Mi piace parecchio partecipare alle occasioni mondane della città; ieri sera siamo andati ad una festa organizzata da una scuola, con una serie di recite e scenette interpretate da bambini, veramente molto carino.
Tutt’altra cosa sono pranzi e cene più o meno ufficiali, tutto dipende da chi sta seduto di fianco.
L’ultimo per fortuna è andato abbastanza liscio, avevo di fianco un giovane praticamente muto.
Purtroppo a volte capitano scene del genere:
Io: Buongiorno
Signore cinese: Ma tu parli cinese!
Io: Beh, un pochino. Lei è del posto?
C: Come parli bene cinese!(*)
Io: Insomma me la cavo… Lei è di qui?
C: Parli cinese molto corretto!
Io: Ho studiato per anni. Lei di dov’è?
C: Mio figlio parla inglese!
Io: Che bravo. Io però sono italiano, la mia lingua madre è…
C: Piccolo, fai sentire al signore come parli inglese!
Bambino: Hello!
Io: Bravo. Dicevo, siccome sono italiano, la mia …
C: (rivolto a mia moglie) Lui di dov’è?
B: Hello! Hello! Hello!
Io: Sono italiano. Sa, in Italia l’inglese…
C: A.C. Milan! (sorrisone a 24 carati)
B: HELLO! HELLO! HELLO! HELLO!
Io: Bravo piccolo, come sei simpatico!
C: Ma come parli bene il cinese!
B: HELLOHELLOHELLOHELLOHELLO!!!!!!
E così via.
Non sono io che sono sociopatico, è che dopo la cinquantesima volta, un dialogo del genere dà un po’ sui nervi.
(*) in Cina, questa frase viene rivolta a chiunque, proprio tutti, anche quelli che si esprimono a rutti e pernacchie.