Hotpot

Oggi parliamo di un fenomeno onnipresente in Cina: lo 火锅 (huǒguō), in inglese “chafing dish” o “hotpot”.
Trattasi di un piatto in principio molto semplice: in mezzo al tavolo c’è una grossa una pentola con del brodo, nel cui si fanno bollire varie pietanze.
Ci sono ristoranti specializzati che fanno solo quello, ma c’è anche la versione “desktop” elettrica o a gas, che il cameriere porta a richiesta e appoggia sul tavolo.
Fattostà che quando si deve decidere dove andare, e qualcuno propone 火锅, sono tutti contenti.
Il concetto “varie pietanze” si deve intendere alla cinese: cioè c’è una varietà infinita di verdure, fettine e palline di carne, frutti di mare, radici tutto quello che la fantasia del proprietario del locale può offrire.
Ci sono poi le salse; a volte poche o nessuna, a volte ci sono dei tavoli strabordanti di scodelle con tutti i tipi di condimenti che si possano immaginare.
Poi ci sono le differenze locali: praticamente ogni città ha il suo modello particolare, la sua ricetta e le sue caratteristiche uniche.
In foto vediamo un modello che prevede due zuppe: una piccante e una no. Ho sentito dire che questo modello è particolarmente diffuso nello Yunnan.


Il piatto giapponese corrispondente è lo しゃぶしゃぶ (shabu shabu).
Comunque i cinesi hanno reintrodotto dal Giappone questo piatto e lo chiamano 涮涮锅 (shuānshuān guō), un po’ come i 拉面 (lāmiàn) “noodles” che sono diventati ラメン (ramen) e poi sono tornati come piatto di cucina tipica giappponese.
La versione cinese dello しゃぶしゃぶ praticamente la stessa cosa, cambiano un po’ le salsine e poi ognuno ha la sua pentola. Quello che avevo provato a Tokyo era esattamente identico a quello cinese: una pentolona, varie salsine.
I cinesi dicono che questo piatto ha una storia di quasi duemila anni, ma d’altronde dicono la stessa cosa di tutto, quindi è un’osservazione che lascia il tempo che trova.
Personalmente ho incontrato per la prima volta 火锅 nel 1993, all’epoca del mio primo viaggio in Cina.
L’aspetto era quello di una specie di ciambellone tagliato a metà per il verso orizzontale in modo da sembrare uno stampo per torta, in rame, con un camino in mezzo nel quale ardeva fuoco vero.


Per quanto riguarda il companatico, non c’era molta scelta: c’era carne di montone e basta (e fiumi di birra).
Il tutto veniva chiamato 四川火锅 (Sìchuān huǒguō) “Sichuan hotpot” ma in inglese c’era scritto “Mongolian hotpot”.
Wikipedia dice che è possibile che Gengis Khan abbia usato lo 火锅 per i suoi soldati, forse da qualche parte c’è un fondo di verità.

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