27: madness

Proseguendo nella mia umile trattazione dei 36 stratagemmi, vorrei sottolineare che la cosa più difficile non è impararli.
Certo ce ne vuole di tempo per farli entrare tutti in testa, ma anche per chi si sia applicato coscienziosamente e li abbia imparati tutti a memoria, e li sappia ripetere cantando e all’indietro, rimane sempre il problema culturale.
Cioè, noi che non siamo nati cinesi e certi concetti non li abbiamo succhiati assieme al latte della mamma, pensiamo e ragioniamo e tiriamo conclusioni con il nostro testone occidentale, e magari agli stratagemmi ci pensiamo dopo, a bocce ferme, e quindi purtroppo troppo tardi.
I nostri fratelli cinesi invece hanno il cervello cablato in un’altra maniera.
Magari se glielo chiedi non sanno nemmeno cosa sono questi stratagemmi, però questo non conta, perché la cosa importante è che tutta la cultura di questa affascinante nazione è permeata dai principi in essi contenuti, così come dalla filosofia confuciana, dalla retorica comunista, dalla saggezza contadina e altre diecimila cose che a noi sono estranee.
Ma non facciamoci prendere dallo sconforto!
Anzi andiamo avanti a testa alta, e andiamo a presentare lo stratagemma numero 27!

stratagem 27
Stratagemma 27: 假痴不癫


假痴不癫 (jiǎchībùdiān) “Fingere la pazzia”

Dal vocabolario: “To feign madness”.
Ma vediamo più in dettaglio:

  • 假 (jiǎ) = falso, fingere
  • 痴 (chī) = matto, pazzo
  • 不 (bù) = non
  • 癫 (diān) = matto, pazzo

Quindi direi: fingi la pazzia ma conserva il tuo giudizio.
Prima di scrivere questo posto ho pensato che sarebbe stato molto facile trovare casi di utilizzo; ho pensato all’Amleto, all’Enrico IV, ai vari bluff che si fanno in finanza e in affari, eccetera.
Poi un mattino pensavo proprio a questo mentre venivo in ufficio in macchina, e mi sono accorto che non c’è bisogno di scomodare Shakespeare, in quanto sono quotidianamente circondato da esempi di questo stratagemma.
Sto parlando delle strade cinesi.
Infatti ad un visitatore occasionale che dia anche solo un’occhiata ad una qualsiasi strada cinese sorgono subito delle domande.
Come è possibile che sembrino tutti decerebrati, che nessuno abbia la benché minima idea di cosa siano le regole della strada?
Come è possibile che tutti parcheggino come delle scimmie spastiche, come è possibile che i conducenti delle infinite motorette non abbiano alcun rispetto per la loro stessa vita?
In realtà, questa è una brillante applicazione collettiva dello stratagemma 27.
È la soluzione ad un conflitto, quello tra le regole ufficiali della strada e le abitudini pratiche.
Per esempio è cosa risaputa che il veicolo più grosso passa per primo, e così pure un taxi che svolge un servizio pubblico ha più diritto a passare rispetto ad una macchina privata.
Certi trovano persino somiglianze tra la filosofia confuciana e le regole non ufficiali del traffico.
Comunque il conflitto esiste anche tra quelli che la patente ce l’hanno perchè hanno studiato alla scuola guida, e quelli che invece la patente l’hanno comperata.
Questi ultimi il codice della strada magari l’hanno visto solo alla televisione in qualche sit-com, ridendo per la dabbenaggine del protagonista che si ostinava a volerlo studiare.
Un altro conflittone bello grosso è rappresentato da quelli delle motorette elettriche e biciclette, ai quali non è richiesto il possesso di patente, e questo significa che non è richiesta la conoscenza nemmeno delle più elementari regole, come per esempio il rispetto dei sensi unici, dei semafori rossi, guardare se arriva qualcuno prima di cambiare corsia all’improvviso etc…
Sta di fatto che in strada c’è una bailamme, una bolgia, un quarantotto. E se guardi le espressioni dei visi, scorgi solo sguardi vuoti e fissi, da cottolengo.
Ma dico, è logico! È la soluzione perfetta!
Così a nessuno viene in mente di provare a far valere le proprie ragioni, per quanto valide siano… tanto sono tutti ebeti!
Tutti sono perfettamente incapaci di intendere e volere, per cui è meglio focalizzare all’infinito, sfoderare il proprio miglior sguardo fisso nel vuoto e gettarsi nel mucchio senza che a qualcuno salti in mente di dire “ma io venivo da destra”.
Attenzione: il sistema funziona ma solo “abbastanza”, nel senso che qui di incidenti gravi ne succedono ogni due per tre.
Guidare in Cina è PERICOLOSO, ma… meglio adattarsi e fare finta di essere matti come tutti gli altri, stando però bene attenti a non farsi coinvolgere. Molto meglio.

folla

Il primo Ottobre in Cina è festa nazionale, ci sono tre giorni (TRE!) di festa per tutti;per una magica alchimia chiamata “golden week“, i giorni per qualcuno diventano anche sette.
Io ne avevo cinque e con famiglia e amici siamo andati a fare un giro in macchina nel Fujian.
Ho messo anche delle foto online, e qui c’è il tragitto compiuto.
Questi i posti visitati:

  • 鼓浪屿 (Gǔlàngyǔ), un’isoletta vicino a 厦门 (Xiàmén). Si tratta di un posto turistico già affollato in tempi normali, ma che in periodi di festività diventa straboccante di gente.
    Chi abita in Occidente non può immaginare cosa voglia dire andare in un posto turistico cinese durante le feste nazionali.
    Non mi dilungo nelle solite frigne, dico solo che abbiamo trovato un posto dove lasciare la macchina prima di prendere il traghetto solo per intervento divino, e la fila per salire sul traghetto per tornare mi ha fatto capire chiaramente cos’è una bolgia infernale.
    Comunque l’isola è veramente bella: natura lussureggiante, ristoranti, parchi, musei, c’è proprio di tutto.
    Aggiungi che sull’isola non sono ammesse automobili, e diventa proprio un bel posto per estraniarsi un attimo dalla realtà quotidiana.
  • 厦门 (Xiàmén) città; ai tempi del colonialismo era chiamata Amoy. Niente da dire, una bella città, ma alla fine rimane una città cinese come le altre.
  • 泉州 (Quánzhōu) rappresenta la sorpresa; ci eravamo andati solo perché sulla guida c’era un paragrafo che parlava di questo posto, e invece abbiamo scoperto una miniera d’oro. Per i cinesi è solo una vecchia città, pure noiosa, ma agli occhi di un occidentale certe cose non hanno prezzo. Ci sono templi dappertutto, rovine millenarie da visitare, tradizioni e cultura. Persino la gente sembra diversa, sono tutti più rilassati, sorridono di più. In una parola: una perla.

15: Tigre

Eccomi tornato in Cina dopo il brevissimo interludio in Italia; troppo breve ahimé…
Come meglio festeggiare il ritorno nel Celeste Impero se non con un nuovo post sui 36 stratagemmi?
Ecco quindi in tutta la sua gloria:

stratagem 15
Stratagemma 15: 调虎离山


调虎离山 (diàohǔlíshān) “Fare in modo che la tigre si allontani dalla montagna”

Dal vocabolario: “lure the enemy away from his base”.
Questo stratagemma nella sua semplicità è quasi diabolico.
Se si vuole combattere la tigre, è controproducente andare a stanarla in casa sua.
Piuttosto, meglio attirarla fuori dal suo territorio, e poi approfittare del momentaneo smarrimento per colpirla.
Allo stesso modo, inutile dare battaglia al nemico nel suo campo, dove è più forte e sicuro di sé.
Vita quotidiana: supponiamo che ci sia un rivale in amore molto spiritoso, che tiene banco e rallegra tutta la compagnia, ed evidentemente l’oggetto dei nostri sogni ne sembra attratto, che fare?
Inutile tentare di raccontare storielle, si rischia solo di strappare dei cortesi “ha… ha…” dagli amici che tra sé si stanno chiedendo se la barzelletta sia già finita.
Lo stratagemma suggerisce di toglierlo dal suo ambiente, preferibilmente cercando una situazione dove si ha qualche vantaggio.
Per esempio se si è esperti di vita all’aria aperta si può organizzare un campeggio in alta montagna in modo da rendere partecipe la propria fiamma della bellezza della natura, spiegando i particolari della vita selvatica, accendendo il fuoco la sera etc…
Oppure se si ha esperienza di natanti si può organizzare una gita in barca, facendo provare il timone all’oggetto dei propri desideri eccetera.
In affari, esempi di questo stratagemma si trovano dovunque.
Consideriamo il caso seguente: il dominio di Microsoft sui desktop è incontrastato e Apple sa che non ci può fare niente, e allora cosa fa?
Si inventa l’iPhone e bastona sonoramente il suo rivale, e già che c’era da’ anche una mano di botte a Nokia.
Insomma, l’arguto lettore avrà già capito la manfrina.
Basta con gli esempi, me ne vado a casa che abbiamo un giorno di ferie per 中秋节 (Zhōngqiūjié) “Festa di mezzo autunno” con conseguente spanzata di 月饼 (yuèbǐng) “Mooncake”!

Shock

Ebbene… anche questa vacanza è quasi finita, ancora pochi giorni e si torna in trincea.
Dopo un anno di assenza, ho sperimentato per la prima volta il paventato “reverse cultural shock”.
Ad essere sincero credevo che fosse una fanfaluca, invece ho sperimentato sulla mia pelle che certe abitudini acquisite in Cina mi hanno fatto sembrare strani certi aspetti della realtà della mia madrepatria.
E siccome sono un precisino, ecco un pratico elenco suddiviso per punti.

  1. Dove sono andati tutti? Dov’è la fiumana di gente, il mare di motorette che ti si buttano sotto la macchina, la critical mass ininterrotta, l’oceano di teste nere che popola le strade cinesi? Riesco addirittura a stare fermo 5 minuti nello stesso posto senza che nessuno voglia passare proprio di lì, o investirmi con un carretto, o posizionare una scala per riparare la lampadina montata sopra alla mia testa (successo pochi giorni prima di partire per l’Italia)!
  2. Perché hanno anestetizzato tutti i bambini? Dove sono i piccoli insopportabili mostri, i castighi divini che urlano come sirene senza soluzione di continuità, che spaccano tutto peggio dei gremlin sotto gli occhi compiaciuti di nonni e genitori?
  3. Dove sono le bottiglie in PET per strada, i contenitori di polistirolo sparse dappertutto, i sacchetti di plastica, i liquami di vario genere che decorano i marciapiedi… Camminare per strada in Italia mi sembra TROPPO facile, non solo non è necessario saltellare come cerbiatti per evitare di finire in qualche sottoscala o in qualche mucchio di spazzatura, ma addirittura non bisogna nemmeno guardare dove si mettono i piedi!
  4. Perché l’acqua dei laghi è azzurra invece che verde? E non puzza nemmeno? Viene quasi voglia di buttarcisi dentro, senza paura di prendersi la schistosomiasi o la leptospirosi fulminante!
  5. Come mai i camerieri sembrano tutti dei geni? Ti portano veramente quello che ordini! Sorridono, pure! Incredibile! Non versano nemmeno mai niente adosso… Posso portarmene qualcuno in Cina? E poi quando entri in un ristorante senti profumo di cibo, invece della nebbia di fumo di sigaretta. E nessuno ti urla nell’orecchio parlando al cellulare…
  6. I gatti: sono tutti ciccioni! I gatti cinesi al confronto sembrano dei levrieri, probabilmente perché devono correre come saette per procurarsi la cacciagione da mangiare…
  7. Mi ero quasi dimenticato che le striscie pedonali non sono decorative. in Italia le auto SI FERMANO e LASCIANO PASSARE i pedoni! Ricordo ancora con tenerezza quando fresco di patente cinese mi fermavo alle striscie pedonali e loro non passavano! Si fermavano a guardarmi sospettando probabilmente che aspettassi il momento giusto per scattare in avanti e fare piazza pulita.
  8. Dove sono i martelli pneumatici per la sveglia mattutina? In Cina non uso più nessun tipo di allarme per svegliarmi in orario, ogni mattina ci sono i lavori di costruzione che iniziano alle sei ed è più che abbastanza. Quando poi hanno finito di costruire, spaccano qualcosa e ricominciano daccapo. È un bel risparmio di sveglie, in effetti.
  9. Nessuno va in giro con la panza fuori dopo essersi arrotolato la maglietta fin sotto le ascelle… nessuno esce in pigiama… Nessuno porta alla cintola mazzi di chiavi da un chilo e mezzo…
  10. Nessuno mi guarda fisso per quarti d’ora con espressione assolutamente neutra aspettando chissà cosa.

etichette

Recentemente sono riuscito ad entrare in possesso del libro del Maestro, e mi sono reso conto che gran parte dei miei posti sembrano una copia dei suoi!
Mi sono rincuorato pensando che alla fine viviamo nello stesso Paese, facciamo più o meno le stesse cose (con le dovute differenze di ordini di grandezza), quindi è anche naturale che ci capitino cose simili.
Anche questo post sembre scritto da lui, ma non posso fare a meno di pubblicarlo ugualmente.
Spero che non mi scomunichi…
Comunque, l’altro giorno vado nell’ufficio acquisti provocando un brusco risveglio dei tre dipendenti alla realtà.
So che questo è un atteggiamento molto scortese, e non vorrei sembrare una persona rude, quindi a mia difesa vorrei sottolineare che in realtà uno stava chattando su QQ, uno stava guardando un filmino su internet e il capo di tutti stava facendo una telefonata personale.
Quindi entro bruscamente, tutti mi guardano e io sventolo un foglio che mi ero portato dietro chiedendo: “Cos’è questo?”
Mi rispondono solo sguardi da pesce lesso.
“È un foglio di etichette autoadesive prestampate.”
Mi rivolgo quindi al tizio che sapevo avere gestito l’acquisto.
“Tu! Smetti per un attimo di guardare i filmini di Youku (clone cinese di Youtube). Come si usano queste etichette?”
Come parlare ad una mucca.
“Si devono stamparci sopra i dati! E come vengono stampati i dati?”
Il bovino non accennava alla risposta, ma mi sono rifiutato di andare avanti col giochino.
“Senti, ho detto che bisogna stampare. Cosa si usa per stampare?”
Lui, esitante: “La stampante.”
“Bravo! Vedi che se ti impegni ci arrivi? Ora, prova un po’ a mettere questo foglio, uguale a quelli che stanno nei dieci scatoloni che tu hai ordinato, dentro alla stampante.”
“Questa stampante non va bene.”
“Va benissimo invece, visto che la stampa deve essere eseguita dal nostro sistema informatico, che disgraziatamente è talmente antidiluviano che può usare solo questo tipo di stampante.”
“Ci vuole la stampante ad aghi.”
“No che non ci vuole la stampante ad aghi, a parte il fatto che le stampanti ad aghi non ne abbiamo, non potremmo usarle perché il sistema non le accetterebbe.”
“Al reparto QC ce l’hanno.”
“No che non ce l’hanno.”
“Si ce l’hanno.”
“Va bene. Andiamo al QC a vedere questa fantomatica stampante ad aghi, così già che ci siamo mi potranno anche spiegare cosa se ne fanno.”
Andiamo nell’ufficio QC, dove in effetti la stampante ad aghi non c’era, e invece ce n’era una identica a quella dell’ufficio acquisti, cosa logica dato che anche loro devono usare giocoforza il famoso sistema. Tutti fatti dei quali quale ero perfettamente informato visto che la prima e principale tra le varie mansioni che mi sono state affibbiate nel tempo è quella di responsabile dell’IT.
“Vedi? Anche loro hanno una stampante uguale alla tua. Non c’è nessuna stampante ad aghi. Adesso vuoi farmi il piacere di fare una prova di stampa su questo foglio?”
“Non funzionerà, questo tipo di carta è troppo spesso, questa stampante non va bene.”
“A parte che dovevi pensarci prima di ordinare dieci scatoloni di etichette, e mi piacerebbe proprio sapere come pensavi di usarli, ma a questo ci pensiamo dopo. Adesso, facciamo un gioco. Tu ti astrai, ti concentri, fai finta di guardare un filmino comico su Youku, fai finta che la carta vada bene per questa stampante, e metti il foglio nella stampante.”
Il tizio, sbuffando e sicuramente pensando “SPQS (Sono Pazzi Questi Stranieri)” a questo punto ci prova.
“Non entra nel cassetto. È troppo largo.”
“Ha-Ha! HA-HAAAAAAAAAA! Vedi? Hai capito adesso? Mi spieghi ora come mai in quasi tutto il mondo e sicuramente in tutta la Cina si usano i fogli A4, e invece tu hai fatto arrivare una montagna di etichette prestampate su fogli PIÙ GRANDI del formato A4? E adesso glielo dici tu in Italia che le loro preziose etichette prestampate non le potranno usare?”
“Non c’è problema.”
“Hai ragione, non è un problema, è una tragedia!”
“Non c’è problema, mando indietro le etichette al fornitore e le faccio tagliare. Settimana prossima avrai le etichette in formato A4.”
“Settimana prossima? Chiaramente, il servizio sarà gratuito.”
“Gratis.”
“E chiaramente le etichette tagliate saranno tutte uguali, visto che il sistema stamperà i dati su degli spazi fissi. Io ho l’inspiegabile sospetto che torneranno indietro delle etichette tutte diverse, con dei bordi simili a quelli dei francobolli.”
“Naturalmente saranno tutte uguali.”
“Naturalmente. Però rimane il problema della carta. Guarda, facciamo una prova. Tagliamo un foglio in modo che diventi un A4, poi stampiamo una pagina di prova.”
“La carta non va bene.”
“Ho detto facciamo una prova, no? Tanto, cosa può succedere? Al massimo la stampante esploderà uccidendoci tutti all’istante, ed il rogo risultante raderà al suolo la fabbrica. No, non fate quella faccia. Stavo scherzando.”
Allora chiedo un tagliabalsa, taglio il foglio e lo inserisco nel cassetto di alimentazione della stampante.
“Adesso per favore stampami la pagina di prova. E voi due è inutile che vi nascondiate dietro l’armadio, tanto l’esplosione sarà così forte che moriremo tutti lo stesso.”
La pagina di prova esce senza una sbavatura.
“Vedi? VEDI? VEDI che funziona? Perché hai dovuto seminare il panico dicendo che la carta che hai ordinato tu non era compatibile con le stampanti che sapevi avremmo dovuto utilizzare?”
Troppo tardi. La parte bovina del cervello del pover malcapitato aveva ripreso il sopravvento, e ho ottenuto in risposta solo uno sguardo da ruminante.

会说中文

我很久没写中文日志了。现在是时候了。话题是:会说中文的老外。
啊呀,每天荧屏上都会有几个老外,说普通话真的说很流利,但是我一直都会有一点尴尬的感觉。
Come on,他们学会了一个挺难学的语言,那又怎样?
还要给他们一枚金牌?
在国外有很多华人学会了好困难的语言,但是没有人想把他们放在电视节目里面,像猴子一样表演他们的能力。
为什么呢?因为国外没有人觉得学会一个语言是个奇怪的东西。
如果有中国一样那种节目,没有人会看,推荐的人会被鱿鱼,回家哭得很幸苦。
我不明白的地方就是这种活动为什么那么惹人注意。
为什么中国人觉得学会了中文的老外那么有意思?
是不是因为中国人觉得自己的语言特别困难,所以想这种外国朋友很聪明?
或者是因为以前老外很有权利,好像他们都是大老板。
反而现在中国经济那么好,中国是世界的工厂,所以老外也要磕头,努力学习汉语来中国寻求机会。
或许因为外国人有大鼻子,有金发?他们比中国模特还漂亮?或许中国住在大山里的人还很少能看见真人外国人,所以他们很高兴有机会满足看看外国人是什么样子的好奇心?
或许可能还有别的原因。
不过对我这个地球人的老外来说,真的是很难接受的理由。

Roads

Here! The 10 secret rules that they teach in all Chinese driving schools!

  1. If you are driving a truck, you can do whatever you want. Cut the road to others, go the wrong way, U-turn at the crossroad, etc… Hey, you are WORKING! And you are BIG! And your horn can scare the bejesus out of anybody!
  2. If you are driving a bus, you are working and big and AGILE! More road cutting! And you can stop abruptly or dash forward without notice, that is more FUN!
  3. If you are on a car, you have just the right balance of size and agility. And this means FREEDOM! YOU spell the rules! Death to everybody else!
  4. If you are on a motorbike, then life is paradise! You can swish around, above and under cars; you can go in every direction, expecially at traffic lights. You can gang with other bikes and bully cars; dash out from side streets without looking, carrying along your family and dogs and pigs. There is no end to fun!
  5. If you are on an electric byke, it is just like in #4 but with the huge difference that you don’t have a license plate! They won’t get you! And you’re not even supposed to know the traffic rules! So what does that red light mean? WHO CARES! Go, go, go! (with family and pigs and dogs and geese and chickens and fishes and gas tanks &c. &c.)
  6. If the street is wide, you you can do whatever you want! There is so much space for everybody! Like a soccer field, but with more fun!
  7. If the street is narrow, you can do whatever you want! You’re so busy dealing with this difficult situation, there is no space left for the pesky traffic rules. Show an angry grin and avoid eye contact.
  8. If you are close to the place where you live, you can do whatever you want! Hey, it’s YOUR TURF! YOU’re the master!
  9. If you are close to your destination, you can do whatever you want! Hey, you are not a living GPS, are you? You have to go back and forth a million times, slow like molasses, looking around in all directions (except forward), talking to the cellphone, that’s only human.
  10. To sum up: dear laowai, if you like rules so much, go follow them, because you are the ONLY ONE! (Death to all laowais)

26: locust

Vorrei iniziare una serie di post sull’argomento dei 三十六计, i “Trentasei stratagemmi”, una gemma di cultura classica che personalmente reputo di basilare importanza per chi lavora con la Cina.
Dico “basilare” nel senso che i 36 stratagemmi non vengono quasi mai citati direttamente, ma nei discorsi sono sempre presenti tra le righe, che si tratti di riunioni o trattative, o che si tratti di riuscire a spiegare il comportamento apparentemente incomprensibile di qualcuno.
In poche parole, fanno parte della cultura del Paese, anche se pochi li sanno recitare a memoria.
Tra l’altro ho notato che su internet non ci sono testi in italiano a riguardo, quindi ecco una ragione in più per mettersi al lavoro. Chiaramente se qualcuno invece trovasse del materiale, me lo faccia sapere!
Vista la frequenza dei miei post ci metterò un’eternità, ma come dicono i cinesi, 千里之行始于足下 (qiānlǐ zhī xíng shǐyú zúxià) “Un viaggio di mille miglia comincia con il primo passo”.
Per chi voglia portarsi avanti, posso consigliare qualche sito ben fatto:

Io incomincio con il numero 26, solo perché è uno dei miei preferiti.
Perchè ostinarsi a seguire l’ordine tradizionale?
In fondo questo è solo un blog, mica un trattato accademico.
Quando tra qualche anno avrò finito tutti i 36 post allora li metterò in ordine, promesso.
Quindi:

stratagem 26
Stratagemma 26


指桑骂槐 (zhǐsāngmàhuái) “Indicare il gelso e inveire contro l’acacia”

Sul dizionario questo stratagemma viene tradotto letteralmente come “reviling/ abusing the locust tree while pointing to the mulberry”, e più figurativamente come “Make oblique accusations; scold sb. indirectly”.
Attenzione a 槐 (huái), significa “locust tree” e non “locust” come si trova spesso scritto in giro.
Il “locust tree” è la comune acacia o robinia.
Questo stratagemma applicato nel suo contesto di strategia militare ci consiglia di risolvere una situazione complessa quale può essere un problema di disciplina tra le proprie truppe affermando la propria autorità tramite un atto spettacolare.
Qui sarebbe obbligatoria la storiellina del generale 韩信 (Hán Xìn) che per ristabilire l’ordine dalle sue truppe rimosse dall’incarico altri due generali… etc… etc… ma io personalmente di queste storie non ne posso più, per cui la evito.
Teniamo sempre presente che il contesto iniziale degli stratagemmi è la guerra, ma i ragionamenti sono applicabili alla vita di tutti i giorni. Quindi dove lo stratagemma dice “attaccare”, si può invece interpretare “avvertire”, “guidare” o “rimproverare”, in base alla situazione del momento.
Per fare un esempio, supponiamo di essere alla guida di un’azienda i cui operai siano in tumulto perché ritengono che l’azienda non presti abbastanza attenzione al benessere dei dipendenti.
Non si può mica andare a parlare con tutti uno per uno e farli ragionare… spiegare che un’azienda non è un asilo infantile, che non basta distribuire caramelle, che ci sono problemi più importanti da risolvere, livelli di qualità da rispettare, clienti da accontentare, certificati da ottenere, burocrazia, amicizie altolocate, etc…
Sarebbe impossibile!
Si può però per esempio sceglierne un paio che abbiano violato le regole di sicurezza sul lavoro e dar loro una bella sanzione diciplinare, con una circolare ufficiale che ricordi a tutti quanto è importante la sicurezza sul lavoro e quali sono i pericoli ai quali si va incontro se non si rispettano le regole.
In questo caso il problema da affrontare era troppo frammentato per occuparsi delle singole parti, e si è dovuto ricorrere ad una punizione esemplare al solo scopo di placare gli animi e trasferire l’attenzione generale su qualche altro problema.
Supponiamo invece di avere un locale che vende hamburger e volerci affermare sul mercato.
Potremmo fare una campagna pubblicitaria sul tema “La nostra carne viene solo da animali allevati in maniera organica! Le nostre bevande sono naturali, non ci sono conservanti! Non siamo una catena di negozi senza cuore!”
Ecco che ho indicato il mio nemico chiaramente, senza però farne il nome.
Oppure se sono un dipendente in un ufficio, e magari ho anche delle capacità, ma davanti a me c’è un capo ammanicato o un incapace figlio di papà, cosa posso fare?
Non posso certo accusarlo pubblicamente, perderei sicuramente.
Posso però analizzare la situazione e sfruttare qualche punto debole. Se il capo ammanicato fosse uso ad una certa pratica, per esempio scatti d’ira, potrei iniziare una campagna denigratoria tra i colleghi contro gli scatti d’ira in pubblico.
Morale, spesso ci si trova nella situazione di dover far fronte a situazioni che per una serie di ragioni non sono gestibili direttamente. Si si può allora partire alla lontana e agire su qualcosa di apparentemente scollegato ma che faccia capire dove sta veramente il problema.
Come dimenticare “The rising sun” e Sean Connery che sulla scena del delitto prendeva a schiaffi il giapponesino mentre il vero capo stava dietro al riparo?
Questo è un altro esempio da manuale.
Chi ha altri esempi da aggiungere?

frutta 3

Ecco qui l’atteso seguito dei precedenti post sulla frutta tropicale.
Per iniziare citerò il 番石榴 (fānshíliu) “guava”, anche se non mi piace per niente.
Ricorda un po’ una pera, però ha una polpa secca, legnosa.
Ci fanno un succo che si trova al supermercato (mica tanto buono neanche quello).

Guava

L’odore del 榴莲 (liúlián) “durian” ricorda qualcosa di marcescente, e anche gli appassionati che ne decantano il sapore, abbassano lo sguardo quando interrogati sull’odore.
Una volta in un ristorante mi ero portato del durian da fare assaggiare a degli amici italiani ma un cameriere mi ha cortesemente invitato ad uscire.
È molto dolce, mi piaceva, ma una volta ne ho mangiato talmente tanto da farne indigestione e da allora l’odore anche da lontano mi fa venire il voltastomaco.
L’aspetto è molto singolare, è un pò come un perone gigante ricoperto da inquietanti spine a forma di piramide.
L’interno è diviso in spicchi con dentro dei semi ovali.

榴莲 liúlián 1 榴莲 liúlián 2 mica palle.
榴莲 liúlián 1 榴莲 liúlián 2 榴莲 liúlián multa

Nonostante l’aspetto apparentemente simile, il 菠萝蜜 (bōluómì) “jackfruit” non è parente del 榴莲 (liúlián).
Può crescere fino a misure impressionanti, ha le punte meno pronunciate e sia l’aspetto interno che il sapore sono proprio diversi.
Puzza anche lui, ma mentre il durian richiama alla mente delle scarpe da tennis in caucciù calzate per settimane da piedi di scimmia, questo almeno ricorda il regno vegetale.
Link 1, link 2.
È delizioso.

菠萝蜜 bōluómì 1 菠萝蜜 bōluómì 2 菠萝蜜 bōluómì 3
菠萝蜜 bōluómì 1 菠萝蜜 bōluómì 2 菠萝蜜 bōluómì 2

Abbiamo quindi lo 黄皮果 (huángpíguǒ) “Wampi , Wampee“, asprino, non se ne vedono tantissimi ma quando se ne trova un albero suggerirei di fare una sosta tattica.

黄皮果 1 黄皮果 2 黄皮果 3
黄皮果 huángpíguǒ 1 黄皮果 huángpíguǒ 2 黄皮果 huángpíguǒ 3

Un altro “personaggio” è il 罗汉果 (luóhànguǒ) “Corsvenor Momordica“; non si trova praticamente mai fresco, ma nei mercatini ci sono sacchi pieni del frutto secco.
Pare che sia usato nelle zuppe.

罗汉果 1 罗汉果 2
罗汉果 luóhànguǒ 1 罗汉果 luóhànguǒ 2

Un discorso a parte meriterebbe il 山竹 (shān zhú) “mangosteen“; in apparenza dall’esterno sembra un mirtillone, ma ha una buccia molto spessa, dentro è bianco e molliccio. A me non piace tanto ma c’è gente che ne va matta.

山竹 1 山竹 2 山竹 3
山竹 shān zhú 1 山竹 shān zhú 2 山竹 shān zhú 3

Un frutto che invece mi piace molto è il 大枣 (dàzǎo), in inglese viene chiamato “jujube, Chinese date“; c’è anche in Italia e si chiama giuggiola, proprio quella del “brodo di giuggiole“.

大枣 1 大枣 2 大枣 3
大枣 dàzǎo 1 大枣 dàzǎo 2 大枣 dàzǎo 3

Last but not least, il 山楂 (shānzhā), “Crataegus pinnatifida”, conosciuta anche come “Chinese hawthorn”.
Viene molto spesso caramellato e infilato su uno stecco; una volta costituiva lo stuzzichino da passeggio per definizione, ora comunque si vedono ancora dappertutto tizi in bicicletta che ne portano in giro mazzi da vendere per strada.

山楂 1 山楂 2 山楂 3
山楂 shānzhā 1 山楂 shānzhā 2 山楂 shānzhā 3

Da questo frutto si ricavano una quantità di dolci e caramelle tra i quali i più famosi sono senza dubbi i 山楂片 (shānzhāpiàn) e il 山楂糕 (shānzhāgāo).

山楂片 venditrice 山楂糕
山楂片 shānzhāpiàn venditrice 山楂糕 shānzhāgāo

Giada

Oggi non farò il solito post di frigne sulla vita in Cina, bensì scriverò un post di cultura generale, e parlerò di 玉 (yù) “giada”.
La giada per i cinesi riveste un fascino particolare.
Considerata più preziosa di oro e argento, era conosciuta fin dalla più remota antichità: nei musei ci sono oggetti di giada datati 5000 B.C.
Tra le molte virtù attribuite al minerale, pare che la giada preservasse il corpo dopo la morte, per cui nelle tombe dei potenti era un “must”, non solo come materiale per suppellettili ma anche come rivestimento, mi ricordo di avere visto nei musei intere armature fatte di pezzetti di giada.
Anticamente i taoisti ritenevano di poter raggiungere l’immortalità mediante pozioni nelle quali la giada risultava invariabilmente come ingrediente; non per niente la divinità suprema del Taoismo si chiama 玉皇 (Yùhuáng) “Imperatore di Giada”.
Il termine “giada” indica in realtà due minerali diversi: uno è 硬玉 (yìngyù) oppure 翡翠 (fěicuì) “jadeite”, l’altro è 软玉 (ruǎnyù) “nefrite”, quest’ultima da non confondersi con la malattia dei reni anche se alla fine le parole sono collegate: infatti la parola “Giada” deriva dallo spagnolo “piedra de hijada” cioè “pietra del fianco”, in quanto usata dalle popolazioni indigene delle Americhe come rimedio contro le malattie dei reni.
Stranamente la nazione che vanta i maggiori depositi di giadeite non è la Cina ma il 缅甸 (Miǎndiàn) cioè Burma o Myanmar che dir si voglia.
In Cina sono comuni i negozi di gioielli specializzati in giada burmense,come pure quelli che si rifiutano di venderla per motivi politici.
Infatti la giada proveniente da Burma è un po’ come i “blood diamonds” africani, infatti viene chiamata anche “blood jade“. Ci sono vari gruppi che lottano per questa causa.
La maggior parte di quello che si vede sulle bancarelle in Cina sono pezzetti di vetro, ciononostante il 99% dei cinesi ne porta un pezzetto appeso al collo con un filo rosso; dicono che faccia bene alla salute.
Volendo acquistare della giada, bisogna stare attenti ad una serie di fattori.
Innanzitutto il colore: più è verde brillante e più alto è il valore; il colore non deve essere né troppo chiaro né troppo scuro; ogni macchia scura o chiara che spezzi l’omogeneità del materiale ne diminuisce il valore.
Curiosità: per indicare le imperfezioni della giada si usa il carattere 瑕 (xiá) “difetto”.
Poi c’è la trasparenza: la giada più preziosa è traslucente, ad occhio nudo si deve poter intravedere l’interno ad una distanza di uno o due millimetri dalla superficie.
La lavorazione poi è importantissima; specialmente quando l’artigiano riesce ad incorporare eventuali difetti in un disegno.
Macchie e striature sono formate da elementi estranei presenti nel minerale. Con procedimenti chimici è possibile eliminare le impurità, ma il risultato non è più giada 天然 (tiānrán) “naturale”, bensì 处理 (chǔlǐ) “trattata”.
Altri procedimenti sono volti a modificare il colore in modo da renderlo più verde; in questo caso si parla di giada 合成 (héchéng) “sintetica”.
È impossibile capire ad occhio nudo se la giada sia stata trattata chimicamente; sono necessari dei test di laboratorio.
Le gioiellerie forniscono dei certificati di autenticità per gli oggetti più preziosi , ma si sa, sono cose da prendere “cum grano salis”.
Ci sono vari tipi di giada più o meno preziosi, per esempio quella 冰种 (bīng) “ghiaccio”, di colore chiaro quasi bianco; la 豆种 (dòu) “fagiolo”, di aspetto opaco; la 碧种 (bì) con una tinta azzurra; 玻璃种 (bōli) “vetro”, trasparente.


Vetro
玻璃种 (bōli) “vetro”

Ghiaccio
冰种 (bīng) “ghiaccio”

dou
豆种 (dòu) “fagiolo”

Bi
碧种 (bì)