notai

Chi mi conosce sa che non ho una buona opinione dei notai.
In effetti questo è un eufemismo; per tanti anni ho sostenuto appassionatamente che la soluzione migliore sarebbe stata di catturarli tutti con delle trappole, usando come esca delle mazzette di soldi finti; poi metterli su un’isola abitata da cannibali e belve feroci e lasciare che se la sbrigassero da soli.
Qualche telecamera nascosta qua e là avrebbe assicurato un successo mondiale e sicuramente qualche Oscar ad un’edizione apposita dell'”isola dei famosi”, per l’occasione chiamata “L’isola della Giustizia Divina”.
Con l’età mi sono ammorbidito, non sono più così sanguinario come una volta; ora mi accontenterei di chiuderli tutti in una colonia penale tipo la Cayenne e lasciarli semplicemente a marcire ai lavori forzati.
Ora, non è che abbia qualcosa contro i notai di per sé; anzi sono convinto che svolgano compiti utili e necessari.
Nemmeno mi voglio dilungare sugli aspetti della questione che considero negativi, perché sono evidenti e sotto gli occhi di tutti.
Vorrei solo aggiungere alla discussione la mia personale esperienza con i notai in Cina, paese sì comunista, ma che ha deciso di fondare il suo sistema giuridico sul Diritto Romano, ed in particolare (udite udite) ha scelto proprio l’Italia come faro illuminante.
Ebbene, anche in Cina esistono gli studi notarili “公证处” (gōngzhèng chù), in tutte le città, e funzionano come un qualsiasi servizio pubblico. I notai sono pubblici ufficiali, dopotutto. Anche in Italia. Anche se in Italia operano come professionisti. Anzi, come una gilda medievale.
Quando in Cina si ha bisogno del notaio, si va allo studio notarile. Niente appuntamenti, niente salamelecchi, niente richieste di udienza, niente mal di pancia.
Si arriva in uno stanzone con file di poltroncine da una parte e una serie di porte dall’altra; ogni porta si apre su un ufficetto. Arrivi lì con le tue carte, prendi il numerino e ti siedi ad aspettare.
Quando sul tabellone appare il tuo numero entri, ti presenti ed esponi la tua situazione.
Non vorrei generalizzare troppo ma quando mi è successo di andare di persona, ho sempre trovato persone competenti e disponibili. Magari non sono tutti così. E magari nemmeno quelli che ho incontrato in patria erano un campione rappresentativo. Ma se devo trarre una conclusione dalle mie esperienze personali, direi che la controparte italiana potrebbe trarre un significativo beneficio imitando l’attitudine dei colleghi cinesi.
Arriviamo alla parte succosa, e cioè la parcella.
Ecco una semplice tabella comparativa dei soli atti immobiliari, presa da fonti ufficiali:

Costi cinesi

Valore (RMB) Percentuale
0 ~ 500,000 RMB 0.3%
500,001 ~ 5,000,000 RMB 0,25%
5,000,001 ~ 10,000,000 RMB 0,2%
10,000,001 ~ 20,000,000 RMB 0,15%
20,000,001 ~ 50,000,000 RMB 0,1%
50,000,001 ~ 100,000,000 RMB 0,05%
> 100,000,001 RMB 0,01%

Costi italiani

Valore (EUR) Percentuale
5.000,00 ~ 25.000,00 7,66%
25.001,00 ~ 500.000,00 1,078%
500.001,00 ~ 1.000.000,00 0,440%
1.000.001,00 ~ 3.500.000,00 0,210%
3.500.001,00 ~ 5.000.000,00 0,140%

Cosa è possibile evincere da quanto esposto finora?
Di primo acchito, direi che il notaio cinese non si potrà permettere poltrone in pelle umana e scrivanie Luigi XIII.
Secondo, che pur essendo il notaio cinese un funzionario serio e rispettato, non è necessario effettuare richiesta di udienza manco fosse il Papa.
Quarto, che il notaio cinese, a differenza di quello italiano, fa qualcosa. Cioè, effettivamente porta dei contenuti concreti: aiuta, consiglia, si prende delle responsabilità. Inaudito, vero?
Quinto e ultimo: come può pretendere una nazione come la nostra, ancora succube di pastoie medievali di questo tipo, ad avere qualche speranza di competere sul mercato mondiale?

millimetri

Si va dal fornitore ad effettuare un’ispezione per un prodotto che monta delle righe millimetrate.
Ora, ai non iniziati questo dettaglio potrebbe sembrare insignificante.
In fondo che sarà mai una riga millimetrata? Un millimetro è un millimetro, uguale per tutti.
E invece si scopre che su molte di queste righe a fine scala c’è un errore di un millimetro, a volte 1.5.
Si controllino i disegni tecnici! Parte di corsa diretta verso gli “uffici” (una stanzuccia ricavata da un prefabbricato) la responsabile del controllo qualità.
Trattasi di una ciccionazza insopportabile con la voce da gallina e gli occhi da serpe, già nota per considerare il suo lavoro una fastidiosa seccatura che la distoglie dalle sue occupazioni preferite, e cioè dormire e spupazzarsi il telefonino.
Con somma sorpresa si constata che il disegno tecnico riporta una tolleranza, che è di 0.7 mm su due metri.
Viene istantaneamente sollevato un polverone che se fosse stato reale e non una figura poetica, sarebbe stato paragonabile a quello causato dall’asteroide che causò l’estinzione dei dinosauri. Gridano, si rifiutano di continuare, non vogliono spedire, minacciano di smettere la produzione.
Scrivono mail infuocate nelle quali pretendono che il cliente dall’estero mandi loro delle righe millimetrate da montare, oppure che accetti il prodotto senza di esse.
A questo punto si organizza una seconda spedizione in forze, con intenti però diplomatici.
ruler OK (1)
La delegazione composta da me e dal collega “tecnico” di turno viene ricevuta dalla suddetta ciccionazza e dal suo capo, un tizio tignoso e magro dallo sguardo obliquo, del tipo che se ti passa accanto in strada subito controlli se hai ancora il portafogli.
Partecipa anche il “direttore commerciale”, un altro tizio pure ciccionazzo che tanto non fa differenza perché non stacca gli occhi dal telefonino.
Unica luce in fondo al tunnel, il ragazzo che hanno appena assunto e che devo dire essere un vero prodigio: parla inglese come se nulla fosse, ha una formazione tecnica e… incredibile… quando gli parli , ti ascolta! Annuisce! RISPONDE!
ruler NOT OK
Dopo i convenevoli e le lamentazioni di rito, durante le quali ci vengono elencate le disastrose conseguenze della presente crisi, tocca a noi… ed inizia la fase che in fondo preferisco: “Noi siamo qua per aiutarvi”.
Come al solito esordisco con delle caute domande riguardo alle loro modalità di accettazione merce.
Risulta che vengono fatti dei controlli “a campione”. Bene, dico, quali controlli?
Il silenzio imbarazzato della ciccionazza è molto eloquente.
Mi trattengo dal prorompere in quella che sarebbe la risposta più naturale e cioè “Allora brutta strega, finalmente abbiamo capito chi dobbiamo prendere a calci sui denti.”
Molte spiacevoli esperienze però mi hanno insegnato che in queste situazioni la cosa più importante è ignorare la cosa per evitare di far perdere la faccia al malcapitato; in caso contrario ci si sarà creati un pericoloso nemico.
Quindi invece sorvolo abilmente e dico “Potremmo intervenire noi e proporre un metodo per i test di accettazione. In questo modo saremmo sicuri della qualità del prodotto e il cliente sarebbe soddisfatto.”[1]
Parte quindi la spedizione (piuttosto fantozziana devo dire) al workshop, dove si mostra la superiore competenza tecnica occidentale misurando la riga millimetrata con un metro da muratore.
ruler NOT OK
Vengono scattate anche delle foto, alle quali vengono aggiunti dei commenti in rosso. Le foto vengono inviate al magrolino tignoso il quale con somma gioia esclama: “Adesso sì che possiamo fare i controlli!”.
Incredibile o meno questo è bastato e risolvere la situazione; evidentemente si trattava solo di un problema di rapporti interpresonali, dove nessuno voleva ammettere le proprie colpe e tantomeno sobbarcarsi una responsabilità in più.
Ho riportato qui le foto che hanno reso possibile il miracolo, con la partecipazione straordinaria del pollicione di “yours truly”.

Note:
[1] Questo equivale a dire “Ci assumiamo noi la responsabilità”, cosa che alle orecchie del fornitore cinese medio suona più o meno come “Hai vinto una vacanza all inclusive alle Barbados.”