Infographics 1

Hi all, welcome to the first installment of “China in infographics”!
Today’s rant is about traffic rules (or the complete ignorance about those).
Please consider the situation depicted in the following picture:

the problem

The picture shows a bus stop, where people get off the bus at point A.
Suppose you have to go from point A to point B.
What would you do? Probably something like this:
common sense

Now, imagine you are driving a car in China.
You are approaching a bus stop, and you are preparing to overtake the but that has just stopped.
You don’t want to roll over anyone, so you are thinking: “People are stepping off the bus, but I am driving a car, they don’t want to be hit, they’ll be careful, I don’t have to worry.” Right?
Wrong.
This is what EVERYONE will do:
common sense

The won’t look before crossing, and generally won’t give a sh*t if you screech your tires to halt, honk, flash lights, yell or similar.
Only if you succeed in cornering one so that he has no way to continue walking, then he will stop abruptly as if a sinkhole just opened in front of him.
Then he’ll pull a bewildered face, look around (but not at you) and then continue in another direction, just like a zombie or an automatic sweeping robot.
So, dear wimpy white man, be warned!
Chinese people have Important Business To Do, they don’t have time to follow stupid traffic rules.
YOU oughta, though.
Happy driving!
Goodbye to the next installment of “China in infographics”!

Chocoreto

Anno 2003: l’estate più calda a memoria d’uomo.
Vecchietti ritrovati seduti sulle panchine dei parchi disseccati come mummie egizie; tordi caduti dal cielo già arrostiti; galline che facevano le uova già sode; sono sicuro che tutti ricorderete questi storici avvenimenti.
All’epoca abitavo a Milano vicino a Piazzale Loreto, un’arena di asfalto che già normalmente assorbe efficacemente i raggi solari di giorno per poi rilasciarli durante la notte, garantendo così un caldo africano 24/7.
L’idea geniale quell’anno era stata di andare in vacanza in Giappone, fuggendo da quell’infernale calura per un intero mese.
Chiaramente appena uscito da Narita fui immediatamente assalito da una cappa di umidità e calura tali da fare sospettare che l’aereo fosse stato malauguratamente dirottato nel Congo Belga.
Grazie (o nonostante) la mia allora quasi inesistente conoscenza degli ideogrammi, riuscii a capire dai titoli dei giornali che quell’anno la stagione delle piogge si era rivelata alquanto anomala.
La suddetta stagione è caratterizzata da quotidiani scrosci di pioggia (calda) e normalmente si conclude a metà Luglio.
Ebbene, quell’anno i kami avevano decretato di protrarla per tutto Agosto, coprendo completamente tutta la mia permanenza.
Frequentavo un corso estivo di lingua giapponese e nel tempo libero mi feci quindi una cultura di musei, centri commerciali e negozi vari.
Tra questi non poteva mancare una visita a Akihabara, dove rimasi fulminato da un palazzone di 7 piani strapieno di ogni possibile oggetto di merchandising di qualsiasi serie animata anime o videogioco mai prodotto.
Comperai dei pupazzetti di Totoro, qualche regaluccio per amici e qualche carabattola che poi buttai in valigia.
Fast forward fino al 2015: dopo innumerevoli accadimenti tra cui traslochi, cambiamenti di lavoro, matrimonio, figli eccetera, da chissà dove spunta fuori una scatolina con delle scritte in giapponese, con dentro una bambolina in metallo tipo “Astro Boy“.
Non l’avevo mai aperta; la bambolina si vedeva da una finestrella in plastica trasparente.
Allora la lascio ai bimbi dicendo in tono paterno la solita baggianata del tipo “Questo giocattolo, il papà l’ha comperato in Giappone nel Giurassico”.
Giorni dopo, torno a casa in piena notte da non ricordo dove.
Su di un tavolo vedo una ciotolina con dentro delle palline di cioccolato, e chiaramente senza pensarci due volte me le ingollo prontamente. Sanno vagamente di frutta.
La mattina dopo chiedo alla moglie: “Da dove arrivavano quelle palline di cioccolato che mi avete lasciato ieri sera?”
“Stavano nel giocattolo che hai regalato ai bimbi. Non mi sono fidata a dargliele da mangiare perché hai detto che l’avevi comperato un milione di anni fa.”
Ugh… potenza dei conservanti!