Proseguo il discorso lasciato in sospeso nel precedente post sulla frutta tropicale per aggiungere qualche altra leccornia.
Sorvolerò su kiwi, mango, papaya che una volta erano considerati frutta esotica ma al giorno d’oggi si trovano in tutti i supermercati d’Italia e ormai li conoscono anche i sassi.
Vorrei però parlare del 火龙果 (huǒlóngguǒ), in inglese Pitaya, Pitahaya, Dragonfruit.
Il nome in cinese è molto suggestivo,
火龙 indica anche una processione delle lanterne, e in effetti il frutto potrebbe assomigliare ad una lanterna, ma (voce altisonante) “Frutto del drago di fuoco” mi piaceva di più.
Ha un sapore delicato e fresco, ma se non è maturo al punto giusto non sa di niente.
Recenti esperimenti hanno tuttavia dimostrato che tagliato a pezzi e lasciato una notte in frigo con di succo di limone e zucchero, diventa buono comunque.
È un must ai matrimoni.
Abbiamo poi lo 阳桃 (yáng táo) “Carambola, Starfruit”, da queste parti lo coltivano anche nei vasi sul balcone.
È noto anche come 三廉 (sānlián), 杨桃 (yángtáo), 五敛子 (wǔliǎnzǐ), 羊桃 (yángtáo) e una quantità di altri nomi.
Ha un sapore asprino, acidulo.
Fa molta scena tagliato a fette per traverso perché ogni fetta ha la forma di una stella.
Ecco poi il 蛇皮果 (shépí guǒ) “frutto pelle di serpente”.
Devo essere sincero: non è che mi piaccia molto. È dolciastro, un gusto strano.
Vado invece matto per lo 柚子 (yòuzi) “pomelo; shaddock; grapefruit”, un agrume simile ad un limone gigante, sugoso e dolce.
Mi si dice che si trova anche in Italia.
Vorrei finire (per ora) con il 鸡蛋果 (jīdàn guǒ) letteralmente “frutto uovo”; il nome di questo frutto per una volta ha un nome più poetico in inglese: “passion fruit” e in italiano “frutto della passione”.
Il nome cinese però colpisce nel segno: questo frutto ha un guscio legnoso e sottile, mentre l’interno è molle molle.
Sembra proprio un uovo fatto e finito.
È un po’ fastidioso da aprire ma vale la pena di impegnarsi per gustare il delizioso contenuto.
Arrivederci alla prossima puntata per altri mirabolanti frutti esotici!
A casa di mia suocera c’è una albero gigante di 黄皮果,il cui nome erroneamente interpretavo come 广屁股…
Ma la pronuncia del Guangxi ha tutti i toni ribaltati, e diversi altri sortilegi fonetici.
Saluti
Nino: mia moglie è di Qingdao, ed è la stessa solfa: “Ma dai, non è un dialetto difficile, sono solo toni sbagliati (sic) e una pronuncia leggermente diversa…”
Hai detto niente!
MA CHI SEI??? NOTEVOLE LE TUE PAGINE SULLA FRUTTA BRAVOOO
laura
ps.
dovrei presentare un video sul NUSHU e ovviamente mi sto documentando.una domanda comunque mi frulla continuamente: ma le donne nelle campagne non erano analfabete? come potevano usare una scrittura segreta
forse basata sugli ideogrammi usati normalmente da chi sapeva leggere e scrivere? boh! Tu che ne dici:
Un caldo abbraccio
psps come va a Bankok?
Secondo me bisogna distinguere tra analfabetismo e cultura: le minoranze etniche dello Yunnan hanno una cultura molto ricca, basata su canti e poemi tramandati oralmente.
Le donne di quelle regioni (come forse quasi tutti quanti) erano analfabete ma avevano le proprie tradizioni.
Tra queste tradizioni c’erano le sorellanze segrete, e saprai bene che il 女书 era usato principalmente per una usanza relativa all’allontanamento delle donne dal proprio villaggio dopo il matrimonio.
A giudicare dalla complessità delle fogge degli abiti tradizionali, dovevano avere anche un sacco di tempo a disposizione!
Se sommi tutto, cioè sorellanza+necessità di comunicazione a distanza+proibizione sulla (o mancanza di) cultura scritta regolare+tempo a disposizione+abilità nel ricamo… diventa quasi naturale!
p.p.s Non sto a Bangkok ma in Cina mainland
p.p.p.s grazie dei complimenti
Insomma pensi solo a mangiare
Non è vero!
Ho fatto i post sulla frutta perché se no diventava un blog di solo frigne e lamentele.
Il frutto della passione è fantastico, soprattutto nei frullati, assieme ad altra frutta, o mescolato con un centrifugato di carota. Io sono particolarmente ghiotto di mangosteen…non ricordo se ci sono in Cina. Nel sud-est asiatico abbondano. Così come i durian, di cui vanno pazzi anche i cinesi in vacanza da queste parti. Poi mango e ananas qui hanno tutto un altro sapore, in Europa sembrano frutti diversi. Non mi piacciono molto invece i membri della famiglia rambutan…il seme mi si spacca sempre in bocca lasciando un sapore sgradevole.
Visto che tralasci la papaia, mi permetto di portare un contributo a favore…
http://mondoscopio.blogspot.com/2010/03/un-frullato-rangoon.html
F.
Bellissimo il tuo post, una gemma come sempre.
Ho in mente di fare un altro post sempre sulla frutta, ci metterò senz’altro anche i mangosteen.
Slurp!
Troppo gentile.
Attendo il prossimo sulla frutta, anche se non disdegno un po’ di sane frigne!
F.
Domandona
la pianta del dragonfruit in Italia potrebbe essere chiamata ” lingua delle donne” , essere coltivata in vaso e fare dei fiori rossi ma non frutti ? ( o almeno io non ne ho mai visti )
Mi ricorda tanto delle piante viste in vaso nelle campagne piacentine….
Urca che domandona!
Pare che la “lingua delle donne” sia una leguminosa, la Delonix Regia, ma il dragonfruit è una cactacea (Hylocereus undatus).
Sembra che siano due piante diverse, ma non sono molto esperto di botanica quindi non mi arrischio a dare un parere definitivo.
Comunque grazie per l’interessante domanda!
Appena ho occasione ti mando una foto della pianta in questione e poi vediamo ….
( è una cactacea anche quella che ho visto io )
ciao
Rosi
manda manda