Questa lezione prende spunto dalla parola 你好 (nǐhǎo) che è il saluto più classico in Cina, corrispondente al nostro “ciao”.
Questa parola è composta da due caratteri: 你 (nǐ) e 好 (hǎo).
你 (nǐ) significa "tu e 好 (hǎo) significa "buono, bene".
Scomponiamo ulteriormente le parole nelle singole lettere.
你 (nǐ) è composto da "N" e "I", due lettere che hanno una pronuncia molto simile a quella italiana.
好 (hǎo) è composto da "H", che in cinese si pronuncia aspirata.
Attenzione: la lettera "H" in cinese non è afona come in italiano ma ha una sua pronuncia ben definita: si dice che ha una pronuncia “aspirata”.
Le restanti due lettere "A" e "O" si pronunciano insieme: “AO” in una maniera molto simile alla “o” aperta italiana.
Nel testo avrete notato che sopra alla pronuncia di questi due caratteri ci sono degli accenti circonflessi: sono le indicazioni del tono.
I toni sono la base della fonetica cinese, e costituiscono il maggiore scoglio per chi si avvicina allo studio di questa lingua.
I toni del cinese mandarino sono quattro: Primo, Secondo, Terzo e Quarto.
Si tratta di modulazioni della voce che distinguono le sillabe che si pronunciano allo stesso modo.
La necessità che ha originato la creazione dei toni è il fatto che il cinese è una lingua sillabica: ogni sillaba ha un proprio significato.
Il numero di sillabe pronunciabili dalla voce umana è limitato: infatti il cinese prevede solo circa 400 sillabe distinte.
È logico che una lingua prevede molti più di 400 parole distinte; con solo 400 suoni a disposizione ci sarebbero state moltissime parole che si sarebbero pronunciate allo stesso modo.
Ci sarebbero stati quindi troppi omofoni, che sono appunto le parole di significato diverso che si pronunciano allo stesso modo.
Anche in italiano abbiamo degli omofoni, per esempio la parola "rosa", che può essere il fiore oppure il colore.
Quindi per evitare di avere troppi omofoni, gli antichi cinesi hanno escogitato questo sistema.
In questo modo da una sola sillaba posso ricavare quattro parole diverse, per esempio dalla sillaba yi, molto semplice, posso ricavare quattro parole distinte: yī yí yǐ yì.
Il problema degli omofoni non è stato completamente risolto, infatti ad ognuna di queste quattro pronunce possono corrispondere più caratteri e quindi più significati, come vediamo nel testo.
Per semplificare le cose incominciamo con il dire che possiamo associare ad ognuna di queste pronunce un significato diverso e quindi: yī (一) significa "uno", yí (移) significa "muovere", yǐ (椅) significa "sedia", yì (意) vuol dire "significato".
Il concetto di tono non è poi così estraneo all'italiano o alle altre lingue indoeuropee alle quali siamo abituati.
Il fatto è che anche noi usiamo i toni ma non per distinguere una parola dall'altra, bensì per aggiungere ulteriore significato alla frase.
Basti pensare alla modalità che usiamo abitualmente per porre una domanda, per esempio partendo dalla frase affermativa: "Tu vai".
Se voglio farla diventare una domanda le parole non cambiano assolutamente, cambia solo l'intonazione: "Tu vai?".
Oppure: se dico "mangia", porto un significato preciso alla mia parola, ma se dico "mangia!" il significato è ben diverso.
Attenzione alla differenza: in italiano posso aggiungere del significato alla frase cambiando il tono. In cinese alla variazione di tono corrisponde una variazione di significato, per cui il tono va espresso con molta chiarezza, e anche così la possibilità di cadere in equivoci è sempre presente.
Possiamo sfruttare questa particolarità per capire meglio quali sono le caratteristiche dei quattro toni della lingua cinese.
Partiamo dal primo tono.
Facciamo ora qualche esercizio sui toni.
I toni sono il fondamento della lingua cinese: chi non sa i toni non sa il cinese.
Esercitarsi è importantissimo!
Come di consueto, domande e oservazioni per email a brains@asiafreaks.net