Chenyang

Da Yangzhou abbiamo poi proseguito per 程阳 (Chéngyáng) “Chengyang”, che è un posto famoso perché territorio popolato dalla minoranza etnica dei Dong.




In passato avevo conosciuto per lavoro un ragazzo Dong, e mi ero stupito di come fosse una persona di carattere dolce e sereno.
Ora ho capito il perché: questa gente vive in piccoli villaggi di case di legno, in un panorama mozzafiato di montagne, in armonia con la natura, nel rispetto delle proprie radici e tradizioni.
Detta così sembra un paradiso, ma certo non sono rose e fiori: la storia recente di questi popoli si intuisce nei fisici gracili dei loro anziani, spesso deformi in seguito alle fatiche della vita in mezzo ai campi.
Recentemente però le cose sono cambiate, anche grazie ai generosi interventi statali, e le condizioni di vita sono migliorate di ordini di grandezza.
Aggiungiamo che in queste zone incominciano ad arrivare anche i turisti, e con i turisti arrivano anche gli schei.
Non c’è ancora turismo di massa; personalmente spero che non si arrivi a certi livelli, per ora il posto è ancora idilliaco.




Noi abbiamo alloggiato in una casa tradizionale di legno a tre piani, mi si dice costruita senza usare nemmeno un chiodo.
Ogni villaggio ha una pagoda che serve come luogo di ritrovo, poi un teatro che serve per le cerimonie festive, matrimoni e via dicendo; il tutto sempre di legno e senza chiodi.
In effetti avvicinandosi in macchina ai villaggi si vede che l’industria del legno è molto sviluppata: dovunque ci sono segherie e tronchi accatastati.
La cosa più bella è stato comunicare con questa gente, constatarne il carattere sereno, che mi ha ricordato per molti versi i tibetani.
E poi l’ambiente, aria pura, le risaie di un verde squillante, la pulizia ovunque, le aie piene di riso e cotone ad asciugare.



Sì perché loro coltivano il cotone, lo filano, lo tessono, lo tingono nell’indaco e poi lo martellano con un martellone di legno fino a farlo diventare brillante, e ci fanno gli abiti della festa.
Il nome esatto è 亮布 (liàngbù), “tessuto brillante”, ed in effetti riflette la luce come la carta stagnola.




Alla mattina presto verso le sette c’è un omino che gira per il villaggio con un gong e ripete: “Sveglia, sveglia! Non fate i pigroni!”
Non ho fatto la domanda ovvia, e cioè se fosse un caso isolato di pazzia oppure un’abitudine del luogo; comunque gli altri abitanti lo trattavano come se fosse una cosa normale.
Specialità: 油茶 (yóuchá) “tè all’olio”, una bevanda energetica fatta con tè, zucchero e palline di riso soffiato fritte nell’olio.

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