Un amico mi ha raccontato una storia agghiacciante capitata ad un altro suo amico.
Certo è una storia di terza mano, ma alla fine dell’articolo mi riprometto di rilasciare sconcertanti rivelazioni in merito.
Dunque la storia ha per protagonista un anonimo bianchetto, un poveraccio come me, uno “scappato di casa”, o “naufragato in Cina”, come veniamo chiamati noi che in Italia ci torniamo solo per le vacanze.
Il poverino dopo anni di fatiche ha racimolato abbastanza soldi per iniziare un mutuo.
Come tutti passa attraverso l’ordalia delle visite ai complessi residenziali in costruzione (non si scappa, ahimé) e infine fa la sua scelta: un bell’appartamento in un rispettabile condominio di qualche decina di piani, bella zona, servizi etc…
Insomma, si indebita allegramente a vita: rogito, notaio, firme in banca, tutto come in Italia (beninteso, con le dovute differenze di cui si è discusso in precedenza).
Inizia quindi la fase della ristrutturazione, un periodo gioioso di rinascita e di crescita.
Senonché… su uno dei muri appaiono delle sconcertanti crepe.
Sempre più numerose. Sempre più lunghe.
Comprensibilmente preoccupato a morte il povero neoinquilino si rivolge al costruttore, il quale minimizza e dice che sono crepe di “assestamento”.
Temendo che la casa gli si assesti in testa, inizia a chiedere (probabilmente in lacrime) a tutti quelli che conosce, finché qualche anima pia gli suggerisce di andare a controllare cosa stanno facendo i vicini.
“Cosa c’entrano i vicini?” chiede l’inconsapevole vittima sacrificale.
“Magari niente,” gli rispondono, “tu fai finta di nulla e fatti un giro con una scusa.”
Questo parte e ben presto scopre l’orrida verità: qualcuno ha pensato che uno dei muri portanti di casa sua gli dava TROPPO fastidio, e allora cosa ha fatto?
Probabilmente, da bravo cinese, prima avrà consultato lo I Ching oppure magari anche un geomante.
Comunque, in pratica, l’ha tolto di mezzo. Così, pronti via. A mazzate. O a capocciate, visto che uno così deve avere la testa di molibdeno.
Certo che l’edificio si sta assestando, ci mancherebbe.
Ora, quali sono le alternative? Ammazzare il vicino? Non risolverebbe il problema.
Correre ai ripari? Impossibile, non esiste una soluzione pratica.
Denuncia? Non diciamo assurdità.
E ora arriva la parte migliore, la perla, la catarsi, il nirvana: il consiglio dell’avvocato.
Attenzione eh, perché è forte.
Il consiglio dell’avvocato è il seguente: coprire le crepe con stucco e gesso, indi vendere a qualcun altro senza dirgli niente.
Ecco io sono arrivato qui, non so cosa è successo poi: magari l’edificio si è “assestato”, magari il diabolico piano dell’avvocato è andato a buon fine.
Comunque, incuriosito dalla questione, mi sono messo a cercare su baidu cose come 承重墙 (chéngzhòng qiáng) “muro portante”, 敲掉 (qiāo diào) “demolire”, 裂缝 (lièfèng) “crepe” eccetera.
Udite udite, la storiella pare essere non apocrifa.
Pare anche che la pratica sia piuttosto diffusa: Link 1, Link 2, Link 3, se ne trovano a bizzeffe.
Piuttosto significative le fantasiose giustificazioni di quelli che alla fine sono stati costretti a giustificare il proprio operato, come “L’edificio è costruito con struttura a gabbia (libera traduzione) e quindi la demolizione di un muro portante non dovrebbe essere un grosso problema”.
O anche “L’edificio ha 5 anni ed è normale che ci siano delle crepe, non è colpa mia”.
Attenzione, bianchetti: qua non si è mai abbastanza attenti…
Month: July 2020
console
Arriva una telefonata di un amico/cliente cinese, chiamiamolo S., non nel panico ma diciamo seriamente scocciato.
“Non riesco a collegarmi al server, quello che hai installato l’altra volta.”
“Oh poffarbacco”, rispondio io, non alla lettera cioè non gli ho detto proprio ‘poffarbacco’ ma il senso era quello; “Hai provato questo? E quello? E quell’altro?”
“Sì ho provato tutto, ma sembra morto.”
Mentre parlo al telefono ci provo anche io da remoto, ma sembra proprio defunto.
“Aspetta che arrivo.”
Per strada mi lambicco il cervello sui possibili scenari, valutando possibili malfunzionamenti ma giudicandoli tutti non applicabili ad un server appena installato in una sala macchine relativamente decente, pure con l’aria condizionata.
Si tratta di una dittarella che tramite amicizie e inciuci vari si appoggia ad una azienda più grande; tra le altre cose usufruiscono anche dell’utilizzo di un server ormai obsoleto ma ancora adatto alla bisogna, sul quale ho installato una debian Buster con le solite cose.
La cosa mi infastidisce perché avevo raccontato loro cose mirabolanti realizzabili con strumenti FOSS eccetera, e sembravano tutti contenti. E ora, questo.
Comunque arrivo, vado in ufficio, salamelecchi vari con S., mi collego alla loro rete e stump! Il server non risponde.
Allora dico “Andiamo a cercare il tizio Pinco Pallo, l’esperto che l’altra volta ci ha aperto la porta della sala macchine con la chiave che ha solo lui eccetera. Andiamo a vedere, almeno dalla console riuscirò a capire cosa è successo.”
“Sì sì,” dice S., “aveva detto che c’era stato un problema.”
“Embè? Un problema? E non mi dici niente? Che problema?”
“Non lo so, non me l’ha detto.”
Nota che S. è un ingegnere, responsabile di R&D, produzione e una quantità di altre cose, insomma non è il solito saltimbanco. Ma evidentemente non ha troppa dimestichezza con bit e byte, benedetto ragazzo…
Insomma andiamo dal Pinco Pallo, che è un signore di mezz’età, e che però non sta al suo posto.
Lasciamo detto di farci chiamare alle befanragazze che scaldano le sedielavorano vicino alla sua scrivania e intanto mi faccio accompagnare nella sala riunioni dove so che hanno la macchinetta del caffè, e insomma, mica siamo fatti solo per lavorare, no?
Quando Pinco ha finito i comodacci suoi andiamo a reperirlo e mentre si fruga le tasche per trovare la famosa chiave, chiedo: “Pinco, hai detto che c’era un problema, cos’era?”
“Ti faccio vedere, non mi sembrava una cosa normale allora l’ho fatto spegnere.”
Al che estrae il telefonino, cerca un po’ tra una montagna di foto di cani, bambini e fuffa varia, infine mi fa vedere una foto del monitor nero dove in alto a sinistra troneggia la preoccupante scritta:
Debian GNU/Linux Buster tty1 debian login: _
L’ho guardato un po’ perplesso.
Non pretendo che tutti sappiano cosa sia Linux, per carità, ma santa polenta, Pinco, non sei un mulettista, sei il responsabile dei sistemi informativi!
Con tutto il rispetto per i mulettisti di tutto il mondo, è un mestiere importante, devi stare molto attento, ci vuole il patentino eccetera ma a ognuno il suo! Io non so guidare il muletto e Mr. Pallo deve almeno avere un’idea di dove sta l’alto e dove sta il basso.
Insomma per farla breve, questa è la situazione: Pinco Pallo non ha mai sentito nemmeno lontanamente parlare dell’esistenza di qualcosa che non sia Windows.
Non gli è certo venuto in mente di cercare su baidu cosa possa essere questo misterioso “Debian”; tantomeno ha pensato di interpellare gli interessati, evidentemente per non perdere troppo tempo a sentire storie noiose.
Quando ho tentato di spiegare che esistono dei sistemi operativi che non sono Windows, ho notato il tipico sguardo nel vuoto e ho desistito subito.
Il signor Panco Pillo ha visto una cosa che stava fuori dal suo comprendonio e come ha reagito? Ha staccato la spina.
Ma non è tutto! Signori, un attimo di silenzio.
Ha staccato anche il cavo di rete…