tendenze

Eccoci quasi giunti alla fine di questo mese in Italia.
Presto metteremo mano alle valigie e riprenderemo la lunga strada per la nostra nuova bellissima casetta in Cina.
Era quasi un anno che non si tornava nel Bel Paese e devo dire che l’impressione che rimane non è delle migliori.
Non mi riferisco alla palta politica (la paltapolitica, ecco un neologismo), né alla melma che deborda dallo schermo delle televisioni, fenomeni dopotutto assolutamente evidenti e che non necessitano di alcun commento.
Quello che mi è rimasto sul gozzo è l’attitudine della gente, delle persone con cui ho parlato.
Ho avvertito nettamente la sensazione che l’impunità sia una cosa scontata e anzi dovuta, e questo secondo me basterebbe da solo ad abbattere qualsiasi nazione.
Impunità che da una parte fa sentire giustificati i soliti prepotenti, i famosi “furbi” che ci hanno resi famosi in tutto il mondo; dall’altra ha tolto ogni spunto a chi una volta pensava a lavorare bene e a condurre una vita decente, quelli che in passato costituivano la spina dorsale della nazione.
Di conseguenza è diffusa la convinzione che non importa cosa uno faccia o non faccia; che uno lavori bene o no; che si studi e si vada bene a scuola oppure no. Niente importa, nessuno obiettivo, solo il trascinarsi da un giorno all’altro, oppressi dal mostro senza testa, capaci solo di lamentarsi senza posa.
Giovani, meno giovani, dappertutto ho visto solo una grigia mancanza di speranza e di entusiasmo.
Anche i pochi che per capacità o per fortuna hanno azzeccato la strada giusta e vedono premiati i propri sforzi, alla fine non vedono l’ora di sfruttare il vantaggio al solo scopo di andarsene dall’Italia.
Mi viene voglia di concludere con il solito “Ma dove andremo a finire”, purtroppo però conoso già la risposta: finiremo con il diventare una nazione di serie B o C o peggio, che va avanti con un po’ di turismo, tanti piccoli peones in balia ad una casta di compredores corrotti e senz’anima.
Certo che sono pessimista, e anzi pusillanime visto che io per primo sono scappato; allo stesso modo ammetto candidamente che non sono in grado di proporre nessuna soluzione, ci mancherebbe altro; anche il mio non è altro che un lamento.
Però proprio non mi va di far finta di niente; almeno ho detto quello che penso.

Classifica

La competizione si è conclusa, e nonostante abbia pubblicato la notizia solo pochi giorni prima della conclusione del concorso, sono arrivato sedicesimo!
Mi è arrivata una mail dicendo che posso esporre questa luccicante targhetta:


IX11 - Top 100 International Exchange and Experience Blogs 2011

C’èanche una mappa con la disposizione geografica dei vari partecipanti:



Grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno votato!

p.s.
Il link sopra è purtroppo ora disponibile solo su waybackmachine

15: Tigre

Eccomi tornato in Cina dopo il brevissimo interludio in Italia; troppo breve ahimé…
Come meglio festeggiare il ritorno nel Celeste Impero se non con un nuovo post sui 36 stratagemmi?
Ecco quindi in tutta la sua gloria:

stratagem 15
Stratagemma 15: 调虎离山


调虎离山 (diàohǔlíshān) “Fare in modo che la tigre si allontani dalla montagna”

Dal vocabolario: “lure the enemy away from his base”.
Questo stratagemma nella sua semplicità è quasi diabolico.
Se si vuole combattere la tigre, è controproducente andare a stanarla in casa sua.
Piuttosto, meglio attirarla fuori dal suo territorio, e poi approfittare del momentaneo smarrimento per colpirla.
Allo stesso modo, inutile dare battaglia al nemico nel suo campo, dove è più forte e sicuro di sé.
Vita quotidiana: supponiamo che ci sia un rivale in amore molto spiritoso, che tiene banco e rallegra tutta la compagnia, ed evidentemente l’oggetto dei nostri sogni ne sembra attratto, che fare?
Inutile tentare di raccontare storielle, si rischia solo di strappare dei cortesi “ha… ha…” dagli amici che tra sé si stanno chiedendo se la barzelletta sia già finita.
Lo stratagemma suggerisce di toglierlo dal suo ambiente, preferibilmente cercando una situazione dove si ha qualche vantaggio.
Per esempio se si è esperti di vita all’aria aperta si può organizzare un campeggio in alta montagna in modo da rendere partecipe la propria fiamma della bellezza della natura, spiegando i particolari della vita selvatica, accendendo il fuoco la sera etc…
Oppure se si ha esperienza di natanti si può organizzare una gita in barca, facendo provare il timone all’oggetto dei propri desideri eccetera.
In affari, esempi di questo stratagemma si trovano dovunque.
Consideriamo il caso seguente: il dominio di Microsoft sui desktop è incontrastato e Apple sa che non ci può fare niente, e allora cosa fa?
Si inventa l’iPhone e bastona sonoramente il suo rivale, e già che c’era da’ anche una mano di botte a Nokia.
Insomma, l’arguto lettore avrà già capito la manfrina.
Basta con gli esempi, me ne vado a casa che abbiamo un giorno di ferie per 中秋节 (Zhōngqiūjié) “Festa di mezzo autunno” con conseguente spanzata di 月饼 (yuèbǐng) “Mooncake”!

Shock

Ebbene… anche questa vacanza è quasi finita, ancora pochi giorni e si torna in trincea.
Dopo un anno di assenza, ho sperimentato per la prima volta il paventato “reverse cultural shock”.
Ad essere sincero credevo che fosse una fanfaluca, invece ho sperimentato sulla mia pelle che certe abitudini acquisite in Cina mi hanno fatto sembrare strani certi aspetti della realtà della mia madrepatria.
E siccome sono un precisino, ecco un pratico elenco suddiviso per punti.

  1. Dove sono andati tutti? Dov’è la fiumana di gente, il mare di motorette che ti si buttano sotto la macchina, la critical mass ininterrotta, l’oceano di teste nere che popola le strade cinesi? Riesco addirittura a stare fermo 5 minuti nello stesso posto senza che nessuno voglia passare proprio di lì, o investirmi con un carretto, o posizionare una scala per riparare la lampadina montata sopra alla mia testa (successo pochi giorni prima di partire per l’Italia)!
  2. Perché hanno anestetizzato tutti i bambini? Dove sono i piccoli insopportabili mostri, i castighi divini che urlano come sirene senza soluzione di continuità, che spaccano tutto peggio dei gremlin sotto gli occhi compiaciuti di nonni e genitori?
  3. Dove sono le bottiglie in PET per strada, i contenitori di polistirolo sparse dappertutto, i sacchetti di plastica, i liquami di vario genere che decorano i marciapiedi… Camminare per strada in Italia mi sembra TROPPO facile, non solo non è necessario saltellare come cerbiatti per evitare di finire in qualche sottoscala o in qualche mucchio di spazzatura, ma addirittura non bisogna nemmeno guardare dove si mettono i piedi!
  4. Perché l’acqua dei laghi è azzurra invece che verde? E non puzza nemmeno? Viene quasi voglia di buttarcisi dentro, senza paura di prendersi la schistosomiasi o la leptospirosi fulminante!
  5. Come mai i camerieri sembrano tutti dei geni? Ti portano veramente quello che ordini! Sorridono, pure! Incredibile! Non versano nemmeno mai niente adosso… Posso portarmene qualcuno in Cina? E poi quando entri in un ristorante senti profumo di cibo, invece della nebbia di fumo di sigaretta. E nessuno ti urla nell’orecchio parlando al cellulare…
  6. I gatti: sono tutti ciccioni! I gatti cinesi al confronto sembrano dei levrieri, probabilmente perché devono correre come saette per procurarsi la cacciagione da mangiare…
  7. Mi ero quasi dimenticato che le striscie pedonali non sono decorative. in Italia le auto SI FERMANO e LASCIANO PASSARE i pedoni! Ricordo ancora con tenerezza quando fresco di patente cinese mi fermavo alle striscie pedonali e loro non passavano! Si fermavano a guardarmi sospettando probabilmente che aspettassi il momento giusto per scattare in avanti e fare piazza pulita.
  8. Dove sono i martelli pneumatici per la sveglia mattutina? In Cina non uso più nessun tipo di allarme per svegliarmi in orario, ogni mattina ci sono i lavori di costruzione che iniziano alle sei ed è più che abbastanza. Quando poi hanno finito di costruire, spaccano qualcosa e ricominciano daccapo. È un bel risparmio di sveglie, in effetti.
  9. Nessuno va in giro con la panza fuori dopo essersi arrotolato la maglietta fin sotto le ascelle… nessuno esce in pigiama… Nessuno porta alla cintola mazzi di chiavi da un chilo e mezzo…
  10. Nessuno mi guarda fisso per quarti d’ora con espressione assolutamente neutra aspettando chissà cosa.

26: locust

Vorrei iniziare una serie di post sull’argomento dei 三十六计, i “Trentasei stratagemmi”, una gemma di cultura classica che personalmente reputo di basilare importanza per chi lavora con la Cina.
Dico “basilare” nel senso che i 36 stratagemmi non vengono quasi mai citati direttamente, ma nei discorsi sono sempre presenti tra le righe, che si tratti di riunioni o trattative, o che si tratti di riuscire a spiegare il comportamento apparentemente incomprensibile di qualcuno.
In poche parole, fanno parte della cultura del Paese, anche se pochi li sanno recitare a memoria.
Tra l’altro ho notato che su internet non ci sono testi in italiano a riguardo, quindi ecco una ragione in più per mettersi al lavoro. Chiaramente se qualcuno invece trovasse del materiale, me lo faccia sapere!
Vista la frequenza dei miei post ci metterò un’eternità, ma come dicono i cinesi, 千里之行始于足下 (qiānlǐ zhī xíng shǐyú zúxià) “Un viaggio di mille miglia comincia con il primo passo”.
Per chi voglia portarsi avanti, posso consigliare qualche sito ben fatto:

Io incomincio con il numero 26, solo perché è uno dei miei preferiti.
Perchè ostinarsi a seguire l’ordine tradizionale?
In fondo questo è solo un blog, mica un trattato accademico.
Quando tra qualche anno avrò finito tutti i 36 post allora li metterò in ordine, promesso.
Quindi:

stratagem 26
Stratagemma 26


指桑骂槐 (zhǐsāngmàhuái) “Indicare il gelso e inveire contro l’acacia”

Sul dizionario questo stratagemma viene tradotto letteralmente come “reviling/ abusing the locust tree while pointing to the mulberry”, e più figurativamente come “Make oblique accusations; scold sb. indirectly”.
Attenzione a 槐 (huái), significa “locust tree” e non “locust” come si trova spesso scritto in giro.
Il “locust tree” è la comune acacia o robinia.
Questo stratagemma applicato nel suo contesto di strategia militare ci consiglia di risolvere una situazione complessa quale può essere un problema di disciplina tra le proprie truppe affermando la propria autorità tramite un atto spettacolare.
Qui sarebbe obbligatoria la storiellina del generale 韩信 (Hán Xìn) che per ristabilire l’ordine dalle sue truppe rimosse dall’incarico altri due generali… etc… etc… ma io personalmente di queste storie non ne posso più, per cui la evito.
Teniamo sempre presente che il contesto iniziale degli stratagemmi è la guerra, ma i ragionamenti sono applicabili alla vita di tutti i giorni. Quindi dove lo stratagemma dice “attaccare”, si può invece interpretare “avvertire”, “guidare” o “rimproverare”, in base alla situazione del momento.
Per fare un esempio, supponiamo di essere alla guida di un’azienda i cui operai siano in tumulto perché ritengono che l’azienda non presti abbastanza attenzione al benessere dei dipendenti.
Non si può mica andare a parlare con tutti uno per uno e farli ragionare… spiegare che un’azienda non è un asilo infantile, che non basta distribuire caramelle, che ci sono problemi più importanti da risolvere, livelli di qualità da rispettare, clienti da accontentare, certificati da ottenere, burocrazia, amicizie altolocate, etc…
Sarebbe impossibile!
Si può però per esempio sceglierne un paio che abbiano violato le regole di sicurezza sul lavoro e dar loro una bella sanzione diciplinare, con una circolare ufficiale che ricordi a tutti quanto è importante la sicurezza sul lavoro e quali sono i pericoli ai quali si va incontro se non si rispettano le regole.
In questo caso il problema da affrontare era troppo frammentato per occuparsi delle singole parti, e si è dovuto ricorrere ad una punizione esemplare al solo scopo di placare gli animi e trasferire l’attenzione generale su qualche altro problema.
Supponiamo invece di avere un locale che vende hamburger e volerci affermare sul mercato.
Potremmo fare una campagna pubblicitaria sul tema “La nostra carne viene solo da animali allevati in maniera organica! Le nostre bevande sono naturali, non ci sono conservanti! Non siamo una catena di negozi senza cuore!”
Ecco che ho indicato il mio nemico chiaramente, senza però farne il nome.
Oppure se sono un dipendente in un ufficio, e magari ho anche delle capacità, ma davanti a me c’è un capo ammanicato o un incapace figlio di papà, cosa posso fare?
Non posso certo accusarlo pubblicamente, perderei sicuramente.
Posso però analizzare la situazione e sfruttare qualche punto debole. Se il capo ammanicato fosse uso ad una certa pratica, per esempio scatti d’ira, potrei iniziare una campagna denigratoria tra i colleghi contro gli scatti d’ira in pubblico.
Morale, spesso ci si trova nella situazione di dover far fronte a situazioni che per una serie di ragioni non sono gestibili direttamente. Si si può allora partire alla lontana e agire su qualcosa di apparentemente scollegato ma che faccia capire dove sta veramente il problema.
Come dimenticare “The rising sun” e Sean Connery che sulla scena del delitto prendeva a schiaffi il giapponesino mentre il vero capo stava dietro al riparo?
Questo è un altro esempio da manuale.
Chi ha altri esempi da aggiungere?

numeri 4

Si potrebbe pensare che tutto questo sia sufficiente, e invece no!
Quando c’è bisogno di numerare degli elenchi, intervengono i 10 “Heavenly stems” e i 12 “Earthly branches”.
Ecco i 天干 (tiāngān), noti come “Heavenly Stems”:

  1. 甲 (jiǎ)
  2. 乙 (yǐ)
  3. 丙 (bǐng)
  4. 丁 (dīng)
  5. 戊 (wù)
  6. 己 (jǐ)
  7. 庚 (gēng)
  8. 辛 (xīn)
  9. 壬 (rén)
  10. 癸 (guǐ)

Ecco i 地支 (dì zhī) “Earthly Branches”:

  1. 子 (zǐ)
  2. 丑 (chǒu)
  3. 寅 (yín)
  4. 卯 (mǎo)
  5. 辰 (chén)
  6. 巳 (sì)
  7. 午 (wǔ)
  8. 未 (wèi)
  9. 申 (shēn)
  10. 酉 (yǒu)
  11. 戌 (xū)
  12. 亥 (hài)

Si è già parlato dell’utilizzo di questi elenchi nel post sul calendario e in occasione di una barzelletta.
Ultima osservazione: quando si elencano le cifre dei numeri del telefono, camere d’albergo etc…, “uno” si dice “yāo” e “zero” si dice “líng” oppure “dōng”.
Basta, lasciamo stare i gesti con le mani se no non finisco più; è sufficiente fare una ricerca su internet con “chinese number gesture”.

numeri 3

Il post precedente avrà lasciato tutti con il fiato sospeso: come si leggerà “2006”?
Ecco quindi fare il suo trionfale ingresso il carattere 零 (líng), convenientemente contrassegnato anche con il simbolo 〇, per cui 2006 si legge “èr líng líng liù”.
Questo carattere introduce anche il discorso dei 大些 大写 (dàxiě), che si usano negli assegni proprio come noi scriveremmo “diecimilatrecentocinquanta”.
Si tratta di una forma complicata dei numeri tradizionali: 零 (líng, “zero”); 壹 (yī, “uno”); 贰 (ěr, “due”); 叁 (sān, “tre”); 肆 (sì, “quattro”); 伍 (wǔ, “cinque”); 陆 (lù, “sei”); 柒 (qī, “sette”); 捌 (bā, “otto”); 玖 (jiǔ, “nove”), e a seguire poi 拾 (shí, “dieci”); 佰 (bǎi, “cento”); 仟 (qiān, “mille”); stranamente 万 è uguale, così come 亿, ma 元 si scrive 圆, mentre 角 e 分rimangono uguali.
Il sistema descritto appartiene alla famiglia dei sistemi addizionali, come i numeri romani.
Va da sé che con questi numeri non si poteva fare tanta aritmetica: serve infatti un sistema posizionale.
Appena possibile i cinesi hanno quindi adottato in toto i numeri arabi, che sono gli stessi che usiamo noi, e vengono pronunciati esattamente come i numeri tradizionali.
Quindi, riassumendo: in Cina i numeri arabi vanno benissimo per fare i conti, ma appena si richiede un minimo di rispetto o cortesia si passa ai numeri tradizionali, e per gli assegni si usano le forme 大写.

Continua…

classifica

Una delle domande più difficili è “Ma tu quanti caratteri conosci?”
In realtà questa è una domanda che non ha proprio senso, perché è proprio sbagliato il verbo “conoscere”: infatti si presuppone una conoscenza del tipo sì/no, mentre la realtà è (come sempre) ben più variegata.
Ecco il mio elenco dei livelli di conoscenza dei caratteri cinesi:

  1. Lo sai scrivere, conosci anche l’eventuale forma tradizionale, sai dare 5-6 esempi di parole che lo contengono, e almeno uno 成语 oppure titolo di classico. (esempio: 国/國:国家,德国,我国,国王,三国演义)
  2. Lo sai leggere e scrivere con disinvoltura, e dici anche “X-Y 的 X”. (es: 电, 电话)
  3. Lo riconosci quando lo vedi scritto, e dopo due o tre tentativi suscitanti l’ilarità generale, riesci anche a scriverlo. (缆)
  4. Lo riconosci quando lo vedi scritto, sai fare uno scarabocchio che ne richiama la forma generale. (es. 宽)
  5. Lo riconosci ma non lo sai scrivere.(歉)
  6. Sai come si pronuncia e come si scrive, ma non sai cosa vuol dire (Tipico dei nomi di persone, come 辉)
  7. Lo confondi sempre con altro (o altri). (捡,检 ; 型,坚)
  8. Quando lo senti dici subito “X-Y 的 X” ma hai solo una vaga idea di come si scriva. (球)
  9. L’hai visto un sacco di volte, lo hai cercato sul dizionario altrettante volte, ogni volta ti sei dato del pirla perché è proprio ovvio, eppure ogni volta ti frega. (偷)
  10. Sei sicuro di averlo già visto ma proprio non ti viene. (棒)
  11. Ti sembra di averlo già visto. (罩)
  12. Mai visto. (屉)
  13. Questo sarebbe un carattere? (es. 赵)
  14. (Benigni in “Il mostro”): EEEEHH? (es. 眄)

numeri 2

Le cifre del post precedente sono nove, e manca lo zero: infatti gli antichi cinesi non si sono dati la briga di inventarlo (e nemmeno noi intelligentoni europei: sono stati gli arabi (gli americani non c’erano ancora, se no l’avrebbero inventato loro (anzi l’avrebbe inventato un arabo emigrato in America ;-)))
“dieci” in cinese si dice 十 (shí): “tredici” si dice 十三 (shísān), “venti” si dice 二十 (èrshí), “quarantotto” si dice 四十八 (sìshíbā) e così via.
Allo stesso modo si usano 百 (bǎi) “cento” e 千 (qiān) “mille”: per esempio, 5341 si dice “五千三百四十一” (wǔqiān sānbǎi sìshíyī).
Prima seccatura: dopo 千 (qiān) “mille” c’è 万 (wàn) “diecimila”.
“Che comodità!”, diranno i miei piccoli lettori, fino a quando si troveranno a dover dire “un milione” e scopriranno che si dice 一百万 (yībǎiwàn), mentre “centomila” si dice 十万 (shíwàn).
Non è una cosa da sottovalutare, perché noi siamo abituati a contare mille per mille, mentre se voglio dire “20.000”, uscirsene con 二十千 (èrshíqiān) sarebbe un grossolano errore: si dice 两万 (liǎngwàn).
Più avanti troviamo 亿 (yì) “cento milioni”: sui moduli degli sportelli bancari le colonne da riempire sono contrassegnate così: 亿千白十万千白十元角分, dove 角 (jiao) è un decimo di 元 e 分 (fēn) è un centesimo.
Gli anni non si pronunciano come se fossero numeri: non si traduce letteralmente 1968 con 一千九百六十八, a meno che si voglia uccidere qualcuno dalle risate.
Si usano invece le singole cifre, si scrive 1968 年 e si legge “yī jiǔ liù bā”.

Continua…