orecchio

“Il rumore nell’orecchio”

Commedia fantozziana in tre atti

PROLOGO
All’inizio del 2006 ho un problema all’orecchio sinistro, lo sento tappato. Piegando la testa, sento dei rumori come se ci fosse dentro un liquido. Resisto stoicamente sperando che passi da solo, alla fine vado dal medico, già in preda ad oscuri terrori (poi rivelatisi fortunatamente infondati.)
CORO:

Ecco, bravo, così impari ad aspettare,
un po’ prima ti dovevi svegliare!

ATTO 1: Il medico condotto
Mezza giornata di ferie per andare in ambulatorio e sentirmi dire “C’è un tappo di cerume.”
Memore di una tragica esperienza di quando ero bambino, mi aspetto che il sapiente tiri fuori seduta stante un siringone metallico pieno di acqua e sapone per poi spararmelo direttamente nell’orecchio.
Invece con tutta la flemma del mondo, dice: “Le faccio l’impegnativa per andare a farsi vedere dall’otorino in ospedale.”
Bene, molto bene, benissimo, esco dall’ambulatorio ed inizio fiducioso l’iter per prendere appuntamento.

giuro!

CORO:

Ma guarda che guaglione,
nell’orecchio ha il cerone!
Nell’orecchio ha la cacca,
che figura bislacca!

ATTO 2: La visita
L’appuntamento dallo “specialista” è dopo venti giorni (altra mezza giornata di ferie).
Il luminare mi guarda dentro l’orecchio e dice: “Non vedo nessun tappo. Bisogna fare degli esami più approfonditi. Le faccio un’impegnativa.”
Al che praticamente mi caccia via, e probabilmente si reca al suo studio privato ad aspettare telefonate imploranti di disgraziati come me, ansiosi di elargire centinaia di EUR per risolvere i propri problemi in maniera più celere.

CORO:

O sofferenti, o penitenti,
andate andate agli studi privati
ci accorderemo sui pagamenti
e non sarete più ammalati!

ATTO 3: Guarigione
Prendo l’appuntamento per la seconda visita, e siccome l’appuntamento risulta essere dopo un altro mese o giù di lì, in preda al terrore cerco su internet “orecchio tappato“.
Scopro che poteva trattarsi di un’otite, da curarsi con antibiotici.
Rovistando in qualche muffosa scatola nel ripostiglio, trovo qualche pasticca avanzata da precedenti influenze.
Lo confezione è logora e la data di scadenza molto poco distante, ma mi dico che qualche antibiotico non può mica uccidermi.
Miracolosamente, dopo qualche giorno passa tutto.
Giusto per curiosità vado all’appuntamento (altra mezza giornata per parlare con lo stesso identico dottore di prima) per scoprire che l'”esame approfondito” consiste nel mettermi delle cuffie in testa e dirmi di alzare la mano quando sento un rumore.
Non resisto e riferisco dell’antibiotico al pozzo di scienza, e questo mi dice: “Se l’è cavata bene, al massimo le rimarrà un po’ di rigidità alla membrana.”
RIGIDITÀ ALLA MEMBRANA? Cioè, mi scarica così, se era per lui potevo anche rimanere sordo a vita solo perché mi sono rifiutato di scucire 200 EUR per andare nel suo zozzoso studio privato?

CORO:

Il vostro male cercate in rete
più a lungo camperete!


EPILOGO


Un paio di settimane fa, mi ricapita la stessa identica cosa.
Allora vado in ospedale e in un’ora scarsa esco con in mano un pacchetto di medicine: antibiotico, antinfiammatorio, fluidificante.
La quantità delle pillole è esattamente dosata per la durata della cura, niente scatolette di medicine inutilizzate da buttare alla scadenza.
Dopo 3 giorni, tutto a posto.

OSSERVAZIONI
Certo l’aspetto dell’ospedale è inquietante: cavernoso, apparentemente sudicio, affollato.
Poi però ti accorgi che tutte le scrivanie sono collegate in rete.
Appena entri ti chiedono le formalità e ti danno una card con dentro tutti i dati.
I risultati dell’esame del sangue arrivano in un’ora, cioè: sessanta minuti e zero secondi. Per il ritiro, c’è un apparecchio tipo bancomat: fai la strisciata con la card, e quello stampa i risultati degli esami.
Il medico scrive la prescrizione con un programma che manda la ricetta direttamente alla farmacia al piano terra; mentre tu scendi, ti hanno già preparato il pacchetto.

DISTINGUIAMO
Questa non è sanità pubblica: in Cina non esiste.
Esisteva prima dell'”apertura“, ma ora non esiste più.
Per le mie medicine ho pagato 140 RMB, che per me sono niente, ma che per un contadino rappresentano gli introiti di mesi.
(Va detto che i contadini hanno anche altri canali a cui rivolgersi.)
Comunque sta di fatto che i contadini dichiarano apertamente che preferiscono morire piuttosto che ammalarsi gravemente.

CONCLUSIONE
1) Secondo me la sanità deve essere pubblica, cioè un servizio dello stato, e non me ne frega una MAZZA se in America non è così, andatevi a vedere “Sicko” di Michael Moore.
2) La sanità deve funzionare. Un medico che lavora all’ospedale deve prendere uno stipendio decente, in modo da non sentirsi un coglione se non ha lo studio privato. In linea di principio ritengo che per chi lavora per lo Stato debba essere proibito avere un secondo lavoro.

CORO

bravo bravo guaglione
fai vedere chi è il padrone!
Questo post farà furore
zio Sam vedrà il suo errore!

Fiocchino i commenti!
(dai, almeno uno! va che bel post che ho fatto!)

4 thoughts on “orecchio”

  1. Un saluto al volo…
    Storie di questo tipo se ne sentono spesso da quelle parti. Certo, per gli occidentali è una pacchia, ma per loro…
    Nino

  2. sono d’accordo… sanita’ e istruzione devono essere garantiti da uno stato che vuol fregiarsi del titolo di “civile”…

  3. D’accordissimo.
    Poi bisogna sempre ricordarsi che, anche se hanno studiato medicina, la percentuale di pirla fra i medici e’ molto alta, dunque ben venga non pendere dalle loro labbra!

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