industriali

E ora, dopo tanto tempo… un bel post lamentoso.
Anzi, una lettera, sì, scrivo una lettera.

Cari, carissimi sedicenti “industriali” italiani.
Sì lo so, le tasse, il costo del lavoro, le normative, so tutto, se ne è già ampiamente discusso per ogni dove, fino allo sfinimento.
Fattostà che avete delocalizzato. Siete andati all’estero. Siete andati in Cina.
Avete guadagnato, avete fatto i viaggi, le trasferte, i massaggi happy ending, eccetera, tutto regolare.
Però adesso, oggi, quello che prima facevate in Italia, non lo fate più.
E anche supponendo che voleste riprendere a farlo, non ne sareste più in grado. Non avete più le macchine, non avete più le competenze; i vostri fornitori italiani si sono a loro volta dispersi, come uccellini su albero dopo un colpo di fucile. Non li beccate più. Ciao ciao.
E intranto i cinesini, sorridenti, hanno continuato a dire di sì, sì, venite, portate, portate qua, facciamo tutto noi.
In pratica avete messo un bel fiocchetto rosso sulle vostre palle, le avete messe su un piatto d’argento e gliele avete regalate. Adesso le hanno loro. Vi tengono per le palle. E non sorridono più.
Vi svelo un segreto: loro lo sanno. Lo sanno benissimo che non ve ne potete più andare, non potete più tornare in Italia.
Sanno anche benissimo che non potete più cambiare fornitore, perché all’inizio ci sono stati anni di certificazioni e campioni, e voi quelle cose non le sapete più fare.
Le persone che hanno fatto quel lavoro se se sono andate. Ancora più importante, i soldi per rifare tutto il percorso con un altro fornitore non ce li avete: ve li siete mangiati tutti. E anche se lo trovaste, un altro fornitore, non avete i numeri per tenere il piede in due scarpe.
Quanto siete ridicoli quando ve ne uscite con i vostri strilli: “È un comportamento inaccettabile”, “Non possiamo attendere oltre”, “È inammissibile”; le ho sentite tutte, ormai.
Voi non avete idea delle grasse risate che si fanno tutti qui in Cina quando fate la voce grossa e battete i piedi come delle checche isteriche.
Guardatevi allo specchio: non avete nessunissimo potere, nessun argomento, nessuna motivazione per convincere qualcuno a fare qualsiasi cosa, qui.
E adesso, quando il cinesino stringe la mano che tiene le vostre palline, cosa fate?
Non potete azzardarvi a non pagare; il solo pensiero di quello che potrebbe succedere se il fornitore cinese iniziasse a guardarvi storto non vi fa dormire la notte.
Non potete dire che non manderete più ordini; non ci crede nessuno, nemmeno voi.
E allora zitti, stateve zitti, prendetevi tutto il ciarpame che vi scaricano addosso solo quando fa più comodo a loro, pagate, e dite pure grazie.
Non potete fare altro.