How to f**k the white monkey for fun & profit 101: case study #3

Questo è un classicone, l’ho visto con i miei occhi già parecchie volte.
Ne avevo già parlato di sfuggita in un altro post, ma qui vorrei dare qualche dettaglio in più.
Per immedesimarci meglio un questo scenario mi inventerò un tipico imprenditore italiano, che chiamerò Mr. Brambilla.
Mr. Corrado Brambilla è fondatore e principale azionista della ditta Cobram (COrrado BRAMbilla, geniale, me lo dico da solo), che supporremo produrre accessori per la casa.
Il nostro eroe una notte di mezza estate fa un bel sogno, e la mattina dopo raduna tutti gli stagisti, co.co.co, consulenti e schiavi vari della sua fabbrichetta (accento da milanese imbruttito) perché ha deciso che vuole “Andare in Cina”.
Mr. Brambilla è ben conscio delle difficoltà, essendosi ampiamente consultato con i soci dell’associazione industriali, i quali hanno fatto a gara nell’esporre i propri successi nella Terra di Mezzo.
Tuttavia, avendo i braccini corti corti che praticamente le mani gli escono dalle ascelle, non intende investire più di tanto del suo prezioso capitale, figuriamoci, con tutta la fatica che ha fatto ad accumularlo a suon di dichiarazioni fasulle, frodi, sfruttamento dei dipendenti e bassezze varie.
D’altronde l’occasione è troppo ghiotta: davanti a sé tutto assume una consistenza evanescente e sembra svanire nel nulla, mentre campeggia un enorme striscione con scritto “Il mercato più grande del mondo“, e questo striscione gli blocca la vista, non riesce a vedere niente altro.
Probabilmente lo striscione gli entra anche nelle orecchie, perché il nostro imprenditore è sordo a qualsiasi obiezione.
A nulla valgono le caute proteste dei suoi sottoposti, che continuano ad annoiarlo con propositi senza senso quali costose ricerche di mercato, noiosi piani di fattibilità, addirittura fogli Excel pieni delle detestate pivot table, come se non lo sapessero che a lui che si è fatto da solo senza tutte queste stramberie elettroniche certe cose danno proprio fastidio.
Egli incede imperioso sulla moquette grigia degli uffici, attraversando i corridoi come come un treno imbizzarrito, come un cavallo deragliato, e niente potrà distoglierlo dal suo proposito e da tutti i soldoni che stanno per piovergli in tasca.
Aggiungiamo che l’idea di mandare i suoi schiavetti all’altro capo del mondo a farsi le vacanze pagata a sue spese gli fa venire l’itterizia, perché si sa che appena un sottoposto esce dal suo cubicolo gli vengono idee strane tipo la trasferta pagata o (che il Cielo me ne scampi e sgombri!) l’aumento.
Ecco la soluzione, ecco il genio che ha distinto il Brambilla da tutti gli altri e lo ha fatto diventare un imprenditore: andrà lui stesso ad una fiera del settore, e lì cercherà un agente.
È l’uovo di Colombo! Costo risibile, tanto si sa che i cinesi lavorano per un tozzo di pane; ampi margini assicurati, perché si sa che in Cina il design italiano va di moda.
Detto fatto, il Brambilla si precipita in Cina. Il suo acume viene presto premiato, e presto una fila di aspiranti agenti fa la fila davanti a lui.
Resta solo da scegliere quello che pretende lo stipendio più basso. L’agente prescelto sarà chiamato Mr. W.
Al suo ritorno nel Bel Paese il Brambilla si frega le mani soddisfatto: questo sì che è un colpo gobbo! Mr. W è veramente disposto a lavorare per un tozzo di pane!
Passa un po’ di tempo. Il solerte Mr. W mette su un ufficetto in qualche posto in Cina e organizza una spedizione dalla casa madre, aiutato dai sottoposti italiani.
E poi un’altra! Ma quanto è bravo questo Mr. W! Magari i sottoposti italiani fossero tutti così, pensa il Bramby mentre si guarda attorno sconsolato…
A fine trimestre il Brambilla freme dall’eccitazione mentre ordina di calcolare i lauti guadagni realizzati in Cina. Con mani tremanti si accinge a leggere l’ultima cifra in basso al foglio stampato di fresco.
Ma cos’è ‘sta roba? C’è stato un errore! Preparare le ghigliottine, qui rotoleranno delle teste!
Ma di errore non si tratta. Non di un errore di calcolo, almeno. Sta di fatto che i tanto fantasticati margini non sono enormi come si credeva, anzi non sono nemmeno accettabili, diciamoci pure che sono risibili!
Come è possibile? Si chiami subito quel traditore di Mr. W. per una esauriente spiegazione!
Mr. W., poveretto, accampa scuse dopotutto plausibili: i prodotti sono nuovi, è difficile piazzarli, c’è tanta concorrenza, bisogna abituare la gente al prodotto, eccetera, eccetera.
Vabbè, mugugna il Brambilla, intanto le vendite ci sono… è già un inizio, non può che migliorare.
E magari la situazione migliora, certo. Ogni tanto una vendita andata a buon fine fa palpitare il Brambillesco corazon, e intanto le spedizioni proseguono con ritmo stabile e serrato.
Quello che il Brambilla non immagina è che la maggior parte delle vendite sono effettuate per pochi soldi ad una o più società fittizie di proprietà di Mr. W e dei suoi familiari.
Le vendite con i margini alti non sono che dei contentini che l’astuto Mr. W. ogni tanto elargisce al nostro imprenditore solo per convincerlo a continuare la commedia.
Intanto i margini rimangono nelle capaci tasche dell’agente, e se il mercato risponde bene ci sarà tempo per mettere su una fabbrichetta e produrre accessori identici a quelli Brambilleschi, con tanto di marchi e certificati di garanzia.
Finché la cosa va avanti lasciamola andare, è la filosofia di Mr. W.
Cosa succederà quando e se il Bramb si accorgerà dell’inganno?
Mr. W. non ci pensa nemmeno. Per intanto si fanno soldoni, si acquista notorietà ed esperienza, si allacciano preziosi contatti, insomma ci si fa un nome di tutto rispetto.
E poi quel che sarà sarà, alla peggio andrà tutto a gambe all’aria e si ricomincerà da un’altra parte.
La Cina è grande e di Brambilli è piano il mondo.
Cosa potrà mai fare il Bramb?
(hint: NIENTE)

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