enfasi

Mi reco in aeroporto per uno di quei viaggi di lavoro destinati sin dall’inizio a non lasciare nessun ricordo, a parte una generale sensazione di fastidio.
Procedo come uno zombie attraverso il check in, sopporto con pazienza la perquisizione al security check, ripetendomi come ogni volta che almeno in Cina non ti chiedono di togliere le scarpe come invece succede in America.
Il tizio in fila davanti a me esplode in un improvviso Starnuto, ma non mi preoccupo del contagio: ormai da lungo tempo ho sviluppato la tecnica della “Barriera Pneumatica” e quindi trattengo il fiato fino a diventare sì blu, ma mostrando una flemma da palombaro. Certo lo so che serve a poco ma cos’altro posso fare? Mica posso mettermi a gridare “Aviaria! Aviaria! Dalli all’untore!”
Una volta al gate, c’è da aspettare un’oretta, eventualità alla quale mi sono astutamente preparato portandomi un libro.
Mi metto tranquillo e grazie all’allenamento di anni riesco ad estraniarmi dall’ambiente circostante nonostante il mio vicino sia impegnato in una veemente conversazione al cellulare, in uno di quei dialetti le cui stesse regole grammaticali richiedono che si debba urlare come degli invasati.
Specialmente al telefono.
Fortunatamente tra me e lui ci sono due posti liberi; il motivo del “fortunatamente” sarà svelato a breve.
Questo signore di mezz’età sarà che è nervoso, sarà che sta discutendo di problemi di chissà quale cosmica portata, fattostà che è seduto tutto contorto, su di un fianco, dandomi le spalle e sporgendo la testa nel corridoio come se volesse leggere il giornale di qualcuno seduto troppo lontano.
Solo che continua a berciare al telefono quella che sembra essere una sequela di improperi, turbando la quiete tesa che precede il tumulto di quando inizia il controllo dei biglietti, e ad un certo punto questo mio vicino sottolinea con una sua personalissima e rumorosa enfasi quello che deve essere stato un passaggio piuttosto intricato della sua conversazione.
La tecnica pneumatica è utile anche per superare le mortifere conseguenze dell’accaduto.
Viene da pensare che se fosse stato seduto composto magari sarebbe stato in grado di controllare meglio i suoi orifizi.
O forse si era sistemato in quel modo per cercare di contrastare il messaggio inequivocabile che i suoi visceri gli stavano trasmettendo.
Comunque la cosa non lo turba minimamente; questo mio confratello della vasta compagine umana prosegue la sua estroversa sequenza di interiezioni e non accenna ad una pausa; non cambia nemmeno posizione.
Ora, nei miei pur pochi anni di permanenza nell’Impero ho abitato non in civili e ordinate megalopoli di prima fascia ma bensì in posti diciamo così più ordinari; ho dovuto passare al setaccio campagne e villaggi per visitare elusivi fornitori, partecipare a cene il cui menù avrebbe provocato allarmate alzate di sopracciglia a qualsiasi membro del WWF.
Una delle conseguenze di tutto questo è che ho assistito alla mia dose di scaracchi, sputazzi, rutti, borborigmi e soffiate di naso senza fazzoletto, il tutto eseguito con la massima naturalezza e nonchalance.
Mi sono ripetuto infinite volte il motivo di tutto questo, fino a farlo diventare una specie di mantra, che ora passo alle generazioni future, eccolo qua: “In base ai precetti della medicina cinese tradizionale, gli umori maligni del corpo vanno espulsi. Questo per i cinesi è igiene.”
Il mantra è senza dubbio utile ma a volte viene messo a dura prova; per esempio durante un recente volo interno quando il mio vicino, stavolta seduto proprio accanto a me, ha ammazzato la noia del volo eseguendo una accurata pulizia delle narici e delle orecchie, sfoderando anche un apposito strumento che teneva assieme alle chiavi, e che poi ha ripulito con le unghie.
Questo tra parentesi spiega tra l’altro anche la mia nota riluttanza a leggere la rivista che sta nella tasca del sedile, a meno che sia proprio nuova fiammante e possibilmente ancora con il cellophane.
Ma in questo non sono nemmeno tanto estremo, ho conosciuto gente che mi ha confidato con orgoglio di non avere toccato per anni nemmeno un singolo corrimano di nessuna scala.
Io tutto questa faccenda della medicina tradizionale la comprendo e la rispetto, anche se non ne condivido la modalità di applicazione, e non la condividono nemmeno milioni e milioni di altri cinesi i quali definiscono questi comportamenti 土 (tǔ), che letteralmente significa “terra”, ma usato come aggettivo significa “rozzo”, “villano”, “volgare”, “di cattivo gusto”.
La Cina è smisuratamente grande, e nella sua sterminata estensione c’è posto sia per gli yuppie modaioli delle grandi città, sia per gli abitanti dei villaggi di montagna che arano i campi a mano, sia per tutto quello che sta tra i due estremi.
Inutile incaponirsi a fare valutazioni usando i parametri italiani o europei; così vanno le cose nella Terra di Mezzo, e piccole cose come queste vanno messe in conto quando si decide di viverci.

8 thoughts on “enfasi”

  1. e tu dovevi reagire , dire sorry e sgangiare un rutto atomico!!!

    mannaggia a te, ma che figura ci facciamo nel modo…???

  2. Guarda che anche indiani e tibetani mica scherzano! ;-)
    Oddio il portachiavi col micro-cucchiaino per pulire le orecchie! Tremendo! Lo aveva anche una delle mie donne di servizio.

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