recinto

Ecco un famoso 成语 (chéngyǔ):


亡羊补牢 (wáng yáng bǔ láo)

  • 亡 (wáng) “morte, perdita, sparire”: 灭亡 (miè wáng)”estinguere” come in 恐龙灭亡 (kǒng lóng miè wáng) “l’estinzione dei dinosauri”
  • 羊 (yáng) “pecora, ovino”; infatti 山羊 (shānyáng) è “capra”
  • 补 (bǔ) “riparare, correggere”: 补偿 (bǔcháng) “compensare, risarcire”; 补丁 (bǔdīng) “pezza, toppa”; 补充 (bǔchōng) “integrare, completare”
  • 牢 (láo) “prigione, recinto”: 坐牢 (zuò láo)”imprigionato”

Letteralmente significa “Riparare il recinto dopo che la pecora è scappata.”

Il bello di questa frasetta è che si può usare in più modi:

  1. Esortativo tipo “Non è mai troppo tardi per correre ai ripari (in seguito ad un problema)”: 没事了,可以亡羊补牢 (Méishìle, kěyǐ wángyángbǔláo)
  2. Derogatorio: “Ueh pirla, è inutile che ti affanni adesso che è troppo tardi”: 你怎么笨,就是亡羊补牢 (Nǐ zěnme bèn, jiùshì wángyángbǔláo)
  3. Preventivo, nei suggerimenti: “Meglio che facciamo qualcosa adesso prima che sia troppo tardi”: 不要亡羊补牢 (Bùyào wángyángbǔláo)

Esistono versioni diverse riguardo alle origin di questo motto.

Secondo alcuni questa perla viene dal 列子 (Lièzǐ) “Liezi”, un libro scritto da 列御寇 (Liè yù kòu) “Lie Yukou” nel periodo dei Warring States (战国时期 Zhànguó shíqí , 475-221 A.C.), un tempo di eroi e gesta leggendarie, grande sviluppo letterario e pecore molto intraprendenti.

Nel libro è raccontata la storia di un pastore che appunto trascura di riparare un buco nel recinto delle pecore, quindi una di queste scappa, dopodiché lui ripara il recinto.

Praticamente è come una una favola di Esopo, ma in un libro che in realtà è un trattato filosofico taoista. Infatto l’autore poi prosegue con tutta la pippa di come certe cose vadano fatte per tempo eccetera. Comunque le generazioni successive hanno sublimato la storiella in un motto, e così è arrivata fino a noi.

Il libro è considerato uno dei capisaldi del taoismo assieme al 道德经 (Dàodé jīng) “Dao De Jing” di 老子 (Lǎozi) “Laozi” (di cui esistono innumerevoli versioni online) e al 庄子 (Zhuāngzi) “Zhuangzi”, il libro scritto da se stesso, infatti l’autore si chiamava proprio 庄子.

In realtà pure l’autore del Liezi viene indentificato con il nome del libro, come ulteriore riprova che i cinesi antichi non avevano tempo per badare a certi dettagli secondari, occupati com’erano a combattersi l’uno con l’altro e rincorrere pecore fuggitive.

Il Liezi si differenzia dagli altri per l’utilizzo di allegorie e metafore per spiegare concetti filosofici; è ricco di storie popolari, miti e leggende, tutti intesi a rappresentare valori educativi e di grande significato filosofico.

Un’altra versione parla del 战国策 (Zhànguó cè) “Strategie dei regni combattenti”.

Ai tempi, nel regno di 楚 (Chǔ) “Chu” un ministro di nome 庄辛 (Zhuāng xīn) “Zhuang Xin” disse al re 襄 (Xiāng) “Xiang” che stava facendo troppo lo sciolto con i suoi amici ricchioni (同性恋, tóngxìngliàn) invece di seguire i problemi dello stato.

Per esempio, pare che la città di 郢 (Yǐng) “Ying” (la loro capitale) fosse in pericolo di essere invasa da qualcuno degli altri stati (cosa che a quanto pare capitava un giorno sì e l’altro pure).

Il re a sentirsi dare del ricchione montò su tutte le furie e ne disse di tutti i colori al buon Zhuang Xin.

Questi rispose che se ne sarebbe andato a nascondersi nel vicino regno di 赵 (Zhào) “Zhao” per vedere cosa sarebbe accaduto.

Detto fatto, Zhuang Xin ristette a Zhao per soli cinque mesi, dopodiché il regno di 秦 (Qín) Qin invase Chu, e il re Xiang fu costretto ad andare in esilio.

Mandò allora a chiamare Zhuang Xin per chiedergli consiglio. Zhuang Xin rispose con una filippica sui doveri del sovrano e gli smollò anche il proverbio di cui sopra, non si sa in quale delle tre accezioni.

Morale che comunque sono delle belle storielle e il proverbio salta fuori spesso anche nella conversazione normale.

9: fuoco

隔岸观火 (Gé’àn guān huǒ)

Letteralmente:

Contemplare il fuoco dalla riva opposta

Questo stratagemma suggerisce metaforicamente di non farsi troppo coinvolgere troppo dall’eccitazione generale, e mantenere invece un atteggiamento distaccato e calcolatore; attendere che le parti in gioco si sfiniscano combattendo una contro l’altra per poi alla fine intervenire in forze al momento giusto.

Meno figurativamente, al cospetto di una diatriba è sicuramente meglio aspettare che i contendenti abbiano finito di massacrarsi, per poi intervenire in forze e raccogliere i cocci; un po’ come il nostro “Tra i due litiganti, il terzo gode”.

La storia solitamente associata a questo stratagemma è quella di 白起 (Bái Qǐ), generale dello stato di 秦 (Qín) nel tardo periodo degli Stati Combattenti (战国 Zhànguó).

Correva l’anno 257 A.C. o giù di lì.

Le fonti cinesi (baike.baidu.com) si dilungano all’infinito sugli accadimenti dell’epoca, ma per farla breve i poveretti di 赵国 (Zhào guó) “Zhao” si erano già presi una gran sacca di legnate da Qin nella battaglia di 长平 (Chǎng Píng), alla quale erano seguiti negoziati e un fragile accordo.

Tra una cosa e l’altra passarono un paio d’anni, e nel frattempo Bai Qi si era pure ammalato.

Ad un certo punto il re di Qin decise di attaccare ancora e investì dell’incarico il generale 王陵 (Wáng Líng), ma quelli di Zhao tennero duro e si finì con un assedio alla città di 邯郸 (Hándān), la capitale di Zhao (città che abbiamo già incontrato, tra l’altro).

Il re di Qin allora mandò a chiamare Bai Qi ma il nostro simpatico generale (consiglio caldamente di approfondire le sue gesta per capire il “simpatico”) declinò l’offerta adducendo dolori vari, stanchezza, insomma non se la sentiva troppo di andare in battaglia a massacrare gente. Il re mandò il primo ministro 范睢 (Fàn Suī) a cercare di convincere Bai Qi, ma pare che tra i due non corresse buon sangue; comunque Fan Sui dovette tornarsene a corte con le pive nel sacco.

Il re andò su tutte le furie e quel furbone di Fan Sui gettò benzina sul fuoco lasciando intendere che Bai Qi remava contro. Allora il re non ci vide proprio più e fece recapitare una spada a Bai Qi dicendo che doveva usarla per uccidersi.

Ordinò quindi ad un altro generale a nome 王齕 (Wáng Hé) di occuparsi della guerra contro Zhao.

Il succo della storia non sta nel destino di Bai Qi, bensì nel fatto che quelli di Zhao guardarono da lontano il “fuoco” del disaccordo tra Bai Qi, Fan Sui e il re di Qin e approfittarono del tempo guadagnato per chiedere aiuto ai regni vicini.

Questi mandarono truppe in soccorso, consentendo a Zhao di resistere all’assedio e dare una solenne batosta a Qin.

Dopo l’obbligatoria storiella del medioevo possiamo provare ora a fare dei paragoni con fatti più vicini alla nostra sensibilità occidentale.

La storia è piena di esempi a corollario di questa bella storiella, ma per una volta davanti ai nostri occhi si sta dipanando proprio una situazione classica.

Da una parte abbiamo un pazzo dinamitardo che vuole sprofondare l’Europa nel caos, dall’altra una nazione finora tranquilla e poco propensa alla ribalta internazionale.

Un sacco di altre nazioni prende posizione, chi manda aiuti, chi armi e vettovaglie, chi più ne ha più ne metta.

E la Celeste Impero che fa? Contempla il fuoco…

Chissà, magari meditando di rivedere le proprie posizioni su una certa isola ribelle una volta accertato l’esito del conflitto in corso.

Per concludere ricordiamo che l’elenco degli stratagemmi illustrati finora in questa umile sede sta a questo indirizzo.

15: Tigre

Eccomi tornato in Cina dopo il brevissimo interludio in Italia; troppo breve ahimé…
Come meglio festeggiare il ritorno nel Celeste Impero se non con un nuovo post sui 36 stratagemmi?
Ecco quindi in tutta la sua gloria:

stratagem 15
Stratagemma 15: 调虎离山


调虎离山 (diàohǔlíshān) “Fare in modo che la tigre si allontani dalla montagna”

Dal vocabolario: “lure the enemy away from his base”.
Questo stratagemma nella sua semplicità è quasi diabolico.
Se si vuole combattere la tigre, è controproducente andare a stanarla in casa sua.
Piuttosto, meglio attirarla fuori dal suo territorio, e poi approfittare del momentaneo smarrimento per colpirla.
Allo stesso modo, inutile dare battaglia al nemico nel suo campo, dove è più forte e sicuro di sé.
Vita quotidiana: supponiamo che ci sia un rivale in amore molto spiritoso, che tiene banco e rallegra tutta la compagnia, ed evidentemente l’oggetto dei nostri sogni ne sembra attratto, che fare?
Inutile tentare di raccontare storielle, si rischia solo di strappare dei cortesi “ha… ha…” dagli amici che tra sé si stanno chiedendo se la barzelletta sia già finita.
Lo stratagemma suggerisce di toglierlo dal suo ambiente, preferibilmente cercando una situazione dove si ha qualche vantaggio.
Per esempio se si è esperti di vita all’aria aperta si può organizzare un campeggio in alta montagna in modo da rendere partecipe la propria fiamma della bellezza della natura, spiegando i particolari della vita selvatica, accendendo il fuoco la sera etc…
Oppure se si ha esperienza di natanti si può organizzare una gita in barca, facendo provare il timone all’oggetto dei propri desideri eccetera.
In affari, esempi di questo stratagemma si trovano dovunque.
Consideriamo il caso seguente: il dominio di Microsoft sui desktop è incontrastato e Apple sa che non ci può fare niente, e allora cosa fa?
Si inventa l’iPhone e bastona sonoramente il suo rivale, e già che c’era da’ anche una mano di botte a Nokia.
Insomma, l’arguto lettore avrà già capito la manfrina.
Basta con gli esempi, me ne vado a casa che abbiamo un giorno di ferie per 中秋节 (Zhōngqiūjié) “Festa di mezzo autunno” con conseguente spanzata di 月饼 (yuèbǐng) “Mooncake”!

26: locust

Vorrei iniziare una serie di post sull’argomento dei 三十六计, i “Trentasei stratagemmi”, una gemma di cultura classica che personalmente reputo di basilare importanza per chi lavora con la Cina.
Dico “basilare” nel senso che i 36 stratagemmi non vengono quasi mai citati direttamente, ma nei discorsi sono sempre presenti tra le righe, che si tratti di riunioni o trattative, o che si tratti di riuscire a spiegare il comportamento apparentemente incomprensibile di qualcuno.
In poche parole, fanno parte della cultura del Paese, anche se pochi li sanno recitare a memoria.
Tra l’altro ho notato che su internet non ci sono testi in italiano a riguardo, quindi ecco una ragione in più per mettersi al lavoro. Chiaramente se qualcuno invece trovasse del materiale, me lo faccia sapere!
Vista la frequenza dei miei post ci metterò un’eternità, ma come dicono i cinesi, 千里之行始于足下 (qiānlǐ zhī xíng shǐyú zúxià) “Un viaggio di mille miglia comincia con il primo passo”.
Per chi voglia portarsi avanti, posso consigliare qualche sito ben fatto:

Io incomincio con il numero 26, solo perché è uno dei miei preferiti.
Perchè ostinarsi a seguire l’ordine tradizionale?
In fondo questo è solo un blog, mica un trattato accademico.
Quando tra qualche anno avrò finito tutti i 36 post allora li metterò in ordine, promesso.
Quindi:

stratagem 26
Stratagemma 26


指桑骂槐 (zhǐsāngmàhuái) “Indicare il gelso e inveire contro l’acacia”

Sul dizionario questo stratagemma viene tradotto letteralmente come “reviling/ abusing the locust tree while pointing to the mulberry”, e più figurativamente come “Make oblique accusations; scold sb. indirectly”.
Attenzione a 槐 (huái), significa “locust tree” e non “locust” come si trova spesso scritto in giro.
Il “locust tree” è la comune acacia o robinia.
Questo stratagemma applicato nel suo contesto di strategia militare ci consiglia di risolvere una situazione complessa quale può essere un problema di disciplina tra le proprie truppe affermando la propria autorità tramite un atto spettacolare.
Qui sarebbe obbligatoria la storiellina del generale 韩信 (Hán Xìn) che per ristabilire l’ordine dalle sue truppe rimosse dall’incarico altri due generali… etc… etc… ma io personalmente di queste storie non ne posso più, per cui la evito.
Teniamo sempre presente che il contesto iniziale degli stratagemmi è la guerra, ma i ragionamenti sono applicabili alla vita di tutti i giorni. Quindi dove lo stratagemma dice “attaccare”, si può invece interpretare “avvertire”, “guidare” o “rimproverare”, in base alla situazione del momento.
Per fare un esempio, supponiamo di essere alla guida di un’azienda i cui operai siano in tumulto perché ritengono che l’azienda non presti abbastanza attenzione al benessere dei dipendenti.
Non si può mica andare a parlare con tutti uno per uno e farli ragionare… spiegare che un’azienda non è un asilo infantile, che non basta distribuire caramelle, che ci sono problemi più importanti da risolvere, livelli di qualità da rispettare, clienti da accontentare, certificati da ottenere, burocrazia, amicizie altolocate, etc…
Sarebbe impossibile!
Si può però per esempio sceglierne un paio che abbiano violato le regole di sicurezza sul lavoro e dar loro una bella sanzione diciplinare, con una circolare ufficiale che ricordi a tutti quanto è importante la sicurezza sul lavoro e quali sono i pericoli ai quali si va incontro se non si rispettano le regole.
In questo caso il problema da affrontare era troppo frammentato per occuparsi delle singole parti, e si è dovuto ricorrere ad una punizione esemplare al solo scopo di placare gli animi e trasferire l’attenzione generale su qualche altro problema.
Supponiamo invece di avere un locale che vende hamburger e volerci affermare sul mercato.
Potremmo fare una campagna pubblicitaria sul tema “La nostra carne viene solo da animali allevati in maniera organica! Le nostre bevande sono naturali, non ci sono conservanti! Non siamo una catena di negozi senza cuore!”
Ecco che ho indicato il mio nemico chiaramente, senza però farne il nome.
Oppure se sono un dipendente in un ufficio, e magari ho anche delle capacità, ma davanti a me c’è un capo ammanicato o un incapace figlio di papà, cosa posso fare?
Non posso certo accusarlo pubblicamente, perderei sicuramente.
Posso però analizzare la situazione e sfruttare qualche punto debole. Se il capo ammanicato fosse uso ad una certa pratica, per esempio scatti d’ira, potrei iniziare una campagna denigratoria tra i colleghi contro gli scatti d’ira in pubblico.
Morale, spesso ci si trova nella situazione di dover far fronte a situazioni che per una serie di ragioni non sono gestibili direttamente. Si si può allora partire alla lontana e agire su qualcosa di apparentemente scollegato ma che faccia capire dove sta veramente il problema.
Come dimenticare “The rising sun” e Sean Connery che sulla scena del delitto prendeva a schiaffi il giapponesino mentre il vero capo stava dietro al riparo?
Questo è un altro esempio da manuale.
Chi ha altri esempi da aggiungere?

asino 03

  1. 中文: 驴终于被老虎戏弄得愤怒极了,就抬起蹄子去踢老虎。开始的时候,老虎还稍有点惊惶,不久见驴再也无计可施,终于明白了,原来驴统共也只有这么一点伎俩。
    老虎非常高兴,嘲笑驴说:“你这个没用的大家伙,原来也就这么几招本事啊!”说着就跳起来扑上去,咬断了驴的喉管,吃光了驴的肉,心满意足地离开了。
  2. 拼音: lü zhōngyú bèi lǎohǔ xìnòngděifènnù jíle, jiù táiqǐ tí zǐ qù tī lǎohǔ. kāishǐ deshíhòu, lǎohǔ huán shāo yǒudiǎn jīnghuáng, bùjiǔ jiàn lü zài yě wú jì kě shī, zhōngyú míngbai liǎo, yuánlái lü tǒng gòng yě zhǐyǒu zhème yīdiǎn jìliǎ.
    lǎohǔ fēicháng gāoxìng, cháoxiào lü shuō: “nǐ zhè ge méiyòng de dàjiā huǒ, yuánlái yě jiù zhème jǐ zhāo běnshì ā! ” shuō zhe jiù tiàoqǐ lái pū shàngqù, yǎo duàn liǎo lü de hóuguǎn, chī guāng liǎo lü de ròu, xīnmǎnyìzúdì líkāi le.
  3. Italiano: Alla fine l’asino si irritò delle continue provocazioni della tigre, allora scalciò colpendola. All’inizio la tigre si allarmò nuovamente, ma visto che l’asino non sembrava avere altre frecce al suo arco, allora capì che l’asino sin dall’inizio disponeva solo di queste limitate capacità. La tigre fu molto contenta, derise l’asino dicendo: “Tu, bestia inutile, sin dall’inizio er una nullità!”. Detto questo saltò addosso all’asino, lo buttò a terra, gli ruppe la trachea e se lo mangiò in un boccone, per poi andarsene tutta soddisfatta.

Note

  • 戏弄: prendersi gioco di
  • 愤怒: indignato, arrabbiato
  • 抬起: sollevare
  • 蹄子: zoccoli
  • 踢: calciare. E’ quello di 踢足球 (tī zúqiú) “giocare a pallone”
  • 惊惶: allarmarsi
  • 无计可施: essere arrivato alla fine delle proprie capacità: essere alla frutta
  • 统共: in tutto
  • 伎俩: trucco, manovra
  • 嘲笑: deridere
  • 家伙: cosa, oggetto
  • 本事: capacità
  • 扑: colpire
  • 咬断: rompere con i denti
  • 喉管: trachea, gola
  • 吃光: mangiarsi, mangiare completamente
  • 心满意足: perfettamente soddisfatto

asino 02

Seconda puntata della storia di

黔驴技穷 (qiánlǘjìqióng) “Una tigre di carta”

  1. 中文: 连续几天,老虎都只敢躲在密密的树林里面观察驴的行为。后来觉得它好像不是很凶狠,就大着胆子小心翼翼地慢慢靠近它,但还是没有搞清楚它到底是个什么东西。
    有一天,老虎正慢慢地接近驴,驴忽然长叫了一声,声音十分响亮。老虎吓了一跳,以为驴想吃掉它,回头转身就跑。跑到较远的地方,老虎又仔仔细细地观察了驴一番,觉得它似乎没什么特别厉害的本领。
    又过了几天,老虎渐渐习惯了驴的叫声,于是它又进一步和驴接触,以便更深入地了解它。老虎终于走到驴身边,围着它又叫又跳,有时还跑过去轻轻挨一下驴的身体再跑开。
  2. 拼音: liánxù jǐtiān, lǎohǔ dū zhǐ gǎn duǒ zài mì mì de shùlín lǐmiàn guānchá lü de xíngwéi. hòulái juéde tā hǎoxiàng bù shì hěn xiōnghěn, jiù dà zhe dǎnzi xiǎoxīnyìyìdi mànmàn kàojìn tā, dàn háishì méiyǒu gǎo qīngchu tā dàodǐ shì ge shénme dōngxi.
    yǒuyītiān, lǎohǔ zhèng mànmàndi jiējìn lü, lü hūrán cháng jiào liǎo yī shēng, shēngyīn shífēnxiǎngliàng. lǎohǔ hè liǎo yī tiào, yǐwéi lü xiǎng chīdiào tā, huítóu zhuǎnshēn jiù pǎo. pǎo dào jiào yuǎn de dìfang, lǎohǔ yòu zǎizǎi xì xì dì guānchá liǎo lü yī fān, juéde tā sìhu méishénme tèbié lìhai de běnlǐng.
    yòu guò liǎo jǐtiān, lǎohǔ jiànjiàn xíguàn liǎo lü de jiàoshēng, yúshì tā yòu jìnyībù hé lü jiēchù, yǐbiàn gèng shēnrùdì liǎojiě tā. lǎohǔ zhōngyú zǒu dào lü shēnbiān, wéi zhe tā yòu jiào yòu tiào, yǒushí hái pǎo guòqu qīngqīng ái yīxià lü de shēntǐ zài pǎo kāi.
  3. Italiano: Nei giorni seguenti, la tigre se ne restò nascosta tra l’oscurità della foresta, osservando i movimenti dell’asino.
    A ben vedere non sembrava tanto feroce, allora raccogliendo un po’ coraggio, pian piano si avvicinava sempre di più, con cautela, non avendo ancora ben chiaro di cosa si trattasse.
    Un giorno mentre la tigre si stava appunto avvicinando, l’asino ragliò rumorosamente, un lungo ragio sonoro.
    La tigre fece un salto di paura, e per paura che l’asino volesse assalirla scappò via.
    Dopo avere corso per un bel po’ la tigre di nuovo con molta cautela tornò ad osservare l’asino, pensando che in effetti non aveva dimostrato nessuna capacità speciale.
    Dopo qualche altro giorno la tigre fece l’abitudine al raglio dell’asino, quasi fino a toccarlo, approfondendone sempre di più la conoscenza.
    Alla fine la tigre si trovò accanto all’asino, girandogli attorno, ruggendo e saltando; ad un certo punto gli corse incontro e lo toccò leggermente per poi correre via.

Note

  • 连续: continuo, successivo
  • 躲在: nascondersi in
  • 密密: denso
  • 凶狠: feroce, crudele
  • 小心翼翼: cauto, cautela
  • 靠近: avvicinarsi. 靠 significa anche “dipendere”, da cui 依靠 (yīkào) “dipende da”
  • 搞清楚: fare chiarezza
  • 仔仔细细: con molta attenzione
  • 本领: abilità
  • 渐渐: gradualmente
  • 接近: avvicinarsi
  • 响亮: sonoro, risonante
  • 转身: girarsi
  • 一番: una volta
  • 厉害: dannoso, devastante. Si usa anche come apprezzamento, es. 你很厉害 (nǐ hěn lìhai) “Sei forte!”
  • 渐渐: gradualmente
  • 于是: e quindi
  • 接触: entrare in contatto con
  • 深入: andare in profondità
  • 终于: alla fine
  • 围着它: circondandolo
  • 轻轻: gentilmente, leggermente
  • 挨: arrivare vicino a

asino 01

Oggi vorrei raccontare la storia dietro a questo 成语 (chéngyǔ):

黔驴技穷 (qiánlǘjìqióng) “Una tigre di carta”

Il carattere 黔 (qián) è l’abbreviazione di 贵州 (Guìzhōu), una famosa località nello 云南 (Yúnnán).
驴 (lǘ) è l’asino; 技 (jì) è “tecnica” e 穷 (qióng) è “povero”.
Letteralmente, la frase suonerebbe come “Le scarse abilità dell’asino di Guizhou”.
La storia inizia così:

  1. 中文: 古时候,贵州一带没有驴,那里的人们对于驴的相貌、习性、用途等都不熟悉。有个喜欢多事的人,从外地用船运了一头驴回贵州,可是一时又不知该派什么用场,就把它放到山脚下,任它自己吃草、散步。
    一只老虎出来觅食吃, 远远地望见了这头驴。老虎从来没有见过驴,看到这家伙身躯庞大,耳朵长长的,脚上没有爪,样子挺吓人的。老虎有点害怕,在心里琢磨:妈呀,什么时候跑出这么个怪物来了,看上去似乎不太好惹。还是不要贸然行事,观察一下再说吧。
  2. 拼音: Gǔ shíhòu, guìzhōu yīdài méiyǒu lǘ, nàli de rénmen duìyú lǘ de xiāngmào, xí xìng, yòngtú děng dū bù shúxī.
    Yǒu ge xǐhuān duōshì de rén, cóng wàidì yòng chuán yùn liǎo yī tóu lǘ huí guìzhōu, kěshì yìshí yòu bùzhī gāi pài shénme yòng cháng, jiù bǎ tā fàng dào shānjiǎo xià, rèn tā zìjǐ chīcǎo, sànbù.
    Yī zhǐ lǎohǔ chūlai mì shí chī, yuǎnyuǎndi wàngjiàn liǎo zhè tóu lǘ. Lǎohǔ cóngláiméiyǒu jiàn guò lǘ, kàndào zhè jiāhuo shēnqū pángdà, ěrduo chángcháng de, jiǎo shàng méiyǒu zhǎo, yàngzi tǐng hèrén de. Lǎohǔ yǒudiǎn hàipà, zài xīnlǐ zhuómó: mā yā,shénmashíhòu pǎo chū zhème ge guàiwu lái liǎo, kànshangqu sìhu bùtài hǎo rě. Háishì bùyào mào rán xíngshì, guānchá yīxià zài shuō ba.
  3. Italiano: Un tempo nella regione di Guizhou non c’erano asini; gil abitanti non sapevano come fosse fatto un asino, né le sue caratteristiche, né a cosa servisse, né niente. Un uomo appassionato di curiosità se ne fece spedire uno per nave da fuori Guizhou, ma dopo un po’, non riuscendo a capire cosa potesse farsene, lo abbandonò alle pendici della montagna, lasciandolo libero di pascolare e vagare.
    Una tigre in giro a caccia vide da lontano l’asino. La tigre non avev mai visto prima un asino, e ne contemplò la dimensione imponente, le lunghe orecchie, le zampe senza artigli, l’aspetto spaventevole. La tigre ebbe un po’ di timore, pensava tra sé: Ahi, da dove sarà uscito questo fenomeno, sembra proprio pericoloso. Questo non è un affare da prendere alla leggera, me ne starò un po’ in disparte ad osservare.

Note

  • 一带: distretto, regione. 带 da solo significa “nastro” o “zona”
  • 熟悉: conoscere (qualcosa)
  • 山脚下: “sotto i piedi della montagna”, alle pendici della montagna
  • 觅食: mangiare (di animali), foraggiarsi
  • 琢磨: ponderare, riflettere
  • 怪物: mostro
  • 不太好惹: irascibile, suscettibile, dalla miccia corta
  • 贸然: frettolosamente
  • 观察: esaminare

Cao

说曹操,曹操到 (shuō Cáo Cāo, Cáo Cāo dào) letteralmente “Parli di Cao Cao, Cao Cao arriva”, è una locuzione corrispondente al nostro “Parli del diavolo e spunta la coda”.
Si dice anche 说曹操,曹操就到了 (shuō Cáo Cāo, Cáo Cāo jiù dào le) che è leggermente più articolata “Parli di Cao Cao, ed ecco che Cao Cao arriva”.
In inglese: “Speak of the devil”; i giapponesi dicono 噂をすれば影がある (うわさをすればかげがある), letteralmente “dette le parole, ecco l’ombra”.
曹操 (155-220) è stato una delle figure più importanti del periodo dei Tre Regni; ebbe una folgorante carriera come comandante militare e fondò lo stato di Wei (魏, Wèi).
Oltre alle migliaia di storie e leggende che lo vedono protagonista, come abbiamo visto ci sono anche modi di dire e anche 成语, come questo: 望梅止渴 (wàngméizhǐkě) “Pensare alle prugne per calmare la sete”.
Dietro c’è la storia di quando Cao Cao con le sue truppe doveva passare attraverso un terreno desertico.
I soldati ad un certo punto morivano di sete ma Cao Cao disse che entro breve tempo sarebbero arrivati in un posto rigoglioso pieno di alberi di prugne.
Riuscì così bene a descrivere le prugne che i soldati si sentirono rincuorati e alla fine riuscirono ad uscire dal deserto.
Quindi, 望 (wàng) “verso”; 梅 (méi) “prugna”; 止 (zhǐ) “fermare, stop”; 渴 (kě) “sete”.
Il personaggio è presente in innumerevoli opere teatrali, libri e romanzi, serie televisive eccetera.

perdere cavallo

Oggi presento uno 成语 che è un vero concentrato di saggezza.
塞翁失马 (sàiwēngshīmǎ) letteralmente “Il vecchio della frontiera perde un cavallo”

  • 塞: bloccare, frontiera, passo
  • 翁: vecchio uomo
  • 失: perdere
  • 马: cavallo

La storia dietro a questo 成语 è quella di un vecchio che viveva al di fuori delle mura di una antica città, vicino alla steppa.
Siccome dietro casa c’era un’infinità di spazio, il vecchio e la sua famiglia allevavano cavalli.
Un giorno uno dei cavalli non fece ritorno a casa; allora i vicini accorsero dal vecchio per dire quanto fossero dispiaciuti di questo sfortunato evento.
Il vecchio imperturbabile disse: “Non è detto che sia una cosa cattiva.”
I vicini se ne andarono scuotendo la testa ma dopo pochi giorni il cavallo fece ritorno seguito da altri cavalli selvaggi.
Allora i vicini si congratularono per la fortuna del vecchio, ma questo rispose: “Non è detto che sia una cosa positiva.”
Nuovamente i vicini rimasero perplessi.
Poco dopo uno dei figli del vecchio tentando di domare uno dei cavalli selvaggi cadde e si ruppe una gamba.
Ancora arrivano i vicini, e il vecchio disse (indovinate un po’?) “Non è detto che sia una cosa negativa.”
Infatti poco dopo scoppiò una guerra, i giovani della città furono chiamati alle armi e morirono quasi tutti in battagila, tranne il figlio del vecchio che non era potuto partire perché infermo.
Morale: non è possibile giudicare gli eventi della vita appena si presentano, perché poterbbero avere conseguenze inaspettate.
Trovo questo detto molto saggio, specialmente quando si devono valutare i pro e i contro di una scelta difficile: in effetti, per quante valutazioni si possano fare, non c’è modo di prevedere tutte le possibili conseguenze.

erudito e versatile

Ecco un altro 成语 che è presente anche in giapponese come 四字熟語.

  1. 日本語: 博学多才
  2. かな: はくがくたさい
  3. Italiano: erudito e versatile
  4. 中文: 博学多才
  5. 拼音: bó xué duō cái
  6. English: erudite and versatile

Questo 成语 si usa per fare un complimento ad un’altra persona, come in questo articolo di Xinhua su 温家宝.
Un esempio: “他是一个博学多才的人”.
Spiegazione in giapponese: “Ricchezza di talenti derivante da estensivo studio”

広くいろいろな学問に通じ才能が豊かなこと。

Note

  • 博 (on-yomi ハク,バク): abbondante
  • 学(ガク,まなぶ): studio. Questo è uno dei caratteri semplificati adottati anche dai giapponesi, infatti la versione 繁体字 è “學”
  • 多(タ, おおい, まさに, まさる): molti
  • 才 (サイ): talenti
  • 広く (ひろく) ampio
  • 色々 (いろいろ) vario
  • 学問 (がくもん) erudizione, studio, imparare
  • 通じる (つうじる) comunicare, capire, essere informato
  • 才能 (さいのう) talento, abilità
  • 豊か (ゆたか) abbondante, ricco