle quali papà e mamma sono a loro volta figli unici ad avere un secondo figlio.
Seguono alcune interessanti (bleargh) statistiche e poi: 根据预测,到2010年上海常住人口将达到1950万以上,到2020年将达到2300万以上 “In base alle previsioni, nel 2010 Shanghai avrà più di 19.5 milioni di abitanti ufficiali, nel 2020 più di 23 milioni”.
VENTITRÈ MILIONI in una città? L’intera Australia ha meno persone! I Paesi Bassi ammontano a soli 16 milioni! In Grecia ci sono solo 11 milioni di persone!
Proseguiamo con le belle notizie: 人口密度高 (rénkǒu mìdù gāo) “alta densità di popolazione”, infatti la parte centrale della città, un solo decimo dell’area totale, ospiterà quasi dieci milioni di persone, con una densità di quasi 10mila persone per chilometro quadro, sorpassando Tokyo, Parigi e Londra.
Wikipedia però dice che la densità a Parigi è di 25360/km², ma sappiamo che non è molto affidabile…
Per finire, il livello di istruzione medio degli abitanti di Shanghai non è molto elevato.
Un bel quadretto!
Concludo con la personale osservazione del fatto che oltre alla popolazione ufficiale c’è anche quella non ufficiale, che in media ammonta circa al 30%.
Lascio ai miei (3) lettori la matematica.

karaoke

Riflettevo recentemente che una piacevole conseguenza del fatto di avere un bimbo piccolo è che da qualche tempo non vengo costretto ad andare al karaoke.
Chiamato anche KTV, è in assoluto la forma di divertimento più apprezzata in Cina.
La parola deriva dal giapponese 空オーケストラ, abbreviato in 空オケ, dove 空(から) significa “vuoto, niente” e invece オケ(oke) è l’abbreviazione di オーケストラ, “orchestra”.
In Cina il termine è stato elegantemente semi-traslitterato in 卡拉OK (kǎ lā OK), dove i primi due caratteri 卡 (kǎ) “bloccare; card, badge” e 拉 (lā) “tirare” sono utilizzati solo per il valore fonetico, mentre “OK” è proprio “OK, tutto bene”.
Per fare prima, dicono anche “KTV”.
Ce ne sono anche nei posti più sperduti, e le grandi città ne pullulano letteralmente.
Qui dove sto io ce n’è uno enorme: un intero palazzo arredato con uno sfarzo rococò, popolato da legioni di signorine sorridenti, un labirinto di stanzette intricato al punto tale che il pericolo maggiore è uscire dal proprio bugigattolo e perdere la strada per ritornarvici.
Cosa si fa al karaoke? Si viene condotti alla propria stanzetta, tipicamente arredata in colore nero.
Ci sono dei divani e una televisione collegata ad un lettore DVD, un impianto stereo e un microfono.
Parte la musica (a volume da concerto dei Rolling Stones in spiaggia) e si deve cantare la canzone leggendo le parole (in cinese) che scorrono sullo schermo.
Chiaramente questa è solo la scusa per urlare e sghignazzare forsennatamente tutti assieme, fumare come ciminiere e ubriacarsi fino a stramazzare a terra.
Ci sono poi altri dettagli tipo vassoi di frutta, stuzzichini vari.
A nulla è valso dire a tutti che la cosa che più odio in Cina è il karaoke. Ad un certo punto pensavo di farmi stampare una maglietta con scritto “No, ti prego, il karaoke NO!”
Poi invece ho pensato che ogni volta che dico una cosa del genere, i cinesi mi guardano stupiti e mi chiedono: “Ma voi italiani alla sera che fate?”
Per evitare questa ed altre imbarazzanti domande, c’è stato un periodo durante il quale preferivo addurre fantozziane scuse tipo “Mi devo alzare presto… mi danno fastidio i suoni forti… non sono abituato a bere…” ma i cinesi aspettano solo quello!
Non c’è niente di più divertente che prendere per i fondelli un poveraccio che non conosce nemmeno una canzone, si ubriaca subito ed è evidentemente infastidito da tutto quanto.
Roba da raccontare a colleghi e amici per settimane: “Di, ma lo sai che lo straniero che abbiamo portato al karaoke ha vomitato? Ha ha ha ha ha (risata satanica)!”
Adesso invece sono in una botte di ferro: “Mi spiace ma devo tornare a casa, ho il bambino piccolo che non sta bene.”
Ai cinesi generalmente piacciono molto i bambini, e hanno un senso della famiglia molto sviluppato; una scusa del genere fa addirittura GUADAGNARE faccia, e si ha anche la piacevole sensazione di averli fott battuti con le loro stesse armi.
Ha ha ha ha ha!