12: capra

Alcuni stratagemmi sono usati spesso nella lingua parlata, ma non sempre conservano lo stesso significato.
Ne è un esempio lo stratagemma di oggi:

顺手牵羊 (shùn shǒu qiān yáng) “Rubare una capra quando ne capita l’occasione”
 

stratagem 12
Stratagemma 12: 顺手牵羊

Dal vocabolario: “Make off with sth.” oppure “Stealing a goat along the way”.
Vediamo meglio i caratteri: 顺手 (shùnshǒu) sta per “facilmente, in maniera conveniente”; 牵 (qiān) significa “condurre, trainare” e 牵羊 letteralmente sarebbe “condurre una capra” ma viene anche usato per dire “rubare qualcosa all’improvviso”.
Siccome sono un po’ spocchioso, terrei a precisare che 羊 (yáng) da solo normalmente viene tradotto con “pecora”, e invece “capra” sarebbe 山羊 (shānyáng).
Esiste un termine preciso per “pecora” che è 绵羊 (miányáng), quindi volendo fare i pignoli si potrebbe dire che 羊 dovrebbe voler significare “ovino”, 山羊 (shānyáng) “capra” (letteralmente “ovino di montagna”) e 绵羊 “pecora” (letteralmente “ovino soffice”).
Tutti questi condizionali invece fanno capire che invece 羊 può significare sia pecora che capra, in base al contesto.
Tornando a noi, lo stratagemma appartiene al gruppo “Confronto con il nemico”.
Quando viene usato come 成语 (chéngyǔ) suggerisce una situazione nella quale sia contemplato un furto, o una persona facile allo stesso (praticamente, l’equivalente dell’inglese “to have sticky fingers”).
In effetti apparentemente sembrerebbe che questo stratagemma consigli di arraffare qualsiasi cosa capiti a tiro, ma in realtà è più sottile (com’era da prevedersi, se no non lo mettevano assieme agli altri).
Nel contesto di una strategia guerresca, questo gioiellino consiglia di creare dei piani abbastanza flessibili da poter trarre vantaggio da qualsiasi opportunità che si possa presentare, per quanto piccola essa sia, per quanto piccolo possa essere il vantaggio.
In Cina questo approccio è particolarmente consigliato, per il semplice fatto che fare piani troppo rigidi o troppo dettagliati, o prevedere tempi troppo stretti, è sempre e comunque controproducente.
Molto meglio procedere con un disegno dettagliato sì ma non troppo, proprio per potersi adattare alle necessità del momento.
Questo modo di vedere le cose risulta infinitamente vantaggioso in numerose occasioni. Per fare un esempio che sento molto vicino alla mia quotidianità, supponiamo che si voglia programmare un viaggio d’affari, che so, una visita ad un fornitore che dista un’ora di aereo.
Piano “A” (che sicuramente non funzionerà):

  • 06:00 Sveglia alle 6, doccia, colazione
  • 07:00 Partenza per l’aeroporto
  • 08:00 Check-in
  • 09:00 Decollo
  • 10:00 Arrivo
  • 11:00 Riunione
  • 13:00 Snack
  • 14:00 Visita alla fabbrica
  • 15:00 Partenza per l’aeroporto
  • 16:00 Check-in
  • 17:00 Decollo
  • 18:00 Arrivo
  • 19:00 Gambe sotto il tavolo di casa propria

Ecco invece il piano “B” (che ha più probabilità di funzionare):

  • 08:00 Andare in ufficio normalmente come se niente fosse. Controllare le mail per vedere se per caso il fornitore non abbia annullato tutto all’ultimo momento. Chiamare il fornitore per un’ultima conferma.
  • 10:00 Fare un giro per gli uffici ricordando a tutti la propria assenza per un paio di giorni, chiedere se c’è qualche problema dell’ultimo minuto. Ce ne sono. Dare indicazioni su come proseguire.
  • 12:00 Pranzo
  • 13:00 Partenza per l’aeroporto: coda in autostrada, problemi alla macchina, rifornimento benzina, l’autista fa un giro incomprensibilmente lungo, etc…
  • 15:00 Check-in. La signorina alla postazione del check-in non trova la prenotazione, non trova il nome, non trova il computer, non trova il proprio naso in mezzo alla faccia. Aereo in ritardo per problemi alla pista, all’aereo, ai bagagli o chissà che
  • 17:00 Decollo
  • 18:00 Arrivo: recupero bagagli e conseguente lotta con gli altri passeggeri che vogliono impossessarsi di tutto il nastro trasportatore. Chiamare il fornitore al cellulare per sapere se per caso nel frattempo non ha annullato tutto. Ricerca dell’autista nascosto a fumare dietro ad una colonna; tragitto verso l’albergo dove l’autista fa benzina, si perde per strada e si ferma a chiedere ai passanti etc…
  • 19:30 Arrivo in albergo: alla reception non trovano la prenotazione, non trovano il nome, non trovano il numero di passaporto, non trovano una beata fava di niente.
  • 20:00 Cena con il fornitore (già incazzato perché si cena troppo tardi)
  • 20:30 Karaoke
  • 24:00 A letto

Secondo giorno:

  • 08:00 Sveglia e inizio doccia; telefonata al portiere perché non arriva acqua calda; proseguimento doccia con acqua fredda.
  • 09:00 Colazione, ovvero lotta greco-romana con gli altri ospiti per arrivare ai vassoi del buffet.
  • 09:30 Check out. Alla reception devono aspettare che prima la stanza venga ispezionata, ma l’addetta non trova il tagliaunghie, o il radiocomando della televisione, o il bicchiere, etc…
  • 11:00 Partenza dall’albergo; coda in città; l’autista si perde etc…
  • 12:00 Pranzo con il fornitore; durante il pranzo, conversazione spicciola.
  • 14:00 Visita alla fabbrica. Mentre si cammina, introdurre con grazia qualche problema di lavoro.
  • 15:00 Partenza per l’aeroporto (coda, etc…)
  • 17:00 Check-in (vedi sopra)
  • 19:00 Decollo
  • 20:00 Atterraggio (vedi sopra)
  • 23:00 Casa, letto

7 thoughts on “12: capra”

  1. Con i miei ritmi rilassati concorderei anche io con il piano B, è anche più divertente…penso che mi troverò molto bene in Cina…ahahah

  2. Scusa ho scritto due volte lo stesso commento…sto diventando vecchio ma vedo che da un giorno all’altro mantengo una certa coerenza dicendo la stessa identica cosa…:)

    1. Iil fatto è che a volte il sistema antispam non ti fa vedere il primo commento che hai scritto, quindi ne scrivi un altro, al che io approvo il primo e diventano due.

  3. qui nel campus a monaco ci sono un fracasso di cinesi. mi chiedo come facciano a sopravvivere.
    In effetti uno di loro un giorno si e’ dato malato e non si e’ piu’ visto per due mesi, poi e’ tornato e poi e’ sparito definitivamente.
    pare che abbia avuto un esaurimento nervoso e sia tornato in cina. poraccio.
    Quelli che vengono da hong kong invece sembra che abbiano piu’ facilita’ di adattamento, forse perche’ gia’ corrotti dal contatto con gli occidentali, pardon con i laowai.

    1. Mai sottovalutare le capacità di sopravvivenza dei cinesi.
      L’altro giorno parlando con un amico ci siamo detti che probabilmente se il “Titanic” fosse stato cinese, si sarebbe sì sfasciato da solo senza bisogno di nessun iceberg, però non sarebbe morto nessuno.
      Tutti si sarebbero salvati dall’annegamento aggrappandosi a stuzzicadenti, barattoli vuoti, matite o cose del genere.

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