terme

Siamo andati pochi giorni fa alle terme di Huizhou, chiamate 汤泉 (tāngquán) che letteralmente significa “sorgenti calde”.
Questo termine è divertente perché 汤 significa “zuppa”, 泉 è “sorgente”, quindi la prima volta che l’ho sentito ho pensato ad uno stabilimento termale molto molto piccolo!
C’eravamo già stati una volta parecchio tempo fa e in realtà si tratta di un accogliente parco diviso in due: una parte vecchia, anzi antica, ed una parte nuova con resort, una bella piscina etc.
Certo niente a che vedere con 龙门 (lóngmén), ma considerato il fatto che il posto sta a 10 minuti da casa, non c’è proprio malaccio.


Fantastico cartello in engrish

Un discorso a parte merita il tempietto che fa parte del parco.
È piccolo e carino, con l’incenso e tutto, ma la cosa strana è che e dentro ci sono statue buddhiste e taoiste, assieme.
Cioè non che sia vietato, per carità, però finora ero stato nel tempio buddhista, con dentro il Buddha, i Bodhishattva, i guardiani celesti e così via.
Poi c’era il tempio Taoista, con dentro i soliti 玉皇 (Yùhuáng), 三清 (sān qīng) e compagnia.
Qui invece ci sono un paio di figure taoiste, poi da una parte c’è 观音 (Guānyīn) che è un bodhisattva buddhista.
Ho chiesto anche alla signora che gestisce il banchetto per la vendita dell’incenso.
– Signora, ma questo è un tempio Taoista?
– Sì!
– ma che ci fa Guanyin?
– … (silenzio imbarazzato)
E non c’è stato verso di cavargli più niente.
Evidentemente hanno pensato che mettendo più divinità si sarebbe incrementato il numero di devoti, i quali avrebbero comperato più incenso…


Bracieri


Gli “zampironi” di incenso.

Una delle cose carine del posto secondo me è che esiste ancora la sorgente dove ai tempi andava a fare i bagni il famoso poeta 苏东坡 (Sū Dōngpō), il celebrato eroe della città.
A mio parere quella era l’attrazione più significativa.
Dico “era” perché la fonte è chiusa! No si può entrare! Filo spinato!



La fonte di Su Dongpo vista da fuori


Spero che in realtà si tratti di una chiusura temporanea in vista di qualche intervento di valorizzazione, ma non ci credo troppo.
Molto più probabilmente il management vorrà insistere sui più lucrativi servizi della parte nuova e lasciare cadere in rovina tutto il resto.
Cosa che mi sta anche bene, ma almeno lasciatecele vedere, queste rovine!




La cascata

intervista

Ecco il testo tradotto dell’intervista che mi hanno fatto qualche tempo fa:

Dopo avere imparato il cinese viaggia in Cina e si innamora di Huizhou

Davide dice che ci sono solo due famiglie di italiani che abitano a Huizhou, la sua e un’altra di tre persone, e spesso si vedono per uscire assieme.
Allalbergo “Kande” Davide a volte sente parlare la sua lingua: “Sì, ci sono italiani a Huizhou, ma pochi, e quelli che ci abitano sono ancora meno”.

Di Milano, Italia, 40 anni, parla correntemente il cinese, ama la Cina e la cultura cinese, ha viaggiato in tutta la Cina, e attualmente lavora in una azienda italiana di produzione di pelle sintetica, impegnato nella gestione delle risorse umane e Information Technology.

Fin dalla più tenera età, ha trovato interessante le culture asiatiche.
Ha iniziato a studiare il giapponese e in seguito solo per caso si è innamorato della lingua cinese, e alla fine ha anche sposato una ragazza cinese.
Straniero in terra straniera, si innamorò di Huizhou, e della Cina.
Davide, che è venuto per l’intervista tenendo in braccio il figlio Valentino di 10 mesi (nome cinese Rùnrùn) e assieme alla moglie, la signora Cui, è alto 191 cm, molto schietto, dotato di senso dell’umorismo e molto gentile. [n.d.t.: faccio solo la traduzione]
Davanti al reporter che faceva notare la sua statura, non ha potuto fare a meno di sospirare esasperato: “Non sono io troppo alto, siete voi troppo bassi”.

A Huizhou si sta bene

Davide è arivato a Huizhou nel 2006, mandato dal quartier generale italiano; non aveva mai sentito parlare di questa città, ma appena arrivato ha avuto subito una buona impressione, anzi più ci abita più gli piace.
“Mi piacciono particolarmente i luoghi caldi, a Huizhou mi trovo molto bene.”
È qui da più di 2 anni, ormai ha girato tutti i posti turistici della zona: Luofushan, Turtle Bay, Xunliao Bay.
Questo amico che è venuto a vivere a Huizhou dall’Italia continua a ripetere “Mi trovo bene.”
“La città non è troppo grande, e si sente che ha una lunga storia.”
Davide è soddisfatto della sua vita a Huizhou.
A casa, a volte si prepara qualcosa di italiano per cena, ma dice che gli piace molto anche la cucina hakka.
“Nella cucina Hakka ci sono molti piatti deliziosi. Tofu ripieno, ‘tre tesori’, anatra laccata.”
A Davide piace giocare a Badminton e spesso gioca assieme alla moglie, che dice: “Ha le braccia lunghe, e dopo qualche mese da quando abbiamo iniziato giocava meglio di me.”
A davide piace anche il nuoto, a volte va a nuotare al lago Honghua.
“Normalmente ho poco tempo libero, quando torno a casa alla sera sono distrutto e allora guardo la TV, oppure qualche videogioco.”

Primi passi in Cina nel 1993

Fin dalla più tenera età, Davide era molto interessato alle culture asiatiche; il primo contatto l’ha avuto da un libro che aveva a casa.
“C’era una pagina con un’immagine di una antica città giapponese, mi piaceva molto.”
Da piccolo ha avuto sempre un forte interesse per la cultura giapponese, e così ha iniziato a studiarne la lingua.
Poi una volta per caso nel 1991 ha fatto amicizia con un cinese, “In quegli anni a Milano c’erano già tanti cinesi, per la maggior parte provenienti da Wenzhou.”
Diventarono grandi amici, e da qui incominciò la passione per la lingua cinese, che diventò il suo hobby per molti anni.
“La lingue cinese è molto difficile, ma la cosa più importante è non rinunciare mai.” Davide ha poi frequentato i corsi di lingue del comune di Milano, e ha continuato a studiare per molti anni.
Dice che i suoi compagni di corso all’inizio erano pieni di entusiasmo, “All’inizio pensi che sia facile, poi dopo un po’ ti accorgi delle vere difficoltà, e la maggior parte rinuncia.”
“Solo io sono andato fino in fondo”
Ora Davide parla cinese fluentemente, normalmente non ha nessun barriera nella comunicazione.
“Ho ancora qualche problema con il cinese scritto” dice Davide, “e spesso non capisco cosa dicono al telegiornale perché parlano troppo velocemente.”

David ha iniziato a viaggiare in Cina nel 1993. Pechino, Shanghai, Guangzhou, Hangzhou, Kunming, Kashgar, Turpan, … è stato un po’ dappertutto.
“Per me, la Cina è molto divertente!” Egli ha fatto anche da interprete per degli uomini d’affari italiani che volevano investire in Cina, e ha girato Suzhou, Wenzhou, Zhenjiang.

I tre matrimoni

Guardandoli, si capisce che Davide e sua moglie si vogliono molto bene.
Mentre parla Davide accarezza spesso i capelli della moglie con un gesto che gli è abituale.
“Lei era una cinese a Milano che parlava l’italiano, io ero un italiano a Milano che parlava il cinese, era solo una questione di tempo.” A sentirlo parlare, sembra che questo incontro tra i due sia stato voluto dal destino.

Si sono incontrati per la prima volta a casa di amici comuni, “Lei mi era piaciuta subito, ma sembrava che lei non fosse molto interessata a me. Alla fine l’ho dovuta pregare in ginocchio.” Davide ripete il gesto unendo le mani davanti a sé: “Ti prego! Ti prego!”, dice in un gesto molto carino.
La moglie si schernisce: “Non è mica stato così difficile! Io ho capito subito che lui era un uomo buono. Però non potevo mica gettarmi subito tra le sue braccia, non si fa mica così!”
Dopo sei mesi comunque erano assieme.

Si sono sposati nel 2006. “Abbiamo fatto tre matrimoni. Il primo in Marzo, nel comune di una piccola cittadina a 50 km da Milano, poche persone.” Davide dice che in Italia ci sono due tipi di matrimonio, quello religioso e quello civile che si tiene in una sala apposita nei municipi. Al giorno d’oggi ci sono pochi giovani credenti, e loro due ne sono un esempio.

La seconda volta è stata nel mese di giugno a Milano, con parenti e amici.
La terza volta è stata nel mese di settembre in Cina, a Qingdao, città natale della signora.
“Le nozze cinesi sono molto interessanti. La danza dei leoni, i tradizionali scherzi da fare a casa degli sposi novelli… quanto mi hanno fatto bere!”

Ora l’amore ha dato i suoi frutti, “Il piccolo italiano ha già 10 mesi”, la signora fa la mamma a tempo pieno, e stanno già pensando al secondo figlio.
A davide piacerebbe che Valentino facesse le scuole a Huizhou: “Studiare in cinese in età adulta è una fatica immane; se facesse le scuole qui crescerebbe sapendo tre lingue: cinese, italiano e magari anche inglese. C’è una coppia di nostri amici in Italia (padre italiano, madre cinese) che hanno una bambina così.”
Nonostante il piccolo abbia solo 10 mesi gli daresti un anno di età, una statura naturale vista l’ascendenza dalla parte di padre.

Lavorare a Huizhou non è facile

Parlando del suo lavoro a Huizhou, Davide dice “Non è facile.”
Davide lavora a Huizhou in una azienda italiana che produce pelle sintetica, responsabile del reparto IT e delle risorse umane.
Tutti i giorni dalle 9 alle 18:30 non stop, è dura.
All’inizio c’è stato qualche intoppo.
“Il problema è che se tu sei uno straniero, e tutti i tuoi colleghi sono cinesi, e i punti di vista di un europeo e di un cinese sono differenti; gestire le situazioni alla maniera occidentale qui non serve a niente; ho dovuto reimparare tutto da capo.

Domanda e risposta

Amici nel telefono cellulare

Reporter: Avete suggerimenti per lo sviluppo della città di Huizhou?
Davide: Un problema della città è il traffico: la gente guida in modo caotico.
In Italia quando un pedone attraversa la strada le macchine si fermano, qui non succede.
Le regole della strada sono le stesse, ma i conducenti non le rispettano.
Per esempio quando taglino la strada di fronte alle biciclette, sono cose pericolose.
In Italia andavo al lavoro in bicicletta tutti i giorni, tra una cosa e l’altra facevo un’ora di bici al giorno, ma qui non oso, è troppo pericoloso.

In Italia a Milano ci sono concerti, l’opera, il teatro moderno è interessante anche per i giovani.
A Huizhou non c’è niente di tutto questo; certo, ogni luogo ha la sua particolare cultura.

Reporter: Che cosa hai fatto per promuovere la collaborazione tra Italia e Huizhou?
Davide: I miei amici vogliono sapere come si vive qui. Io spesso faccio foto delle cose più interesssanti e le maqndo in Italia. Per esempio gli alberi di mango e papaya, in Italia non ce ne sono.
Alcuni amici italiani che vengono in Cina magari passano a trovarmi e stanno qui a Huizhou due o tre giorni.

Reporter: Lei è solito seguire le notizie?

Davide: principalmente da internet, leggo poco i giornali. Il fatto è che per leggere il giornale in cinese ho bisogno di troppo tempo, devo usare il vocabolario.
Non c’è nessuna grande differenza tra i giornali italiani e quelli cinesi, magari l’unica differenza può essere l’uso che si fa del giornale.
In Italia, un sacco di gente compra il giornale per prima cosa alla mattina, cosa che non capita a Huizhou.

Reporter: ti senti solo a Huizhou?

Davide: Oggi c’è l’email, l’instant messaging, praticamente ho tutti i miei amici con me, nel telefonino.
(Davide mostra al giornalista il suo telefonino) Guardi, con questo programmino per il cellulare sono in contatto tutto il tempo con i miei amici e colleghi, posso contattarli in ogni momento.

traslochi

Italiano
Una domanda per i miei coetanei (o giù di lì)
Quanti traslochi avete fatto nella vostra vita?
Definizione: molto semplice, vuol dire prendere tutte le proprie carabattole e trasferirle in un altro posto.
Quindi non valgono le vacanze, la colonia estiva, le trasferte di lavoro, i weekend al mare, al club ippico o similia.
Io ne ho fatti 9:

  1. Da casa dei miei genitori -> Milano, via Giusti
  2. Via giusti -> via Jacopino da Tradate
  3. Via jacopino da tradate -> Sesto S.G.
  4. Sesto S.G. -> Bollate
  5. Bollate -> Milano, Viale Abruzzi
  6. Viale Abruzzi -> Via Corti
  7. Via Corti -> Cina, in hotel
  8. Hotel -> Fabbrica
  9. Fabbrica -> appartamento nel complesso residenziale.
English
One question for people of about my age
How many times did you move?
Definition: very simple, it is when you pick up all your things and move to another place.
So, no vacations, summer camps, duty trips, weekends to the sea or to the horse club or similar.
I did nine:

  1. Parent’s home-> Milano, via Giusti
  2. Via giusti -> via Jacopino da Tradate
  3. Via jacopino da tradate -> Sesto S.G.
  4. Sesto S.G. -> Bollate
  5. Bollate -> Milano, Viale Abruzzi
  6. Viale Abruzzi -> Via Corti
  7. Via Corti -> China, in a hotel
  8. Hotel -> Factory
  9. Factory -> residential complex flat
中文
我想给我同岁(左右)的人提一个问题:到目前为止,你已经搬了多少次家?
我这个“搬家”的定义很简单:就是说收拾你所有的乱七八遭的东西,移动到另外一个地方。
不算放假,夏令营,出差,周末海边旅游,赛马俱乐部,等等。 先说我的答案:

  1. 从父母家到米兰的Via Giusti
  2. Via giusti -> Via Jacopino da Tradate
  3. Via jacopino da tradate -> Sesto S.G.
  4. Sesto S.G. -> Bollate
  5. Bollate -> 米兰, Viale Abruzzi
  6. Viale Abruzzi -> Via Corti
  7. Via Corti -> 中国(宾馆)
  8. 宾馆-> 公司>
  9. 公司 -> 我们自己的家

comune

Oggi vorrei scrivere una nota riguardo a questi due zozzosi caratteri: 晋 e 普.
Ora ditemi se non sono quasi uguali! Chiunque direbbe che 普 deriva da 晋 più due insignificanti trattini sopra.
Invece, 晋 (jìn) “promuovere” deriva da 亚 (yà) “inferiore, Asia” più 日 (ri) “sole”.
Mentre 普 (pǔ) “comune”, universalmente noto in quanto facente parte di 普通话 (Pǔtōnghuà) “Cinese Mandarino”, deriva da 並 (bìng) “assieme, egualmente” e 日.
Ecco che quando un poveraccio si ritrova una parola come 晋级 (jìnjí) “ricevere una promozione”, si lambicca il cervello pensando a “Sarà ‘pují’? Che è? Forse ‘bují’? Bu, pu… boh!”
E invece… no!
mannaggia

orecchio

“Il rumore nell’orecchio”

Commedia fantozziana in tre atti

PROLOGO
All’inizio del 2006 ho un problema all’orecchio sinistro, lo sento tappato. Piegando la testa, sento dei rumori come se ci fosse dentro un liquido. Resisto stoicamente sperando che passi da solo, alla fine vado dal medico, già in preda ad oscuri terrori (poi rivelatisi fortunatamente infondati.)
CORO:

Ecco, bravo, così impari ad aspettare,
un po’ prima ti dovevi svegliare!

ATTO 1: Il medico condotto
Mezza giornata di ferie per andare in ambulatorio e sentirmi dire “C’è un tappo di cerume.”
Memore di una tragica esperienza di quando ero bambino, mi aspetto che il sapiente tiri fuori seduta stante un siringone metallico pieno di acqua e sapone per poi spararmelo direttamente nell’orecchio.
Invece con tutta la flemma del mondo, dice: “Le faccio l’impegnativa per andare a farsi vedere dall’otorino in ospedale.”
Bene, molto bene, benissimo, esco dall’ambulatorio ed inizio fiducioso l’iter per prendere appuntamento.

giuro!

CORO:

Ma guarda che guaglione,
nell’orecchio ha il cerone!
Nell’orecchio ha la cacca,
che figura bislacca!

ATTO 2: La visita
L’appuntamento dallo “specialista” è dopo venti giorni (altra mezza giornata di ferie).
Il luminare mi guarda dentro l’orecchio e dice: “Non vedo nessun tappo. Bisogna fare degli esami più approfonditi. Le faccio un’impegnativa.”
Al che praticamente mi caccia via, e probabilmente si reca al suo studio privato ad aspettare telefonate imploranti di disgraziati come me, ansiosi di elargire centinaia di EUR per risolvere i propri problemi in maniera più celere.

CORO:

O sofferenti, o penitenti,
andate andate agli studi privati
ci accorderemo sui pagamenti
e non sarete più ammalati!

ATTO 3: Guarigione
Prendo l’appuntamento per la seconda visita, e siccome l’appuntamento risulta essere dopo un altro mese o giù di lì, in preda al terrore cerco su internet “orecchio tappato“.
Scopro che poteva trattarsi di un’otite, da curarsi con antibiotici.
Rovistando in qualche muffosa scatola nel ripostiglio, trovo qualche pasticca avanzata da precedenti influenze.
Lo confezione è logora e la data di scadenza molto poco distante, ma mi dico che qualche antibiotico non può mica uccidermi.
Miracolosamente, dopo qualche giorno passa tutto.
Giusto per curiosità vado all’appuntamento (altra mezza giornata per parlare con lo stesso identico dottore di prima) per scoprire che l'”esame approfondito” consiste nel mettermi delle cuffie in testa e dirmi di alzare la mano quando sento un rumore.
Non resisto e riferisco dell’antibiotico al pozzo di scienza, e questo mi dice: “Se l’è cavata bene, al massimo le rimarrà un po’ di rigidità alla membrana.”
RIGIDITÀ ALLA MEMBRANA? Cioè, mi scarica così, se era per lui potevo anche rimanere sordo a vita solo perché mi sono rifiutato di scucire 200 EUR per andare nel suo zozzoso studio privato?

CORO:

Il vostro male cercate in rete
più a lungo camperete!


EPILOGO


Un paio di settimane fa, mi ricapita la stessa identica cosa.
Allora vado in ospedale e in un’ora scarsa esco con in mano un pacchetto di medicine: antibiotico, antinfiammatorio, fluidificante.
La quantità delle pillole è esattamente dosata per la durata della cura, niente scatolette di medicine inutilizzate da buttare alla scadenza.
Dopo 3 giorni, tutto a posto.

OSSERVAZIONI
Certo l’aspetto dell’ospedale è inquietante: cavernoso, apparentemente sudicio, affollato.
Poi però ti accorgi che tutte le scrivanie sono collegate in rete.
Appena entri ti chiedono le formalità e ti danno una card con dentro tutti i dati.
I risultati dell’esame del sangue arrivano in un’ora, cioè: sessanta minuti e zero secondi. Per il ritiro, c’è un apparecchio tipo bancomat: fai la strisciata con la card, e quello stampa i risultati degli esami.
Il medico scrive la prescrizione con un programma che manda la ricetta direttamente alla farmacia al piano terra; mentre tu scendi, ti hanno già preparato il pacchetto.

DISTINGUIAMO
Questa non è sanità pubblica: in Cina non esiste.
Esisteva prima dell'”apertura“, ma ora non esiste più.
Per le mie medicine ho pagato 140 RMB, che per me sono niente, ma che per un contadino rappresentano gli introiti di mesi.
(Va detto che i contadini hanno anche altri canali a cui rivolgersi.)
Comunque sta di fatto che i contadini dichiarano apertamente che preferiscono morire piuttosto che ammalarsi gravemente.

CONCLUSIONE
1) Secondo me la sanità deve essere pubblica, cioè un servizio dello stato, e non me ne frega una MAZZA se in America non è così, andatevi a vedere “Sicko” di Michael Moore.
2) La sanità deve funzionare. Un medico che lavora all’ospedale deve prendere uno stipendio decente, in modo da non sentirsi un coglione se non ha lo studio privato. In linea di principio ritengo che per chi lavora per lo Stato debba essere proibito avere un secondo lavoro.

CORO

bravo bravo guaglione
fai vedere chi è il padrone!
Questo post farà furore
zio Sam vedrà il suo errore!

Fiocchino i commenti!
(dai, almeno uno! va che bel post che ho fatto!)

genio

  • 中文一个销售代表,一个办公室文员,还有他们的经理一起走着赶去吃午饭,突然发现了一盏古老的油灯。
    他们在上面擦了擦,灯神从里面蹦了出来。
    灯神说,“我给你 们每人一个愿望。”
    “我先来!我先来!”办公室文员喊道,“我想到巴哈马去,开着快艇,无忧无虑地过日子。”
    接着她噗地就不见踪影了。
    “该我了!该我了!”销售代表喊道,“我想去夏威夷,躺在海滩上,有私人按摩师为我服务,有喝不完的玛格丽塔酒,还有我心爱的人 陪在身旁。”然后他也噗地不见了。
    “好了,到你了。”灯神对经理说。
    经理立即回答说,“我想让他俩吃完午饭后回办公室来。”
  • 拼音 pīnyīnYī ge xiāoshòu dàibiǎo, yī ge bàngōngshì wén yuán, hái yǒu tāmen de jīnglǐ yīqǐ zǒu zhe gǎnqù chī wǔfàn, tūrán fāxiàn le yī zhǎn gǔlǎo de yóu dēng.
    Tāmen zài shàngmian cā le cā, dēng shén cóng lǐmiàn bèng le chūlai.
    Dēng shén shuō, “wǒ gěi nǐ men měirén yī ge yuànwàng.”
    “wǒ xiān lái! wǒ xiān lái!” bàngōngshì wén yuán hǎn dào, “wǒ xiǎngdào bāhāmǎ qù, kāi zhe kuàitǐng, wúyōuwúlǜ dì guòrìzǐ.” jiēzhe tā pū dì jiù bùjiàn zōngyǐng le.
    “gāi wǒ le! gāi wǒ le!” xiāoshòu dàibiǎo hǎn dào, “wǒ xiǎng qù xiàwēiyí, tǎng zài hǎitān shàng, yǒu sīrén ànmāshī wéi wǒ fúwù, yǒu hē bù wán de mǎgélídajiǔ, hái yǒu wǒ xīnài de rén péi zài shēn páng.” ránhòu tā yě pū dì bùjiànle.
    “Hǎo le, dào nǐ le.” dēng shén duì jīnglǐ shuō. jīnglǐ lìjí huídáshuō, “wǒ xiǎng ràng tā liǎ chīwán wǔfàn hòu huí bàngōngshì lái.”
  • EnglishA sales rep, administration clerk, and the manager are walking to lunch when they find an antique oil lamp. They rub it and a Genie comes out. The Genie says, “I’ll give each of you just one wish.” “Me first! Me first!” says the administration clerk. “I want to be in the Bahamas, driving a speed boat, without a care in the world.” Poof! She’s gone. “Me next! Me next!” says the sales rep. “I want to be in Hawaii, relaxing on the beach with my personal masseuse, and endless supply of margaritas and the love of my life.” Poof! He’s gone. “Okay, you’re up,” the Genie says to the manager. The manager immediately replied, “I want those two back in the office after lunch.”
  • ItalianUn venditore, un impiegato e il loro manager sono fuori in pausa pranzo, ad un certo punto trovano una vecchia lampada.
    La strofinano ed esce il Genio, che dice: “Esaudirò un desiderio a ciascuno di voi”.
    “Io! Prima io!” dice l’impiegato. “Voglio essere alle Bahamas, guidare un motoscafo, senza preoccupazioni per la testa!” Puf! Sparisce.
    “Adesso a me! Tocca a me!” dice il venditore. “Voglio essere alle Hawaii, spaparanzato in spiaggia con la mia massaggiatrice personale, e una scorta infinita di margarita assieme all’amore della mia vita.”
    Puf! Anche lui sparisce.
    “Ora tocca a te,” dice il genio rivolto al manager.
    Questo immediatamente risponde: “Voglio quei due in ufficio dopo pranzo.”
  • Note
    • 销售: vendita; il carattere 售 va imparato per forza perché sta sopra alle biglietterie: 售票处
    • 文员: questa è una parola generica per ‘impiegato’
    • 盏: “measure word” per lampade magiche?
    • 蹦出来: saltar fuori, complemento direzionale
    • 无忧无虑: 成语 “non avere un pensiero per la testa”
    • 噗: onomatopeia
    • 该我了: ‘tocca a me”, colloquiale

youtiao

Oggi i colleghi cinesi mi hanno fatto morire dal ridere dicendomi che un certo altro collega era un 老油条 (lǎoyóutiáo).
Lo 油条 è un cibo diffuso in tutta la Cina che si mangia a colazione; praticamente è un impasto di farina e acqua fritto in olio.

Di prima mattina ad ogni angolo si trovano bancarelle che ne vendono.
Il fatto è che appena fritto è buono, mentre se si aspetta troppo diventa gommoso (premetto che a me non piace né fresco né stantio).
Ebbene una persona diventa 老油条 quando ha lavorato troppo a lungo nello stesso posto, ormai ha perso l’entusiasmo, non vuole più prendersi nessuna responsabilità, critica l’azienda, scansa il lavoro e scalda la sedia.

dizionario

Ed ecco un mirabolante post che contribuirà non poco alla diffusione della cultura italiana in Cina!
Nientepopodimeno che:


L’italiano delle donne – 意国之《女人词典》

Si = No
是 = 否

No = no
否 = 否

Forse = No
可能 = 否

Mi dispiace = Ti dispiacerà
我很遗憾 = 你很快就会感到遗憾。

Abbiamo bisogno = Voglio
我们需要 = 我要

Decidi tu = La decisione giusta dovrebbe essere ovvia
你来决定 = 正确的选择应该是显而易见的。

Fai come ti pare = La pagherai in seguito
你想怎样就怎样 = 随后你就要付出代价

Dobbiamo parlare = Ho bisogno di lamentarmi di qualcosa
我们得谈一谈= 我需要抒发我的怨气

Certo, fallo pure se vuoi = Non voglio che tu lo faccia
当然了,你想就做吧 = 我不愿意你那样做。

Non sono arrabbiata = Certo che sono arrabbiata, stronzo!
我没有生气 =我当然生气了,笨蛋

Sei cosi mascolino = Hai bisogno di raderti
你真男子气 = 你要刮胡子

Certo che stasera sei proprio carino con me = Possibile che pensi sempre al sesso?
你今晚对我真是很不错=你怎么老是想着做爱!

Spegni la luce = Ho la cellulite
把灯关掉吧 = 我有脂肪团

Questa cucina è così poco pratica = Voglio una casa nuova
这个厨房一点儿也不好用= 我想要个新家。

Voglio delle nuove tendine = e tappeti, e mobili, e carta da parati
我要新窗帘 = 也要地毯, 家具, 挂毯 壁纸

Ho sentito un rumore = Mi ero accorta che stavi per addormentarti
我听到什么声音= 我觉得你快要睡着了

Mi ami? = Sto per chiederti qualcosa di costoso
你爱我吗? = 我想跟你要很贵重的东西。

Quanto mi ami? = Ho fatto qualcosa che non ti piacerà sentire
你有多爱我?= 我做了一个你不愿听到的事情

Ho il sedere grosso? = Dimmi che sono stupenda
我屁股大不大? = 快说我很漂亮

Devi imparare a comunicare = Devi solo essere d’accordo con me
你应该学会沟通= 你必须跟我的意见一致。

Niente, davvero = È solo che sei un tale stronzo.
没事,真的 = 只不过你是个狗养的罢了。

Hotpot

Oggi parliamo di un fenomeno onnipresente in Cina: lo 火锅 (huǒguō), in inglese “chafing dish” o “hotpot”.
Trattasi di un piatto in principio molto semplice: in mezzo al tavolo c’è una grossa una pentola con del brodo, nel cui si fanno bollire varie pietanze.
Ci sono ristoranti specializzati che fanno solo quello, ma c’è anche la versione “desktop” elettrica o a gas, che il cameriere porta a richiesta e appoggia sul tavolo.
Fattostà che quando si deve decidere dove andare, e qualcuno propone 火锅, sono tutti contenti.
Il concetto “varie pietanze” si deve intendere alla cinese: cioè c’è una varietà infinita di verdure, fettine e palline di carne, frutti di mare, radici tutto quello che la fantasia del proprietario del locale può offrire.
Ci sono poi le salse; a volte poche o nessuna, a volte ci sono dei tavoli strabordanti di scodelle con tutti i tipi di condimenti che si possano immaginare.
Poi ci sono le differenze locali: praticamente ogni città ha il suo modello particolare, la sua ricetta e le sue caratteristiche uniche.
In foto vediamo un modello che prevede due zuppe: una piccante e una no. Ho sentito dire che questo modello è particolarmente diffuso nello Yunnan.


Il piatto giapponese corrispondente è lo しゃぶしゃぶ (shabu shabu).
Comunque i cinesi hanno reintrodotto dal Giappone questo piatto e lo chiamano 涮涮锅 (shuānshuān guō), un po’ come i 拉面 (lāmiàn) “noodles” che sono diventati ラメン (ramen) e poi sono tornati come piatto di cucina tipica giappponese.
La versione cinese dello しゃぶしゃぶ praticamente la stessa cosa, cambiano un po’ le salsine e poi ognuno ha la sua pentola. Quello che avevo provato a Tokyo era esattamente identico a quello cinese: una pentolona, varie salsine.
I cinesi dicono che questo piatto ha una storia di quasi duemila anni, ma d’altronde dicono la stessa cosa di tutto, quindi è un’osservazione che lascia il tempo che trova.
Personalmente ho incontrato per la prima volta 火锅 nel 1993, all’epoca del mio primo viaggio in Cina.
L’aspetto era quello di una specie di ciambellone tagliato a metà per il verso orizzontale in modo da sembrare uno stampo per torta, in rame, con un camino in mezzo nel quale ardeva fuoco vero.


Per quanto riguarda il companatico, non c’era molta scelta: c’era carne di montone e basta (e fiumi di birra).
Il tutto veniva chiamato 四川火锅 (Sìchuān huǒguō) “Sichuan hotpot” ma in inglese c’era scritto “Mongolian hotpot”.
Wikipedia dice che è possibile che Gengis Khan abbia usato lo 火锅 per i suoi soldati, forse da qualche parte c’è un fondo di verità.

dialoghi

Mi piace parecchio partecipare alle occasioni mondane della città; ieri sera siamo andati ad una festa organizzata da una scuola, con una serie di recite e scenette interpretate da bambini, veramente molto carino.


Tutt’altra cosa sono pranzi e cene più o meno ufficiali, tutto dipende da chi sta seduto di fianco.
L’ultimo per fortuna è andato abbastanza liscio, avevo di fianco un giovane praticamente muto.
Purtroppo a volte capitano scene del genere:

Io: Buongiorno
Signore cinese: Ma tu parli cinese!
Io: Beh, un pochino. Lei è del posto?
C: Come parli bene cinese!(*)
Io: Insomma me la cavo… Lei è di qui?
C: Parli cinese molto corretto!
Io: Ho studiato per anni. Lei di dov’è?
C: Mio figlio parla inglese!
Io: Che bravo. Io però sono italiano, la mia lingua madre è…
C: Piccolo, fai sentire al signore come parli inglese!
Bambino: Hello!
Io: Bravo. Dicevo, siccome sono italiano, la mia …
C: (rivolto a mia moglie) Lui di dov’è?
B: Hello! Hello! Hello!
Io: Sono italiano. Sa, in Italia l’inglese…
C: A.C. Milan! (sorrisone a 24 carati)
B: HELLO! HELLO! HELLO! HELLO!
Io: Bravo piccolo, come sei simpatico!
C: Ma come parli bene il cinese!
B: HELLOHELLOHELLOHELLOHELLO!!!!!!

E così via.
Non sono io che sono sociopatico, è che dopo la cinquantesima volta, un dialogo del genere dà un po’ sui nervi.

(*) in Cina, questa frase viene rivolta a chiunque, proprio tutti, anche quelli che si esprimono a rutti e pernacchie.