karaoke

Riflettevo recentemente che una piacevole conseguenza del fatto di avere un bimbo piccolo è che da qualche tempo non vengo costretto ad andare al karaoke.
Chiamato anche KTV, è in assoluto la forma di divertimento più apprezzata in Cina.
La parola deriva dal giapponese 空オーケストラ, abbreviato in 空オケ, dove 空(から) significa “vuoto, niente” e invece オケ(oke) è l’abbreviazione di オーケストラ, “orchestra”.
In Cina il termine è stato elegantemente semi-traslitterato in 卡拉OK (kǎ lā OK), dove i primi due caratteri 卡 (kǎ) “bloccare; card, badge” e 拉 (lā) “tirare” sono utilizzati solo per il valore fonetico, mentre “OK” è proprio “OK, tutto bene”.
Per fare prima, dicono anche “KTV”.
Ce ne sono anche nei posti più sperduti, e le grandi città ne pullulano letteralmente.
Qui dove sto io ce n’è uno enorme: un intero palazzo arredato con uno sfarzo rococò, popolato da legioni di signorine sorridenti, un labirinto di stanzette intricato al punto tale che il pericolo maggiore è uscire dal proprio bugigattolo e perdere la strada per ritornarvici.
Cosa si fa al karaoke? Si viene condotti alla propria stanzetta, tipicamente arredata in colore nero.
Ci sono dei divani e una televisione collegata ad un lettore DVD, un impianto stereo e un microfono.
Parte la musica (a volume da concerto dei Rolling Stones in spiaggia) e si deve cantare la canzone leggendo le parole (in cinese) che scorrono sullo schermo.
Chiaramente questa è solo la scusa per urlare e sghignazzare forsennatamente tutti assieme, fumare come ciminiere e ubriacarsi fino a stramazzare a terra.
Ci sono poi altri dettagli tipo vassoi di frutta, stuzzichini vari.
A nulla è valso dire a tutti che la cosa che più odio in Cina è il karaoke. Ad un certo punto pensavo di farmi stampare una maglietta con scritto “No, ti prego, il karaoke NO!”
Poi invece ho pensato che ogni volta che dico una cosa del genere, i cinesi mi guardano stupiti e mi chiedono: “Ma voi italiani alla sera che fate?”
Per evitare questa ed altre imbarazzanti domande, c’è stato un periodo durante il quale preferivo addurre fantozziane scuse tipo “Mi devo alzare presto… mi danno fastidio i suoni forti… non sono abituato a bere…” ma i cinesi aspettano solo quello!
Non c’è niente di più divertente che prendere per i fondelli un poveraccio che non conosce nemmeno una canzone, si ubriaca subito ed è evidentemente infastidito da tutto quanto.
Roba da raccontare a colleghi e amici per settimane: “Di, ma lo sai che lo straniero che abbiamo portato al karaoke ha vomitato? Ha ha ha ha ha (risata satanica)!”
Adesso invece sono in una botte di ferro: “Mi spiace ma devo tornare a casa, ho il bambino piccolo che non sta bene.”
Ai cinesi generalmente piacciono molto i bambini, e hanno un senso della famiglia molto sviluppato; una scusa del genere fa addirittura GUADAGNARE faccia, e si ha anche la piacevole sensazione di averli fott battuti con le loro stesse armi.
Ha ha ha ha ha!

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