monkey

Ho letto con adorazione il numero 6 della graphic novel “Lilith” di Luca Enoch: “Il re delle scimmie“.
Luca Enoch è il mio mito vivente, ho letto tutto quello che ha mai scritto, e devo proprio dire che la cura con la quale approfondisce gli argomenti di cui scrive è a dir poco maniacale.
In questa sede non intendo parlare della Strage di Nanchino perché ci vorrebbe altro che un misero post in un pidocchioso blog come questo.
Parlerò invece dello Scimmiotto 孙悟空, che in pinyin viene letto Sūn Wùkōng, ma nel fumetto viene chiamato Sun Wu-k’ung in base alla traslitterazione Wade-Giles che effettivamente era in uso al tempo in cui si svolge la storia.
In questo capitolo della sua saga Enoch ha colto esattamente lo spirito del personaggio, e per me è stata una bella sorpresa ritrovarmelo al di fuori dei suoi contesti abituali.
Andiamo con ordine: lo scimmiotto è uno dei protagonisti dello 西游记 (Xī yóujì) “Il viaggio all’Occidente“, uno dei quattro grandi capolavori della letteratura classica cinese, i 四大名著 (sì dà míng zhù).
Gli altri tre sono 三国演义 (Sān guó yǎnyì) “Romanza dei tre regni“, “Romance of the Three Kingdoms”; 水浒传 (Shuǐ hǔ zhuàn) “I briganti della palude“, “Outlaws of the Marsh”; 红楼梦 (Hóng lóu mèng) “Il sogno della camera rossa“, “Dream of Red Mansions”.
Se ne era già parlato in precedenza.
Tutti i cinesi hanno presente queste opere, e tutti quelli che abbiano studiato almeno un pochino li hanno letti.
Per uno straniero, il solo conoscerne i titoli fa già guadagnare un bel po’ di faccia.
Per chi volesse approfondire la storia dello scimmiotto, la documentazione disponibile è ampia ed abbondante.
Lo scimmiotto in Cina è popolare e conosciuto al livello dei personaggi Disney in Occidente, o più.
Infatti sul libro sono state ricavate nel tempo miriadi di adattamenti in tutti i mezzi di comunicazione possibili, dal telefilm al fumetto per bambini.
Tra i telefilm, secondo me la versione televisiva della CCTV degli anni ’80 è imbattibile.
In questa serie l’attore che interpreta lo scimmiotto è 章金莱 (Zhāng Jīnlái), nato in una famiglia di attori specializzati nell’interpretare questo specifico ruolo; inutile dire che la sua performance è leggendaria.
Nel libro, lo scimmiotto alla nascita non ha nome.
Più avanti il suo primo maestro 菩提祖 (Pútízǔ) dice che siccome è un 猢狲 (húsūn) “macaco”, deve avere come cognome 孙 (Sūn), che in effetti è un cognome molto diffuso.
Il maestro gli da’ anche il nome proprio 悟空 Wùkōng, dove 悟 (wù) letteralmente è “risveglio, accorgersi, comprendere” ma qui è da intendersi nel senso Buddhista del termine, indica cioè l’Illuminazione, il Satori dello Zen giapponese; 空 (kōng) è letteralmente il vuoto, il nulla, nel significato Buddhista è “vacuità“.
Seguono varie vicessitudini che portano lo scimmiotto ad acquisire poteri sovrumani ed entrare in conflitto nientemeno che con le gerarchie celesti.
A pagina 66 del fumetto la protagonista dice dice “È tempo di ‘gettare lo scompiglio in cielo'”, facendo riferimento proprio a questa vicenda narrata all’inizio del libro e nota come 大聖鬧天宮 (Dàshèng nào tiāngōng) “The Great Sage wreaks havoc in Heaven”.
Il libro prosegue poi raccontando come avviene l’incontro con 唐僧 (Tángsēng), il santo buddhista, e i compagni di viaggio 沙和尚 (Shā Héshàng) “Monaco Sha” e 猪八戒 (Zhūbājiè) “Maiale dagli otto divieti”.
Lo Scimmiotto è irriverente, impetuoso ed indomabile, e armato del mitico 金箍棒 (jīn gū bàng), un bastone di metallo che può ingrandirsi o rimpicciolirsi a volontà, è praticamente invincibile.
Pur con tutti i suoi poteri deve però sottostare all’autorità del santo buddhista Tangseng, ed accompagnarlo nell’adempimento della sua missione che è andare in India a recuperare le sacre scritture.
Il viaggio è lunghissimo e infarcito di avventure, luoghi esotici, angeli e demoni e chi più ne ha, più ne metta.
Consiglio vivamente la lettura del libro; l’originale in cinese è praticamente incomprensibile, infarcito di poesie, canti, caratteri obsoleti e 成语 astrusissimi, ma ci sono in giro anche ottime traduzioni in inglese, ce n’è perfino di scaricabili liberamente.
Noticina: uno dei luoghi citato nel libro è 火焰山 (huǒyànshān), le “flaming mountains“, in mezzo al deserto dello Xinjiang dove il sole è cocente e la sabbia arriva a toccare gli 80 gradi. Ci sono stato (nel lontano 1995, ahimè…) ma quel giorno era nuvolo per cui sono salito fino in cima.

faccia

Questo post è un’ulteriore dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, della vena umoristica e goliardica dei cinesi.
I cinesi distinguono quattro categorie di visi, in base alla forma.

  • Complimenti:
    • 瓜子脸 (guāzǐliǎn) “ovale appuntita”; il 瓜子 è il seme di zucca, quello che si mangia guardando la televisione o bevendo il tè con gli amici. Questo è il complimento numero uno: indica una forma perfetta, ed è rivolto esclusivamente alle donne.
    • 鹅蛋脸 (édànliǎn) “ovale”; 鹅蛋 è l’uovo (蛋) dell’oca (鹅). Questo è il complimento numero due: indica un viso di forma aggraziata, si rivolge principalmente a donne ma può essere rivolto anche a uomini (con cautela).
  • Indicanti difetti:
    • 国字脸 (guózìliǎn) “quadrata”; letteralmente “a forma di carattere 国”, che infatti è indiscutibilmente quadrato. Questa espressione non indica necessariamente bruttezza ma va comunque usata con estrema cautela. Ripeto, non è un insulto ma potrebbe essere preso male.
    • 甩饼脸 (shuǎibǐngliǎn) o semplicemente 饼脸 “rotonda e piatta”; lo 甩饼 (shuǎibǐng) è un tipo di focaccia sottile cotta alla piastra e in genere arrotolata con un ripieno, una specie di crêpe. Usage: same as before.

Ad esempio imperituro seguono pregevoli esempi delle varie categorie.

瓜子 瓜子脸
瓜子 (guāzǐ)
瓜子脸 (guāzǐliǎn)
鹅蛋 鹅蛋脸
鹅蛋 (édàn)
鹅蛋脸 (édànliǎn)

国字脸
Carattere 国 (guó)
国字脸 (guózìliǎn)
甩饼脸 甩饼脸
甩饼 (shuǎibǐng)
甩饼脸 (shuǎibǐngliǎn)